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Recensione Formula Legends

di: Luca Saati

Giocando a Formula Legends mi sembra di fare un salto nel passato, ai tempi della PS One, quando con l’immortale Winning Eleven dominavo i campi di calcio insieme a campioni leggendari (anche se dai nomi inventati) come Rioneld, Del Paolo, Butatista e Biatoff.

Come accadeva nei videogiochi sportivi dell’epoca, anche in questo racing game arcade sviluppato dal team italiano 3D Clouds non troviamo alcuna licenza ufficiale. Eppure, questo non impedisce al titolo di rendere un sentito omaggio ai 60 anni del motorsport per eccellenza, catturando lo spirito autentico e nostalgico della competizione.

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Formula Arcade

In Formula Legends i grandi nomi della Formula 1 assumono nuove identità: Niki Lauda diventa Jim HunterMax Verstappen lascia spazio a Mark PeersallenClay Regazzoni si trasforma in Kyle Amazzoni, mentre le iconiche Lotus, Ferrari e McLaren cambiano in Flower, Ferenzo e McLauden.

Lo stesso meccanismo vale per i circuiti: il leggendario Nürburgring Nordschleife diventa la Foresta Oscura, mentre l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Monza si trasforma nel suggestivo Tempio della Velocità.

La vera ciliegina sulla torta sarebbe stata la presenza di un editor, purtroppo assente, che avrebbe permesso ai giocatori di modificare nomi e dettagli, proprio come avveniva alla fine degli anni ’90 con il precursore di quello che oggi conosciamo come eFootball.

Formula Legends si allontana totalmente dalla simulazione: è un arcade puro, con comandi accessibili e immediati. La fisica però mostra qualche limite, soprattutto in frenata, dove talvolta si hanno reazioni poco naturali. Per ridurre la frustrazione, il gioco offre un paio di aiuti opzionali, che accentuano ulteriormente l’impostazione arcade.

Nonostante questo, l’esperienza alla guida è divertente, anche grazie all’integrazione di elementi moderni della Formula 1, come DRS e KERS. L’intelligenza artificiale, però, si rivela aggressiva e poco rispettosa: anche al livello più basso non esita a buttare fuori pista l’avversario pur di superarlo.

La logica arcade prevale anche nel sistema di danni che si riducono a una barra della salute, che può essere ripristinata ai box. Le soste sono arricchite da un mini-gioco in cui si sceglie la mescola e si devono premere correttamente i pulsanti per velocizzare il cambio gomme. Premendo i due grilletti è possibile invece gestire riparazioni e carico carburante.

Ogni weekend di gara si limita a qualifiche di due giri e a una sprint race di una decina di giri. Nel complesso, un evento dura 15-20 minuti. Non c’è molto spazio per la strategia, anche se usura gomme e consumo carburante accelerati obbligano a una sosta.

Un limite evidente sta ancora nell’IA, che spesso rientra ai box in condizioni meteo variabili anche a un solo giro dal termine. Il meteo è sì dinamico, ma in senso semplificato: l’asfalto si bagna e si asciuga sempre nello stesso modo, senza la complessità dei simulatori.

Il fulcro dell’esperienza è la modalità storia, che ripercorre i 60 anni di Formula 1 dagli anni ’60 ai giorni nostri. Sono presenti oltre quindici campionati suddivisi per decadi. Accanto a questa troviamo le prove a tempo e la classica partita personalizzata. La mancanza di contenuti aggiuntivi e l’assenza completa di una modalità multiplayer si fanno sentire, riducendo la longevità complessiva.

Lo stile grafico semplice ma efficace ben si adatta alla produzione. Tuttavia, si nota una certa ripetitività nelle monoposto e una modellazione poligonale non sempre all’altezza. Nel complesso, però, Formula Legends resta gradevole alla vista, senza mai voler strafare.

60 anni e non sentirli

Formula Legends è un titolo che riesce a catturare la nostalgia degli arcade anni ’90, con licenze inventate che divertono e omaggi ben riconoscibili alla storia della Formula 1. La guida, pur con qualche incertezza sulla fisica, offre un’esperienza leggera e coinvolgente, ideale per chi cerca divertimento immediato e non simulazione realistica. La modalità storia rappresenta il cuore dell’esperienza, ma la carenza di contenuti secondari e soprattutto l’assenza totale del multiplayer riducono la longevità.