Recensione Friday the 13th: The Game
di: Giovanni MancaAmmetto di essere un grandissimo appassionato della letteratura horror in qualunque forma d’arte sia espressa, di conseguenza attendevo con molto interesse l’annunciato Friday the 13th: The Game, trasposizione videoludica della celeberrima serie creata da Sean S. Cunningham all’inizio degli anni ’80. Jason Voorhees è senza dubbio una delle figure più iconiche del genere, ovvio che non vedessi l’ora di indossare la sua maschera e affettare qualche malcapitato.
Vivere o morire, a caso
A me inizialmente bastava la presenza di Jason, non mi ero informato molto sulla produzione Gunmedia, di conseguenza scoprire della mancanza di una modalità avventura in single player (in arrivo prossimamente) fu una brutta doccia fredda. Il concept è quello infatti di strutturare il gioco in una modalità multi giocatore online competitivo e cooperativo: da una parte Jason e la sua brutale furia omicida, dall’altra una manica di sfigati in fuga che hanno l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. All’inizio del gioco la scelta del ruolo da interpretare e del tutto casuale per il match dalla durata di venti minuti. Dalle nostre esperienze di gioco Jason si è sempre mostrato immortale: la sua abilità “rage”, la possibilità di individuare le sue vittime grazie ai rumori e la paura e, inoltre, la capacità di teletrasportarsi rendono Jason un incubo da affrontare. L’unica via di salvezza è cercare di chiamare la polizia e/o nascondersi fino allo scadere del tempo, rallentando la furia omicida collaborando con gli altri giocatori, magari accendendo un motore o una luce o con qualsiasi altro tipo di trappola improvvisata. L’intenzione era ovviamente di ricreare lo stato ansiogeno delle pellicole più riuscite ma la sensazione dominante è quella di non avere mai scampo e di avere il proprio destino legato a doppio filo con la fortuna piuttosto che con le proprie abilità a sfruttare le risorse del gioco. Per “beffare” in qualche modo Jason diventa fondamentale la collaborazione a cui abbiamo fatto riferimento poco più su, ma le meccaniche di gioco non agevolano ciò, e solo conoscendo a fondo i compagni di avventura si possono ottenere dei risultati accettabili. Un aspetto sulla carta interessante è costituito dai punti esperienza guadagnati alla fine di ogni match: possono essere utilizzati per migliorare le abilità di sopravvivenza dei personaggi ma il bilanciamento delle forze in campo è talmente calibrato male che, anche questa idea, è perde quasi completamente il suo significato.
Attesa non ripagata
Abbiamo aspettato più tempo del solito per pubblicare la recensione in relazione alla data di uscita perché il titolo era praticamente…ingiocabile. Aspettare update correttivi non è stato un gesto di benevolenza nei confronti di una produzione a cui saremmo legati in ragione della storica serie (proprio per niente) ma le condizioni non erano tali per permettere qualsiasi tipo di analisi. La versione per noi disponibile al day one era quella Xbox One e più che una versione definitiva aveva i connotati di una acerba versione beta in cui non funzionava praticamente nulla: dopo aver atteso ore e ore per incastrarsi in un match, il netcode e il motore del gioco regalavano incubi maggiori di quelli rappresentati dal protagonista. In un mese sono arrivati diversi aggiornamenti che hanno indubbiamente migliorato l’esperienza di gioco (non che ci volesse chissà quale miracolo); il netcode è molto più stabile, glitch e uscite forzate si verificano raramente. È stata apportata anche qualche miglioria al motore grafico ma il quadro generale rimane ancora piuttosto scarso, soprattutto dal punto di vista delle animazioni e delle espressioni facciali, davvero raccapriccianti. Sforzandoci di trovare un aspetto positivo dell’intera realizzazione, sicuramente l’atmosfera ricreata dalla colonna sonora e dagli effetti audio, gli stessi del film.
A casa Voorhees?
Nonostante il lavoro di aggiornamenti post release, Friday the 13th: The Game rimane una delusione cocente per tutti gli appassionati che la produzione avrebbe voluto raggiungere: amanti dei survival horror online e, soprattutto, dell’opera cinematografica. La sensazione è sempre quella di avere davanti un prodotto incompleto, in via di sviluppo e affidato ai nostri pazienti test: l’esperienza e le meccaniche di gioco mostrano lacune evidenti, la realizzazione tecnica è anni indietro rispetto alla generazione attuale e manca, almeno per ora, una modalità avventura in single player. Il nostro consiglio e di attendere con pazienza gli aggiornamenti promessi da Gunmedia sperando che raccolgano i feedback dei players delusi.