Recensione forma.8
di: Simone CantiniLa scena indipendente italiana sta crescendo in maniera davvero considerevole, sia per quanto concerne la quantità che, elemento ben più succulento, riguardo la qualità. Tra le fila dei nostrani talenti vanno senza dubbio annoverati i ragazzi di MixedBag che, dopo l’interessante Futuridium, hanno visto bene di tuffarsi a capofitto nel genere dei metroidvania grazie a forma.8.
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Movimenti impacciati
Estremamente criptico, sia a livello narrativo che sul versante del gameplay, il lavoro del team torinese ci vedrà virtualmente calati all’interno della metallica struttura sferica di forma.8, un drone senziente incaricato di recuperare una fonte di energia da un pianeta sconosciuto. Peccato che durante la fase di atterraggio qualcosa vada storto, separando il nostro piccolo amico dal resto del gruppo e catapultandolo all’interno di una struttura di caverne ricolme di pericoli. Minimale sin dal suo iniziale approccio, forma.8 non si spreca in tediose (anche se talvolta benvenute) spiegazioni, lasciandoci in balia degli eventi e del fastidiosissimo sistema di controllo della piccola sonda. Questo, tanto per mettere subito sul tavolo le peggiori carte della produzione MixedBag, rappresenta la vera e più macroscopica spina nel fianco del titolo: a causa di un’inerzia fortemente pronunciata, controllare il nostro avatar risulterà quanto mai difficoltoso e scarsamente reattivo. Sulle prime un simile aspetto potrebbe risultare facilmente tollerabile, ma andando avanti nell’avventura ci troveremo ad affrontare situazioni in cui la precisione e la velocità di reazione risulteranno vitali e basterà anche solo una piccola incertezza, come nel caso di un particolare scontro con un boss, per dover ripartire dall’ultimo checkpoint. Si tratta di una leggerezza che spiace davvero dover constatare, dato che al netto di questa vistosa defaillance forma.8 avrebbe tutte le carte in regola per svettare all’interno del genere in cui si va comunque ad incastonare a pieno merito. Come tutti i metroidvania, difatti, presenta un incedere non lineare, con un protagonista che diventa via via più forte con l’avanzare dell’esplorazione, acquisendo poteri che rendono di fatto indispensabile, ma mai tedioso, il backtracking già messo in conto. Tali abilità rivestiranno un ruolo fondamentale anche per quanto concerne la risoluzione degli enigmi e i vari combattimenti: inizialmente entreremo in possesso di una sorta di onda sonica in grado di respingere e ferire gli avversari, potere che risulterà di vitale importanza una volta che saremo in grado di sganciare una bomba a tempo. Questa accoppiata darà origine ad interessanti variazioni balistiche, che dovremo sfruttare per distruggere elementi apparentemente fuori portata. Peccato che l’efficienza del tutto sia minato dal già citato sistema di controllo. Altre abilità, oltre a quelle strettamente legate all’incedere canonico, potranno essere sbloccate recuperando i vari collezionabili abilmente nascosti nella mappa di gioco, i quali richiederanno un’esplorazione meticolosa per essere scovati. In questo senso poco aiuta l’automapping che, recuperando la struttura a rettangoli già vista in Castlevania: Symphony of the Night, non riproduce l’esatta planimetria dell’area di gioco, ma si limita ad indicare genericamente il numero e la posizione delle uscite, rendendo di fatto difficoltoso orientarsi e ricordare con esattezza le porzioni di interesse immediato. Un’ulteriore leggerezza, anche se meno influente della precedente, che non rende giustizia alla cura riposta nel level design, così come negli interessanti scontri con i boss, mai banali e scontati e dei vari enigmi ambientali di cui l’avventura è costellata.
In punta di piedi
Laddove l’approccio minimalista di forma.8 non presta il fianco a critiche è per quanto concerne la messa in scena, realizzata tramite il versatilissimo Unity, capace di richiamare alla mente atmosfere care al mai dimenticato Another World. Lineare e schematica, la grafica del titolo MixedBag riesce ad essere comunque evocativa e d’impatto, proponendo scenografie curate e ricche di atmosfera. Quasi impalpabile, ma non per questo meno efficace, l’accompagnamento sonoro, capace di fare capolino al momento giusto, senza mai strafare. Buone notizie anche sul versante della longevità che, pur al netto di una prima run esauribile in circa 6 ore, grazie alla presenza di un secondo finale si presta volentieri ad un ulteriore playthrough.
Ad affibbiare a forma.8 il voto che vedete in calce mi sento quasi in colpa, dato che vista la bontà dell’esperienza la produzione MixedBag avrebbe di sicuro meritato una sorte migliore. Purtroppo, però, mi è risultato impossibile chiudere un occhio al cospetto di un sistema di controllo che fa grossolanamente a pugni con un gameplay che basa una buona parte delle sue meccaniche sulla precisione e la reattività. Un vero peccato, dato che come metroidvania forma.8 aveva tutte le carte in regola per ambire a ben altri risultati.