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Recensione Evotinction

di: Simone Cantini

Ci sono due saghe videoludiche che balzano subito alla mente quando si sente la parola stealth: la vostra sarà, senza ombra di dubbio, Metal Gear, mentre per quanto mi riguarda il pensiero non può che correre al buon Garret, il protagonista di Thief. E c’è molto di questa coppia di serie in Evotinction, nuovo arrivo del China Hero Project foraggiato da Sony, che unisce atmosfere ed elementi tipici dei lavori di Kojima-san, all’incapacità bellica del ladro digitale. Il risultato? Un prodotto sicuramente non perfetto ed esente da qualche criticità, ma che si è comunque rivelato una piacevolissima sorpresa.

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Evoluzione o estinzione?

Protagonista di Evotinction è il dottor Thoma Liu, una delle geniali menti specializzate nella creazione di IA di stanza presso un blindatissimo laboratorio scientifico. Risvegliatosi misteriosamente all’interno di una speciale tuta grazie all’intervento di 0z, il suo personale robot aiutante, l’uomo si troverà ad affrontare la minaccia di MORE, l’intelligenza che gestisce la struttura caduta preda di un virus informatico. L’unico modo per riportare tutto alla normalità sarà utilizzare un peculiare software antivirus, che dovrà essere riversato nel server principale. Peccato che il laboratorio sia oramai preda delle macchine impazzite, pronte a sparare a vista, e che il nostro Thomas non sia certo in grado di combattere. Come fare allora? Furtività ed una serie di gadget in grado di hackerare i sistemi informatici, uniti ad una pistola elettrica stordente, costituiranno gli unici strumenti in grado di risolvere la situazione.

Caotica e raccontata davvero maluccio, vuoi per una sceneggiatura non proprio eccellente e per la presenza dei soliti documenti un po’ fumosi, la storia che collega i vari raccordi di Evotinction si risolleva in parte nel finale, sacrificando un plot di base interessante, ma sviluppato in modo non ottimale. E dire che il contrasto umano artificiale rappresenta sempre un buono spunto, ed i collegamenti con l’attualità in fatto di uso massiccio delle IA avrebbero meritato maggiore fortuna. Per lo meno la situazione si risolleva in modo più deciso quando si analizzano altri fattori.

Zitti zitti

Ve lo ricordate Watchdogs? Bene, circoscrivete il tutto all’interno di varie stanze ed avrete un’idea di quello che offre a livello ludico Evotinction. La meccanica di gioco principale, difatti, ci vedrà intenti ad evitare le macchine che si aggirano per il laboratorio, delle quali dovremo studiare ruotine comportamentali e traiettorie di movimento. Per sfuggire alle loro manie assassine, però, talvolta (leggi spesso) sarà necessario hackerarne i sistemi, per mezzo del dispositivo alloggiato nella nostra tuta, le cui funzionalità si andranno ad ampliare andando avanti nel gioco, e recuperando i vari materiali richiesti. Inizialmente potremo solo farle girare su se stesse, ma poco alla volta il nostro arsenale ci consentirà di bloccarne i sensori visivi ed uditivi, di utilizzare chip in grado di creare diversivi o coperture olografiche e molto altro ancora. La funzione più utile, però, sarà rappresentata dalla possibilità infettare con dei virus i vari robot, virus che potremo scatenare quando l’ignaro ospite giungerà in prossimità di altre apparecchiature: farlo detonare comporterà una infezione di massa.

L’ambiente, inoltre, sarà arricchito da distrazioni ambientali, come rilevatori di fumo in grado di emettere suoni, pannelli oscuranti, irrigatori ed altro. Anche in questo caso, azionarli dalla distanza, ci consentirà di aprirci percorsi utili alla fuga. A chiudere il cerchio abbiamo la nostra E-Gun che, sebbene non in grado di reggere il confronto con numerose macchine ostili, nell’uno contro uno potrà toglierci d’impiccio stordendo l’avversario, ma potrà anche essere utilizzata per leggere il codice seriale degli Omni (le sfere fluttuanti che fungono da sentinelle) per disattivarli, qualora riuscissimo ad arrivargli alle spalle senza essere scorti. Le possibilità offerte sono moltissime, e le stesse mappe presentano più di un percorso utile per essere superate e, in tal senso, lo stealth messo in piedi dal team funziona a dovere.

A completare il quadretto troviamo anche delle simulazioni, accessibili per mezzo dei terminali che fungono da checkpoint e banchi di lavoro: queste ci permetteranno di partecipare a sfide a tempo, utili tanto per prendere confidenza con i vari gadget, ma anche per recuperare elementi indispensabili per il crafting di nuovo equipaggiamento. Unite il tutto alla possibilità di rigiocare le varie missioni, per poter superare i tempi imposti dagli sviluppatori, alla presenza di un New Game+ (che oltre a conservare i progressi sbloccherà strumenti inediti) e le circa 7 ore necessarie a giungere ai titoli di coda si amplieranno quanto basta per giustificare il contenuto esborso richiesto da Evotinction. Tutto, quindi, funziona anche se c’è da evidenziare qualche sporadica incertezza nei comandi, soprattutto in presenza di spazi angusti, ma per il resto c’è poco da obiettare in quando a pulizia generale.

Cura per il dettaglio

A stupire in positivo c’è anche il puro versante estetico che, pur parlando di una produzione realizzata da un team davvero esiguo, riesce a mettere in mostra un design di assoluto spessore. Lo stile utilizzato ricorda molto i lavori di Kojima, con particolari rimandi a Death Stranding che non possono certo passare sottotraccia. Colpisce la caratterizzazione del nostro protagonista, dettagliato come non mai, così come l’asettica bellezza della struttura scientifica in cui si muove, letteralmente ricolma di superfici riflettenti di buonissima fattura. Colpisce meno il mecha design degli avversari, invero alquanto anonimo, così come la recitazione digitale dei volti dei comprimari (o del comprimario?), assai ingessata e poso espressiva. Solido il frame rate, che non ha fatto registrare incertezze, così come è risultato buono il comparto sonoro, che presenta una soundtrack essenziale e mai invasiva ed un voice over convincente. Tutto è localizzato testualmente in italiano, sebbene non manchino dei grossolani errori di traduzione.

Che dire di Evotinction? Le fonti di ispirazioni del team sono palesi ed evidenti, tanto a livello visivo che ludico, ma il quadro d’insieme è risultato assai coeso e convincente, nonostante la presenza sullo sfondo di nomi davvero inombranti. Al netto di una storia dal buon potenziale, ma narrata in maniera davvero troppo confusionaria, il gioco mette in piedi meccaniche stealth ben congeniate, a cui si abbina un buonissimo set di gadget e possibilità, sebbene il tutto risulti comunque derivativo alla luce delle fonti di ispirazione su cui poggia (ma che non è certo un difetto). Chiudete il cerchio con un comparto tecnico solidissimo e a tratti sorprendente, una buonissima longevità ed un prezzo aggressivo, e quello che resta è un gioco che non si può non consigliare a chi ama sgattaiolare senza lasciare tracce.