Recensione Enter the Gungeon
di: Simone CantiniProva, muori, ripeti. Magari inframmezzando questi tre step con una miriade di proiettili. In fondo è il freddo abbraccio del piombo a caratterizzare nella sua interezza Enter the Gungeon, a partire dal suo bizzarro universo e finendo con il radicarsi all’interno del gameplay stesso. Ci vuole pazienza, unita ad un pizzico fortuna, come in ogni roguelike che si rispetti, ma non per questo il titolo Dodge Roll si rivelerà avaro di sorprese.
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It’s raining guns
Effettivamente non capita tutti i giorni di vedere cadere dal cielo un enorme proiettile che, a differenza delle più inoffensive e canoniche bombe atomiche, finisce per contaminare in maniera decisamente più letale e bizzarra il nostro mondo. Capita anche di rado di assistere al proliferare di creature che sembrano essere l’anello di congiunzione tra l’uomo e la polvere da sparo, capaci di infestare una serie di letali sotterranei chiamati(ma guarda un po’) Gungeon. E appare ovvio, viste le premesse, come il segreto gelosamente custodito all’interno di queste mura intrise dell’odore della morte non sia altro che una pistola in grado di cancellare il passato. E che, ovviamente, spetterà ad uno dei quattro eroi di Enter the Gungeon recuperare, magari non disdegnando l’aiuto prezioso di un compagno di scorribande. Insomma, le premesse bislacche non mancano certo nella produzione Dodge Roll, che pur spingendo forte sul pedale dell’assurdo, a livello meramente ludico sceglie di basarsi sulla fusione di due generi ben più classici, finendo con il proporci un interessante mix tra un bastardissimo roguelike ed un frenetico twin stick shooter. Sì, perché una volta scelto il nostro eroe all’interno del cast messo a disposizione dal team, ognuno caratterizzato dal proprio arsenale di partenza e da un paio di skill accessorie, dovremo tentare di attraversare i cinque livelli in cui è suddiviso il Gungeon. Generati in maniera procedurale ad ogni run, questi saranno suddivisi in stanze, ovviamente piene di letali creature armate fino ai denti, che dovremo liberare prima di poter procedere oltre. Naturalmente pensare di arrivare in fondo con l’equipaggiamento di partenza sarebbe semplice utopia, per questo l’incedere sarà caratterizzato da drop, segreti e tesori da recuperare, tramite i quali potremo ampliare il nostro arsenale bellico grazie al corposissimo parco armi presente nel gioco (parliamo di circa 200 bocche da fuoco differenti!). Anche in questo caso, in perfetto stile Ratchet & Clank, i ragazzi di Dodge Roll non hanno lesinato in quanto a fantasia, partorendo una serie di strumenti di offesa sfaccettato e fuori di testa: un fucile spara formiche può essere sufficiente a rendere l’idea? A rincarare la dose di follia ci pensa anche il già citato cast di avversari che, tra pallottole antropomorfe, giganteschi gabbiani armati di mitra, vergini di ferro mobili e molto altro saprà intrattenerci tra una morte e l’altra. Già, perché in Enter the Gungeon si muore in abbondanza, complice la mole di proiettili che saremo chiamati ad evitare in ogni porzione della mappa, capace di trasformare l’esperienza in più di un’occasione in un vero e proprio bullet hell shooter. Pertanto, pur potendo contare su di un’agile capriola, la possibilità di sfruttare i tavoli come riparo ed il ricorrere ad alcune trappole ambientali, raggiungere la fine di Enter the Gungeon sarà un’impresa tutt’altro che scontata, complice anche la completa casualità dei drop che, proprio a causa di questa loro aleatorietà, potrebbero rendere più o meno agevole una run. Ma si tratta, in definitiva, di una caratteristica comune a simili produzioni e che, pertanto, non mi sento di dover condannare in maniera eccessiva.
Sotto la superficie
Unity è un motore che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare nel corso di questi ultimi anni e che anche in Enter the Gungeon riesce a restituirci un mix di sensazioni più che positive. L’apparentemente spartana , per quanto ben realizzata, cornice estetica che scimmiotta la classica pixel art, nasconde al suo interno un’ossatura interamente tridimensionale, capace di offrire uno scenario molto più dettagliato e performante di quanto uno sguardo superficiale potrebbe far credere. I vari stage, difatti, presentano una elevatissima mole di chicche visive, coadiuvate da una fluidità di azione granitica. Anche a livello meramente stilistico le scelte operate da Dodge Roll colpiscono nel segno e lo stesso si può dire del comparto audio che, pur non brillando in maniera netta, ci presenta una soundtrack calzante ed efficace. Peccato pe la cooperativa disponibile unicamente in locale, dato che il poter affrontare il Gungeon anche in compagnia di un amico lontano avrebbe garantito un piccolo sprint aggiuntivo al titolo.
Ci piace questo Enter the Gungeon, sia per il folle setting partorito da Dodge Roll che per le pure meccaniche di gioco. A dispetto della forte casualità capace di influenzare la difficoltà intrinseca di ciascuna run, il mix di elementi rouglike e twin stick shooter si è rivelato estremamente convincente. Peccato solo per aver voluto limitare alla fruizione in locale la componente cooperativa, ma anche al netto di questo piccolo limite avventurarsi nel Gungeon rimane un’esperienza solida e divertente.