Recensione Evolve
Si va a caccia, sul pianeta Shear. Quattro cacciatori devono vedersela con la fauna locale, che comprende bestioni alti oltre la decina di metri. Chi vincerà la guerra? I mostri locali, capaci di EVOLVErsi in nuovi stadi, o i quattro avventurieri, armati di tutto punto e pronti a collaborare tra loro?
Per scoprirlo, correte a leggere la recensione di Evolve, titolo 5vs1 dedito al multiplayer online, pubblicata da Console-Tribe e scritta da Giorgio “Nadim” Catania!
di: Giorgio "Nadim" Catania
L’evacuazione del pianeta Shear è già cominciata. I coloni stanno abbandonando le regioni civilizzate il più rapidamente possibile, cercando di scampare alla furia della fauna locale. Tuttavia la fuga procede troppo a rilento, esponendo la maggior parte della popolazione a grandi pericoli. Per questo è giunta in soccorso una squadra di esperti cacciatori, armati di tutto punto. Il loro obiettivo? Dare la caccia e uccidere le creature più grosse del pianeta, per fare guadagnare tempo a tutti gli altri. Ma le bestie che devono affrontare non sono delle prede qualunque, bensì dei veri e propri giganti. Mostri micidiali, dalla fame insaziabile, capaci di EVOLVEre e trasformarsi in creature da incubo.
Quindi, la vera domanda è: chi è il vero cacciatore e chi la preda?
Quattro contro uno
Questa è la semplice trama alla base di Evolve, titolo firmato Turtle Rock Studios uscito su PlayStation 4 e Xbox One. Quattro cacciatori contro un solo bestione: chi mai vincerà? Partiamo però con ordine.
Evolve è un gioco votato al multiplayer. Nel senso che quattro giocatori vestono i panni dei vari cacciatori, mentre un quinto deve ricoprire il ruolo del mostro, e si combatte all’interno di una grande arena. Esiste anche una semplice campagna singleplayer, in verità. Tuttavia è ovvio fin da subito che l’online è la chiave di lettura dell’opera, il vero fulcro dell’esperienza. Quando si avvia il gioco si comincia quindi con due semplici tutorial.
Nel primo si controlla il mostro: telecamera in terza persona, possibilità di saltare quasi ovunque e arrampicarsi su per le pareti, necessità di uccidere gli animali più piccoli e cibarsi delle loro carcasse, obbligo di utilizzare quattro diversi tipi di attacchi per difendersi da dei cacciatori umani piuttosto fastidiosi. Nel fare tutto ciò si deve costantemente tenere sotto controllo la barra della vita – se si svuota del tutto è game over – e quella della corazza, protezione aggiuntiva contro i proiettili nemici. Esiste inoltre la possibilità di far evolvere la creatura in una bestia più potente, a patto di procacciarsi la quantità di cibo sufficiente. Evolvendo si sbloccano punti da usare per potenziare gli attacchi del mostro durante il match in corso, e aumenta la quantità di corazza e di vita che si possiede.
Nel secondo tutorial invece si controlla uno dei cacciatori, nello specifico l’assaltatore. Tutto il gameplay cambia: la visuale passa alla prima persona, la mobilità è enormemente ridotta ed è necessario l’uso di un jetpack – la cui batteria si scarica e ricarica con l’utilizzo – per superare gli ostacoli più grandi. Inoltre per combattere si utilizzano armi e gadget vari: un fucile enorme che spara scosse elettriche belle potenti, un ben più convenzionale mitragliatore, mine di prossimità, scudo energetico protettivo. L’obiettivo è quello di trovare il mostro seguendone le tracce, per poi ucciderlo. Cosa che sembra una passeggiata, ma che in realtà non lo è.
Questo è quanto. Nessun orpello aggiuntivo, nessuna particolarità – se non al massimo qualche potenziamento ottenibile sul campo. Tutto si riduce ad una caccia costante, che vede il mostro in fuga e i cacciatori all’inseguimento. Ma le carte in tavola cambiano completamente non appena il mostro evolve, e nulla risulta più scontato.
Preda o predatore?
Esistono tre mostri da poter utilizzare, di cui due sbloccabili a mano a mano che si gioca. Il primo è il Golia, un bestione bipede che fa di forza e resistenza le sue virtù. Il secondo, il Kraken, è una creatura tentacolare capace di volare e di scatenare potenti attacchi di gruppo. Lo Spettro, ultimo ma non ultimo, è un essere agile e sfuggente, dedito al teletrasporto e agli assalti rapidi e micidiali. Tutte e tre le creature sono davvero ben caratterizzate e ottimamente rappresentate su schermo. Ma, soprattutto, sono divertenti da usare. Tuttavia il loro numero è evidentemente limitato. Un vero peccato, perché alla lunga lo spettro della ripetitività nell’utilizzarle può giungere infido e silenzioso come un micidiale Spettro – sì, il mostro.
Per fortuna non si deve per forza giocare ogni partita nei panni dei mostri. Anzi, spesso risulta piacevole variare il gameplay impersonando uno dei dodici cacciatori disponibili. Quest’ultimi sono divisi in quattro classi. Tre assaltatori, i tank del gruppo e allo stesso tempo coloro che infliggono i danni maggiori. Tre medici, ovvero gli healer che devono tenere le barre di vita dei compagni le più alte possibili. Tre trapper, il cui obiettivo è quello di individuare il mostro e intrappolarlo. Tre supporti, che possono tanto proteggere i compagni con scudi aggiuntivi quanto richiamare micidiali attacchi dall’alto. Ogni classe predilige un approccio alla battaglia simile e allo stesso tempo diverso dagli altri. Infatti, se è pur vero che l’obiettivo comune dei cacciatori è quello di abbattere il colosso, è altrettanto vero che un medico deve lasciare all’assaltatore l’obbligo di buttarsi nella mischia. O che un trapper si dedichi più a piazzare trappole che a sparare a destra e manca. In altre parole la coordinazione tra i quattro cacciatori – e quindi tra i quattro giocatori che li interpretano – è di vitale importanza per la buona riuscita della caccia. Se anche uno solo di loro non fa bene il suo dovere, qualsiasi strategia studiata a tavolino potrebbe crollare come un castello di carte. Cosa che da un lato esalta l’importanza di ogni ruolo dei cacciatori, ma che dall’altra rischia di rovinare le partite a chi non gioca in un gruppo affiatato. Difetto che per fortuna con il mostro non si riscontra, essendo quello un elemento solitario. Ad ogni modo nemmeno tra i cacciatori manca la varietà, dal momento che ogni membro di ogni classe si differenzia dagli altri non solo per aspetto, ma anche per armamentario.
Il gioco permette sempre, prima di ogni partita, di scegliere il ruolo che si predilige, in modo da collocare il giocatore all’interno di match che possano accontentare sempre tutti i partecipanti. Il risultato è piuttosto buono e funziona a dovere, e il matchmaking e abbastanza rapido. Dettagli questi non trascurabili in un titolo multiplayer.
I rischi del mestiere
Tre mostri e dodici cacciatori, divisi in quattro classi, tra cui scegliere… gameplay vario e originale… matchmaking che lavora bene… cosa manca all’appello? Ah, sì: le modalità di gioco e le mappe. E qui, in parte, sono dolori. Il perché è presto detto, soprattutto per la prima voce. Infatti le modalità di gioco sono davvero poche, e l’unica di un certo peso è quella chiamata Caccia – il motivo di tale nome è alquanto scontato. Certo, c’è la maxi-modalità Schermaglia che, in una serie di cinque partite consecutive, alterna match in arene differenti, con modalità differenti e bonus o malus differenti, e che rende il tutto un po’ più gustoso e imprevedibile. Ma alla fin fine il vero divertimento lo si prova quando si gioca a Caccia, appunto. Il resto è soltanto un contorno. Gustoso, questo è vero, ma pur sempre un contorno rimane. E si può capire presto che basare un intero gioco, per quanto divertente, su una sola modalità “madre” sia una mossa azzardata. Perché anche in questo caso la noia può giungere abbastanza in fretta.
Per ciò che concerne le mappe, bisogna dire che è stato fatto un lavoro abbastanza curato. Certo, ci sono alcune arene che, per quanto grandi, tendono a privilegiare un po’ troppo i cacciatori – nascondere un bestione di una dozzina di metri d’altezza non è proprio facilissimo. Altre invece che sono così vaste e folte di vegetazione da mettere in difficoltà proprio il gruppetto dei quattro. Però in generale tutte svolgono la loro funzione senza intoppi – seppur capiti non poi così di rado di incastrarsi in qualche elemento dello scenario, dettaglio piuttosto pericoloso durante una battaglia. Il tutto si presenta con una veste grafica buona e ricca di particolari, ma comunque non così vicina ad alcuni standard qualitativi a cui l’attuale generazione di console ci sta abituando. C’è da dire però che l’atmosfera che si crea tra una battuta di caccia e l’altra è enorme, e contribuisce non poco a immedesimarsi nel personaggio scelto, a prescindere dallo schieramento. Complice anche un comparto sonoro che non assorda con musiche inadatte, ma che alterna silenzi minacciosi a suoni capaci di dare suggerimenti utili a chi li sa ascoltare.
A spasso con Daisy
A conti fatti vale la pena giocare ad Evolve? La risposta è sì, ma con qualche riserva. Perché se da un lato è vero che il gameplay proposto è davvero ben strutturato e ricco di sfaccettature, dall’altro la quantità limitata di mostri e modalità potrebbe penalizzare oltremodo il divertimento sul lungo periodo. Inutile girarci attorno: l’acquisto di DLC per poter ingrandire l’esperienza che offre Evolve con il tempo potrebbe rivelarsi l’unico modo per usufruire in maniera ottimale del gioco. In fin dei conti chi non vorrebbe provare a giocare nei panni di qualche altro mostro, una volta “sviscerati” a fondo quei tre disponibili? O chi non vorrebbe dedicarsi a qualcos’altro che non una mera caccia, giusto per variare un po’ i ritmi? Inoltre a tutto ciò si aggiunge l’aggravante che Evolve è un titolo da giocare in compagnia. Per carità, lo si può affrontare anche in solitaria, specie se si predilige l’utilizzo dei mostri. Ma dare la caccia ad un bestione al fianco di tre amici è il solo modo per godersi appieno l’esperienza. Nonché per avere più chance di successo.
Insomma, il gioco è un bel gioco. Divertente, vario e originale. Peccato solo che pone molti paletti in un po’ tutte le direzioni. Rendendo così l’acquisto consigliato a chi vuole assaporare qualcosa di nuovo, ma per nulla obbligatorio. Un’occasione colta soltanto in parte, in altre parole.
Ciò non toglie che EVOLVErsi in mostri possa rivelarsi spassoso.