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Recensione Frostpunk 2

di: Luca Saati

Che questo fosse l’anno di 11 bit Studios lo si era intuito dal non troppo lontano lancio di The Alters, ma il team di sviluppo polacco non sembra proprio voler riposare. Ecco infatti che, a pochi mesi di distanza, torna nuovamente sulla scena videoludica con Frostpunk 2.

Il primo Frostpunk è stato un successo talmente clamoroso che per 11 bit Studios era impossibile restare indifferenti. Per questo motivo il team ha deciso di capitalizzare su quell’esperienza, dando vita non solo a questo attesissimo sequel, ma anche a un remake intitolato Frostpunk 1886, di cui sentiremo parlare tra un paio d’anni.

Nel frattempo, Frostpunk 2 approda su console a un anno esatto dal lancio della versione PC, portando con sé tutti gli aggiornamenti che hanno accompagnato i giocatori di mouse e tastiera nel post-lancio. Un sequel che sceglie di non giocare sul sicuro, ma di cambiare drasticamente le carte in tavola.

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Nuova Londra, 30 anni dopo

Ci sono due modi per dare vita a un sequel: il primo è quello conservatore, che prevede la ripresa della medesima formula con miglioramenti sparsi qua e là; il secondo è quello della rivoluzione, pur restando fedele al concept originale. È proprio quest’ultima la strada intrapresa da 11 bit Studios con Frostpunk 2.

Il gioco porta nuovamente i giocatori in quel glaciale mondo steampunk e mantiene l’anima a metà tra gestionale e survival. Tuttavia, stravolge completamente il suo focus, che passa dal singolo abitante di Nuova Londra all’intera comunità.

Sono passati 30 anni dagli eventi del primo capitolo: Nuova Londra è cresciuta a vista d’occhio e non è più lo sparuto villaggio composto da poche anime, ma una vera e propria città da migliaia di abitanti. In parole povere, si passa da una microgestione a una macrogestione. Questo cambiamento si riflette innanzitutto nello scorrere del tempo, che non è più scandito da ore o giorni, ma da settimane, con conseguenze dirette sull’aspetto decisionale: in Frostpunk 2 si ragiona sul lungo termine.

Prima di approfondire tutto ciò che rende Frostpunk 2 un’esperienza così inedita rispetto al suo predecessore, vale la pena soffermarsi sul menù principale. La Modalità Storia è una campagna suddivisa in cinque capitoli, accompagnata da un Prologo che funge da introduzione e tutorial. È, senza ombra di dubbio, il modo migliore per approcciarsi all’opera di 11 bit Studios, poiché introduce capitolo dopo capitolo tutti gli elementi che compongono il suo stratificato gameplay, accompagnando il giocatore attraverso narrazione, obiettivi e scenari predefiniti.

Accanto alla campagna troviamo l’Utopia Builder, una modalità sandbox infinita in cui si costruisce liberamente la propria società ideale, senza vincoli narrativi e sfruttando tutte le meccaniche assimilate durante la Storia. È chiaro come convenga completare prima la campagna, così da sperimentare poi su strutture, layout e leggi senza gli obiettivi rigidi dei capitoli principali, spingendo il gioco al limite delle sue possibilità.

Infine, per chi dovesse trovare Frostpunk 2 eccessivamente complesso, 11 bit Studios ha inserito la Serenity Mode, una difficoltà ridotta che permette di godersi l’esperienza senza stress. In questa modalità, le condizioni meteo risultano più clementi, le risorse abbondanti e, più in generale, il giocatore viene preso per mano e accompagnato. È l’opzione ideale per chi desidera familiarizzare con le meccaniche più intricate senza rischiare di andare in crisi durante la storia.

Personalmente, nonostante abbia dovuto ricominciare due volte la campagna a causa della difficoltà iniziale, non sono passato alla Serenity Mode (che ho testato solo in un secondo momento per completare questa recensione). Quanto appreso nella prima run mi è però servito nella seconda. In ogni caso, è apprezzabile l’impegno dello studio polacco nel voler andare incontro a un pubblico quanto più vasto possibile, scalando l’esperienza di gioco senza snaturarla per i giocatori più hardcore.

In termini di longevità, Frostpunk 2 si assesta intorno alla dozzina di ore per la modalità Storia, ma è evidente come il titolo sia pensato per andare ben oltre, grazie all’Utopia Builder che può aggiungere diverse decine di ore di gioco.

Il bene della comunità

Il gelo, nel mondo di Frostpunk, si è impossessato di ogni cosa e, per questo motivo, la prima necessità è garantire una fonte di calore alla comunità di Nuova Londra. Per riuscirci, bisogna esplorare l’ambiente circostante alla ricerca di risorse con cui attivare il generatore centrale, il vero cuore pulsante della città. La forza lavoro — il cui numero dipende dalla grandezza della popolazione — può spaccare il ghiaccio che avvolge il mondo e consentire così la costruzione dei primi distretti. Quello d’estrazione permette di ottenere risorse come carbone o petrolio per alimentare generatori, impianti e industrie. Solo in seguito diventa fondamentale pensare al benessere dei cittadini, ed è qui che entrano in gioco i distretti residenziali.

Fin qui tutto chiaro, ma sin dai primi minuti Frostpunk 2 svela le sue vere carte: non basta costruire un distretto, occorre mantenerlo operativo e vivibile in termini di temperatura per garantirne la resa. In questo entra in scena la heatmap, un’interfaccia che consente di gestire il calore dei singoli distretti. Già nella fase di pianificazione delle costruzioni, il gioco suggerisce le zone più calde. Ad esempio, nelle vicinanze del generatore centrale è possibile sfruttare l’ondata di calore, mentre alcune insenature naturali proteggono meglio dal vento e aiutano a mantenere le aree temperate. Queste zone, tuttavia, non sono immuni dal freddo: con l’abbassarsi della temperatura rischiano comunque di essere colpite dal gelo. Ecco perché la heatmap diventa uno strumento essenziale, permettendo di decidere in quale distretto alzare o abbassare la temperatura del termostato.

Col passare del tempo, le esigenze della città si moltiplicano: il cibo, soddisfatto tramite il distretto alimentare, o risorse come legna, metallo e componenti, gestite dai distretti industriali. Un’interfaccia chiara segnala sempre la presenza delle risorse, guidando il giocatore nel posizionamento ottimale delle strutture.

A questo punto entra in gioco la politica, con un sistema stratificato di fazioni che rappresentano diversi gruppi sociali, portatori di interessi e visioni contrastanti. Ogni proposta di legge va approvata dal consiglio e inevitabilmente accontenta alcuni mentre scontenta altri. Quando la maggioranza non è garantita, occorre negoziare, promettendo di sostenere la causa di una fazione attraverso la costruzione di edifici, l’approvazione di leggi coerenti con i suoi valori o, in alternativa, tramite donazioni. Le conseguenze possono essere pesanti: una fazione maltrattata può protestare, generare instabilità, fomentare ribellioni e ridurre l’ordine pubblico. Viceversa, se coltivata e rispettata, può prosperare, diffondendo le proprie ideologie con cortei e manifestazioni. Durante la Modalità Storia, inoltre, emergono scelte morali cruciali che influenzano in maniera profonda i rapporti di forza tra le fazioni.

Ma la vita in Frostpunk 2 non si limita a Nuova Londra. L’espansione e la rinascita del mondo circostante sono obiettivi centrali: costruendo l’apposito distretto nelle zone esterne, si sblocca una schermata dedicata all’esplorazione. Da lì è possibile inviare squadre alla ricerca di risorse e opportunità. Le spedizioni possono incontrare nuove comunità da integrare a Nuova Londra — regolamentando i flussi migratori tramite apposite leggi — oppure fondare nuove colonie e dar vita a una rete di scambi commerciali.

Non manca un albero delle ricerche, che permette di sbloccare potenziamenti passivi per ottimizzare la diffusione del calore, migliorare l’estrazione delle risorse o introdurre nuove tecnologie. Le specializzazioni consentono, ad esempio, di passare da centrali a carbone (più rare) a centrali a petrolio (più diffuse). A questo si aggiungono nuove strutture e strumenti sociali, come le torri di guardia per monitorare il livello di criminalità, ospedali e così via.

Ciascun elemento di gameplay, preso singolarmente, potrebbe rappresentare il fulcro di un gestionale a sé stante. Ma Frostpunk 2 non si accontenta: li intreccia e li sovrappone con naturalezza, dando vita a un’esperienza stratificata e profonda in cui nulla può essere dato per scontato. È un titolo che riesce a essere allo stesso tempo trattato politico, gestionale, city builder e survival. Le sue anime convivono e si amalgamano con una coesione sorprendente. I fan del primo capitolo potrebbero inizialmente storcere il naso davanti al cambiamento di prospettiva — la pressione emotiva sul singolo lascia spazio a una visione collettiva — ma più si gioca, più si comprende come questo rappresenti una naturale evoluzione della serie.

Gelo sul pad

Purtroppo, non tutto è oro quel che luccica in Frostpunk 2. Il sistema di controllo si affida alle classiche levette per la gestione della visuale, supportate da menù radiali e shortcut richiamabili tramite i grilletti; le frecce direzionali del pad permettono di interagire con l’interfaccia. .

Quest’ultima, operazione all’apparenza banale, si trasforma rapidamente in un incubo: la navigazione dell’interfaccia tende a bloccarsi in più punti, causando perdite di tempo e frustrazione. Più si avanza nel gioco, più gli elementi dell’HUD aumentano, e più la situazione diventa ingestibile. Azioni semplici come spostare la forza lavoro dalla colonia alla città, o accedere all’albero delle ricerche in basso a destra, si trasformano in una vera e propria impresa.

Talvolta è possibile aggirare i blocchi sfruttando alcune scorciatoie, ma in molti casi non c’è stato verso. Sarebbe bastata una soluzione semplice, come una freccia in stile mouse richiamabile con un tasto, per rendere l’interfaccia più fluida. Invece, al momento, Frostpunk 2 su console rischia di diventare a tratti ingiocabile.

La speranza è che 11 bit Studios intervenga quanto prima con patch correttive capaci di risolvere questi problemi, perché il resto dell’esperienza merita di essere goduto senza ostacoli tecnici così penalizzanti.

Il fascino del freddo

Come già accaduto con The Alters, anche Frostpunk 2 si affida all’Unreal Engine 5. Il salto tecnologico rispetto al vetusto Liquid Engine del primo capitolo è evidente: la resa grafica raggiunge un livello davvero notevole, impreziosita da un comparto artistico curato e da musiche ispirate, capaci di trasmettere con forza quel costante senso di emergenza generato dal gelo che attanaglia il mondo.

Tuttavia, come spesso accade nei gestionali, la crescita esponenziale della città porta con sé un aumento significativo degli elementi a schermo, e questo può causare qualche rallentamento. Nulla di drammatico, sia chiaro, ma è un dettaglio che si nota. Per il resto, il codice di gioco appare abbastanza pulito, a eccezione dei già citati problemi legati all’interfaccia e al sistema di controllo, che restano la principale nota dolente di questa versione console.

Potenziale inespresso

Frostpunk 2 su console è un gestionale ambizioso e ricco di sfumature, che osa allontanarsi dalla formula del primo capitolo per abbracciare una prospettiva più ampia e politica. La profondità del gameplay, la capacità di intrecciare elementi survival, city builder e trattato sociale in un’unica esperienza e l’impatto visivo garantito dall’Unreal Engine 5 ne fanno un titolo affascinante e stratificato, capace di coinvolgere per decine di ore.

Tuttavia, i gravi problemi di interfaccia e sistema di controllo su console non possono essere ignorati. La navigazione spesso imprecisa e macchinosa, unita a blocchi che rendono complicate anche azioni di base, rischia di compromettere seriamente l’esperienza. Non si tratta di piccoli difetti, ma di ostacoli che in alcuni momenti rendono il gioco frustrante, andando a pesare in maniera significativa sul giudizio complessivo.

In altre parole, Frostpunk 2 è un grande gestionale intrappolato in una veste console che non gli rende giustizia. Con patch correttive potrà esprimere tutto il suo potenziale, ma allo stato attuale il voto riflette proprio queste limitazioni