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Recensione God Eater 2 Rage Burst

di: Marco Licandro

Neanche l’occidente può fare a meno dell’invasione degli hunting games provenienti dall’oriente, andando a caccia di animali e bestie feroci, in più e più missioni, così da uscirne vittoriosi. Se infatti Monster Hunter è uno dei maggiori successi di Capcom, Bandai Namco non si è fatta certo aspettare, lanciando sul mercato un titolo che segue la scia del successo, senza però voler copiare. Stiamo parlando di God Eater, titolo originariamente uscito nel Febbraio 2010 nell’ormai lontana PSP, per poi giungere sulla sorella PS VITA ed infine nel nostro salotto di casa con PlayStation 4 grazie all’ultima istanza God Eater 2 Rage Burst. Ma sarà all’altezza della giocabilità su portatile?

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Il remake del remake (del remake)

God Eater ha avuto successo, forse non come Monster Hunter, ma indubbiamente è stato ben accolto dal pubblico, per la sua azione rapida ed attenzione alla trama rispetto al competitor di Capcom. È per questo motivo che Bandai Namco non se la sentì di volerlo sminuire al solo pubblico PSP, rilanciando lo stesso titolo più volte, ogni volta aggiungendo funzionalità e nuove opzioni al gameplay. Abbiamo così God Eater, God Eater Burst, God Eater 2 (questa volta sia su PSP che su Vita) ed infine God Eater 2 Rage Burst. Quest’ultimo è infatti un remake di God Eater 2, ma introduce nuovi elementi tra cui una funzionalità chiamata Predator Style che permette al giocatore di divorare gli Aragami saltando, ed una nuova storia che connette insieme la trama di Burst e del 2.

Da notare l’aggiunta del gioco God Eater Resurrection incluso nel prezzo, il quale è il remake per PS Vita e PS4 di God Eater Burst, a sua volta remake di God Eater. Confusi?

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Aragami e God Arc

Il gioco segue la trama ormai conosciuta che vede i nostri protagonisti combattere gli Aragami, esseri apparentemente indistruttibili, assemblati in maniera diversa da quanto lo sia tutto ciò che è conosciuto. Un essere umano, se colpito ferocemente al petto, perde la vita, ma questo non si applica con gli Aragami, in quanto costituiti da piccole parti autonome e resistenti ai normali attacchi. Così Fenrir, una compagnia farmaceutica, creò le God Arc, armi apposite che sfruttano la stessa componentistica degli Aragami, e quindi le uniche in grado di ferirli. Tuttavia sono in pochi i destinati a poterle utilizzare, e servirà la fortuna di essere scelti, e tanto allenamento per poter dare la caccia ai mostri e spazzarli via dalla faccia della terra.

Se già gli Aragami non fossero un problema, in questo capitolo vedremo anche una sorta di pioggia  velenosa che porta morte e distruzione, e toccherà ovviamente ai nostri protagonisti sventare questa nuova minaccia.

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Quando la tua arma ha fame

Particolarità dei combattimenti è costituita dalle stesse God Arc, le armi utilizzate per far fuori i mostri, le quali potranno essere modificate live, così da poter attaccare a corto o lungo raggio. A mo’ di spada potremmo sferrare diversi attacchi veloci, forti, e schivare per mezzo di una capriola o correndo da una parte all’altra del campo di battaglia. Quando saremo distanti potremo invece mutare la nostra arma sferrando proiettili di diverso tipo e selezionabili tramite un menu. Attaccare a corto raggio ci permetterà di ricaricare il numero di proiettili disponibili, e avremo modo di provare diversi tipi di approccio grazie a numerose armi e trappole, le quali possono abbagliare o immobilizzare il nemico, così da darci il tempo di assaggiarlo. Avete letto bene. La nostra arma si trasforma in una disgustosa bocca dentata, la quale può mordere gli Aragami la quale, oltre che danneggiare il nemico, ci garantirà un tempo limite durante il quale i nostri attacchi diventeranno speciali ed effettueranno più danno.

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Accetta missione, completa missione

Come per Monster Hunter, il gioco si basa su missioni da accettare e svolgere. Avremo infatti un’area principale dove sarà possibile parlare con i vari personaggi di gioco e assistere a scene animate che manderanno avanti la trama. Una volta accettate le missioni sarà possibile svolgerle andando direttamente sul campo di battaglia. Completarle vorrà dire guadagnare oggetti e materiali, nonché alcune particolari armi non più in uso, ma utili per estrarre le loro abilità speciali ed utilizzarle così nella prossima sfida. Altra particolarità del titolo sono le Blood Arts che si ottengono in base allo stile di combattimento del giocatore, in quanto esse verranno assegnate basate sulla tipologia di attacchi effettuati.

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Conclusione

Sebbene il remake per PS4 non sembra gridare al miracolo per quanto riguarda la resa grafica, per via di texture e modelli poligonali a risoluzione imbarazzante, la longevità e varietà del titolo, nonché il gameplay e le possibilità che offre bastano a renderlo godibile. Giunge quindi anche su console casalinga quello che è sempre stato un modello di gioco portatile, utile sia per chi non ha mai giocato la serie, grazie al remake (del remake) del primo titolo incluso nel prezzo, sia per chi preferisce dedicarsi adagiato sul divano di casa. La sensazione ultima è che per questa versione PS4 si sarebbe potuto fare di più, vedendo molto potenziale sprecato, e lasciando ai giocatori la speranza di vedere una versione tutta per PS4 che veda sfruttare pienamente l’hardware della console.