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Recensione Eriksholm: The Stolen Dream

di: Simone Cantini

Nel dinamico panorama dei videogiochi, emergono talvolta opere che, pur muovendosi in generi consolidati, riescono a trovare una propria voce distintiva. È il caso di Eriksholm: The Stolen Dream, un’avventura stealth isometrica che promette una narrazione profonda e meccaniche di gioco che richiedono astuzia e strategia. Il debutto di River End Games sarò riuscito a tessere un’esperienza indimenticabile, capace di distinguersi nel panorama dei titoli basati sulla furtività?

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Sogni rubati

La storia di Eriksholm: The Stolen Dream è ambientata nella fittizia cittadina da cui il titolo prende il nome. Ispirata all’architettura nordica di inizio ventesimo secolo, e impreziosita da una spruzzata di elementi che ricordano un poco l’universo steampunk, è anche il luogo in cui vivono i due fratelli Hanna ed Herman. Costretti a destreggiarsi tra povertà e lavoro in miniera, in un mondo in cui la separazione tra ricchi e poveri è quanto mai netta, ed ulteriormente acuita dal serpeggiare di una letale malattia, i ragazzi si fanno forza a vicenda per tirare avanti.

La loro situazione già precaria precipita ulteriormente quando Herman sparisce misteriosamente durante un turno di lavoro, ed Hanna si ritrova braccata dalle forze di polizia della città, decise a sfruttarla per scoprire cosa ne è stato del fratello, che pare nascondere un segreto. Prende così il via un’avventura in chiave stealth raccontata in maniera impeccabile, grazie ad una sceneggiatura ispirata e credibilissima, che riesce a dare vita ad un cast assai ridotto di personaggi, caratterizzati però in maniera eccellente. In Eriksholm: The Stolen Dream ci sono molte sfaccettature da raccontare, a partire da un setting che nasconde molto più di quanto ci è dato sapere durante le circa 8 ore che ho impiegato a giungere ai titoli di coda.

Tra cospirazioni politiche, misteri, resistenza e sogni infranti, c’è davvero di che essere soddisfatti del lavoro svolto dai ragazzi di River End Games in fase di world building, al punto che una volta giunti al termine viene immediatamente voglia di scavare più a fondo per sviscerarne tutte le sfaccettature semplicemente sottintese. E qua lo dico subito, senza timore alcuno: un bel prequel incentrato sul passato di Hanna, Herman ed Alva ci starebbe davvero bene.

Silenziosi ma (quasi) letali

Come detto poco sopra, Eriksholm: The Stolen Dream è un’avventura isometrica che punta tutto su meccaniche stealth, Ciascuna area di gioco, difatti, ci chiederà di superare senza essere visti le varie minacce che cercheranno di mettere fine alla fuga di Hanna. L’unico modo che avremo per salvarci sarà, quindi, lo sgattaiolare in silenzio, sfruttando le abilità della ragazza, che le permetteranno di muoversi silenziosamente, sgusciare attraverso particolari condotti e, da un certo punto dell’avventura, di sfruttare i dardi soporiferi di una cerbottana.

Fortunatamente Hanna non sarà sola durante il suo cammino, dato che gradualmente si troverà ad unire le proprie forze con Alva e Samuel, ognuno dotato di abilità uniche e peculiari. La donna potrà sfruttare la sua fionda per creare diversivi, distruggere luci e spaventare volatili, oltre a poter arrampicarsi sui pali per raggiungere postazioni sopraelevate. L’uomo, invece, sarà in grado di nuotare, oltre che capace di sfruttare la sua stazza per tramortire in silenzio le guardie che pattugliano Eriksholm.

Il punto di forza di Eriksholm: The Stolen Dream, una volta che il cast sarà al completo, sarà proprio da ritrovare nello sfruttamento sinergico di simili capacità, che dovremo giocoforza combinare per poter superare le varie situazioni di gioco. Alternare i personaggi on the fly, difatti, ci permetterà di manipolare l’ambiente a nostro vantaggio, magari allontanando una guardia dal gruppo dopo aver lanciato un sasso, per poi stordirla con un dardo lanciato ben nascosti nelle ombre.

Sotto questo punto di vista, la produzione firmata River End Games ci presenta un’ottima progressione in quanto a complessità e difficoltà, andando ad incrementare in maniera azzeccata la qualità del puzzle solving. Superati abbastanza agevolmente i primi capitoli, poco alla volta saremo chiamati a sfruttare in maniera più marcata la possibilità di sfruttare l’oscurità, i pattern comportamentali degli avversari e gli altri elementi ambientali a nostra disposizione. Pur non variando più di tanto il flow dell’esperienza, la qualità e l’inventiva messe sul piatto sono in grado di lasciare felicemente in disparte l’assenza di una qualsiasi forma di crescita dei personaggi, oltre all’intrinseca semplicità degli elementi alla base del gameplay. Al di là di questo, non prendente assolutamente sottogamba il gioco, che richiederà di spremere a dovere le meningi per arrivare indenni ai titoli di coda, magari dopo aver anche raccolto tutti i collezionabili che sono stati abilmente nascosti nelle varie mappe.

Qualità senza compromessi

Pur trattandosi di un piccolo team, composto da soli 17 elementi (per quanto veterani del settore e provenienti da team ben noti al grande pubblico), stupisce in positivo l’aspetto tecnico di Eriksholm: The Stolen Dream, che colpisce nel segno sin dal pregevolissimo filmato di apertura, capace di mettere in scena una cura realizzativa ed una recitazione digitale in grado di tenere il passo con produzioni ben più corpose. Sorprendono il livello di dettaglio generale, la qualità delle animazioni e la modellazione di personaggi ed elementi secondari, visibili in ogni filmato di intermezzo, che però non scompaiono affatto una volta che passiamo al lato giocato.

Anche in-game, il colpo d’occhio è assolutamente stupefacente, con la città e i vari ambienti che trasudano di una attenzione al dettaglio che rasenta il maniacale: che si tratti di un piccolo vicolo, di una galleria o di un elegante quartiere sopraelevato, ogni scena trabocca letteralmente di elementi visivi, capaci di rendere palpabile e presente la personalità del fittizio mondo creato dai ragazzi di River End Games. Muoversi in Eriksholm: The Stolen Dream è davvero una gioia per gli occhi, al punto che si è spinti ad andare avanti anche solo per vedere cosa il level design abbia in serbo per noi.

Un simile universo, però, avrebbe visto drasticamente ridotta la propria portata in assenza di un comparto sonoro degno di questo nome, ma fortunatamente non è certo questo il caso. Eriksholm: The Stolen Dream, difatti, gode di un voice over complete in lingua inglese assolutamente perfetto, grazie ad una qualità interpretativa ed una forza espressiva debordanti. Ciascun personaggio gode di una caratterizzazione attoriale magistrale, capace di lasciar trasparire con efficacia ogni sentimento che si agita in ognuno dei protagonisti di questa storia. Sicuramente più discreto è l’accompagnamento musicale, non certo prepotente ed ingombrante, ma in grado di assecondare a dovere ciò che succede sullo schermo. Una critica spassionata: beh, l’assenza della localizzazione nella nostra lingua, che per un titolo dalla forte componente narrativa non può che intaccare la qualità dell’esperienza.

Eriksholm: The Stolen Dream è un’opera sorprendentemente solida e ben riuscita, un piccolo gioiello che non teme di esplorare le zone d’ombra della natura umana e della società. River End Games è riuscita a tessere un’esperienza che unisce una sceneggiatura profonda e personaggi memorabili a un gameplay stealth intelligente e variegato, capace di evolversi e di sfidare il giocatore con enigmi sempre più complessi. A coronare il tutto, un comparto tecnico e artistico di altissimo livello, che rende la fittizia Eriksholm un luogo vibrante e credibile, e un doppiaggio inglese impeccabile che aggiunge ulteriore spessore all’immersione. Se siete amanti delle avventure narrative, dei giochi stealth che premiano la strategia e la sinergia tra personaggi, e non vi spaventate di fronte a un’esperienza che richiede di spremere le meningi, allora non lasciatevelo sfuggire.