Recensione Epic Mickey: il Potere della Magia
Sarà anche perché siamo una generazione di sognatori ma "l'effetto revival" suscita ormai da anni un certo fascino in tutti quelli che si sentono un po' stagionati. Al motto di "si stava meglio quando si stava peggio!" ecco spuntare continui richiami a quello che secondo molti fu un periodo d'oro per i gamer: gli anni '80 e '90. Ottimi decenni quelli, poiché formarono quella cerchia di videogamer che oggi denominiamo come "la retroguardia"; sono coloro che hanno lasciato il cuore su Amiga, Atari, SNES, SEGA, DREAMCAST e compagnia al seguito. Forse, anche tra voi ci sarà qualcuno che, sicuramente, si ricorderà dell'avventura di un Topo dalle orecchie tonde, amato da adulti e piccini, il quale per la prima volta veniva inserito nel contesto di un entusiasmante platform a 32bit. Parliamo di Castle of Illusion starring, Mickey Mouse.
A distanza di 22 anni, Disney coglie l'occasione del successo di Epic Mickey per portare alla ribalta il suo ormai scontato eroe. Complice anche il lavoro svolto da Warren Spector su Epic Mickey 2, ecco che i ragazzi di DreamRift hanno deciso di mettere nel calderone tutti gli ingredienti citati fin ora per creare un vero e proprio tributo a Castle Of Illusion: Epic Mickey: il Potere della Magia.
di: Manuel "haures" Di Gregorio
Sarà anche perché siamo una generazione di sognatori ma “l’effetto revival” suscita ormai da anni un certo fascino in tutti quelli che si sentono un po’ stagionati. Al motto di “si stava meglio quando si stava peggio!” ecco spuntare continui richiami a quello che secondo molti fu un periodo d’oro per i gamer: gli anni ’80 e ’90. Ottimi decenni quelli, poiché formarono quella cerchia di videogamer che oggi denominiamo come “la retroguardia”; sono coloro che hanno lasciato il cuore su Amiga, Atari, SNES, SEGA, DREAMCAST e compagnia al seguito. Forse, anche tra voi ci sarà qualcuno che, sicuramente, si ricorderà dell’avventura di un Topo dalle orecchie tonde, amato da adulti e piccini, il quale per la prima volta veniva inserito nel contesto di un entusiasmante platform a 32bit. Parliamo di Castle of Illusion starring, Mickey Mouse.
A distanza di 22 anni, Disney coglie l’occasione del successo di Epic Mickey per portare alla ribalta il suo ormai scontato eroe. Complice anche il lavoro svolto da Warren Spector su Epic Mickey 2, ecco che i ragazzi di DreamRift hanno deciso di mettere nel calderone tutti gli ingredienti citati fin ora per creare un vero e proprio tributo a Castle Of Illusion: Epic Mickey: il Potere della Magia.
Every girl is (like) a princess…
La storia che tira le fila di Epic Mickey: il Potere della Magia è quasi identica a quella del suo predecessore; la strega Mizrabel ha rapito Minnie e la tiene custodita nel castello delle illusioni. Ad avvisare il nostro Topo dell’imminente pericolo è Oswald, il cugino dimenticato. Prima di partire in soccorso della sua amata, l’eroe prende in prestito il pennello magico del maestro Yen Sid: una volta giunto al fluttuante castello scopre che Minnie non è la sola ad essere stata rapita. Molti personaggi delle favole sono imprigionati nelle varie stanze poiché la strega si servirà del potere dei cuori per ripristinare le fattezze decadenti del castello e fuggire dal mondo dei cartoni dimenticati, Rifiutolandia. Ogni personaggio ritrovato verrà invitato a raggiungere la fortezza, una sorta di safe-zone, in attesa che Topolino sconfigga Mizrabel.
L’intera avventura, si snoda in soli 12 livelli per un totale di appena 3 mondi, lasciando alquanto a desiderare in termini di longevità. Basteranno 6-7 ore per completarla sbrigativamente; qualcuna di più se si cerca di ottenere tutti i potenziamenti acquistabili con una congrua spesa di banconote, oppure completando le missioni affidateci dai personaggi recuperati sebbene siano eccessivamente noiose e ripetitive, composte prevalentemente da lunghi dialoghi evitabili e fin troppo lineari poichè basta lasciar parlare il personaggio di turno ritornando infine da quello che ci ha incaricati della missione. Giunti al termine di ogni mondo sfideremo uno dei main villain Disney per un totale di soli 2 boss, escluso lo scontro finale con Mizrabel, sebbene sulla copertina appaiano più nemici di quanti in realtà ne siano disponibili. Ogni mondo non è altro che una replica illusoria di alcune favole Disney, tra cui: l’isola di Peter Pan, Agrabah e Atlantica.
Per fare un gran gioco, non serve un pennello grande…
La fortezza servirà da base operativa centrale e dal quale si schiuderanno man mano le tre aree del castello. Ogni livello è stato realizzato per somigliare al precedente capitolo per SEGA, mantenendo la stessa struttura da platform old-school nonché lo stesso livello di brutale difficoltà! Una gran quantità di nemici invaderà lo schermo causando probabili imprecazioni o portandovi addirittura a pregare una qualche non ben definita divinità pagana pur di riuscire a terminare il quadro prima di sorbirselo, inalterato, per la trecentomilionesima volta. Se per caso l’ultimo aggiornamento di Facebook dei DreamRift annunciasse il ritiro per malattia di gran parte degli sviluppatori, avrei la certezza che l’insieme delle mie macumbe, castate per la mancanza di un sistema di savepoint che permetta di ripartire da metà livello in caso di abbandono della partita, avrebbero sortito il loro scopo. Bello l’effetto revival, ma complice l’impossibilità di impostare la difficoltà, il titolo potrebbe risultare frustrante a chi non è abituato a lunghi e tediosi livelli come se ne vedevano negli anni ’90 in Duck Tales o Bugs Bunny Crazy Castle. Topolino vanterà di un buon arsenale di mosse per abbattere l’ampio parco di nemici, tra i quali figurano dei Pietro Gambadilegno simili a Goomba con tanto di guscio spinato, e qualche alieno in armatura e ascia che sembra quasi un richiamo ad alcuni personaggi dei Looney Toons.
La “culata” rappresenta il principale attacco, attivabile tramite il tasto del salto, è molto simile alla mossa del più navigato e famoso idraulico; a questa si aggiungono il colpo roteanteche trasforma Topolino in un vortice capace di far danni e distruggere ostacoli; infine, l’attacco pennello. Quest’ultimo lancerà getti di inchiostro contro i nemici che si tramuteranno in soldi se colpiti da inchiostro svanente oppure in cuori se useremo l’inchiostro per creare.
Questi due tipi di inchiostro troveranno utilizzo sul touch screen per cancellare o creare nell’area di gioco nemici, oggetti o personaggi. Mentre si ricalcano le linee guida del soggetto con il pennino, verrà dato un voto in base alla precisione il quale si trasformerà in un temporaneo boost di potenza del Topo. C’è da dire che la ripetitività delle interazioni con gli elementi da disegnare diventi col tempo tediosa e soporifera, non offrendo stimoli al giocatore anzi, stancandolo di dover continuamente tirar fuori il pennino dall’alloggiamento per un’attività che tende a estraniare troppo dal gameplay abituale. L’uso dei bozzetti (immagini da disegnare che prendono vita all’interno del gioco), collezionabili durante le esplorazioni ed in grado di aiutare Mickey a raggiungere piattaforme o abbattere meglio i nemici, poco servono a far rivalutare le infelici scelte fatte sull’uso dello schermo inferiore.La realizzazione artistica dei livelli, invece, risulta tal più senza infamia e senza lode: se i fondali sono caratterizzati da un ricercato stile retrò che esalta e volutamente richiama gli story board a tinte acquerello dei classici Disney, altrettanto non si può dire dell’effetto stereoscopico. Usato solamente per dividere l’ambientazione tra primo e secondo piano risulta a tratti sincopato, quasi dimenticato, in alcuni dei già pochi livelli, spesso non venendo neanche riproposto quando Topolino cammina dietro a colonne o altri elementi architettonici.Il comparto sonoro è una delusione su tutta la linea poichè ripropone costantemente gli stessi effetti sonori mentre le musiche in tutto il gioco si contano sulle dita di una mano (e si dimenticano in fretta).
Che pasticcio Bridget Jo… Topolino!
Sicuramente un titolo simile sarà in grado di strappare una lacrimuccia agli hardcore-gamer più anziani, in ricordo di tutte le ore passate a distruggere i pollici su pad, visto che l’analogico ancora non sapevamo cosa fosse! Valutandolo invece per il mercato odierno, Epic Mickey: Il Potere della Magia, è un titolo in grado di offrire poco e niente oltre ad un’esperienza retrò. Il gameplay monotono e poco immediato compromettono l’esperienza globale di gioco. La longevità molto bassa sembra quasi presagire un’imprevista interruzione dello sviluppo con conseguente prematura commercializzazione (manca ad esempio, lo scontro con l’ultimo main villain recuperato, e sono solo 3!) infine le potenzialità della console vengono sfruttate poco e male.
Traendo le conclusioni, Epic Mickey andrebbe consigliato solo a giocatori nostalgici, con più di 32 anni sul groppone e con una spiccata capacità nel sentirsi già vecchi dentro.
La magia delle avventure di Topolino, quella vera, potete trovarla soffiando via un po’ di polvere dalle vostre console da museo, non qui.