Recensione Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood
di: Simone CantiniI ragazzi di Artifex Mundi, nonostante i primi passi mossi in ambiente mobile, sono una realtà oramai consolidata nell’ambito dei puzzle/adventure games presenti anche su console. Forte di uno stile riconoscibilissimo, calato all’interno di meccaniche oliate e rodate, e che sono riuscite a trascendere in maniera riuscita dall’interazione legata al touch screen, il team polacco ha da poco mosso i suoi primi passi anche su Nintendo Switch, grazie ad Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood. Ed è proprio parlando di questo capitolo che vogliamo approfittarne per proporvi anche una piccola panoramica su quello che il modo di concepire il gaming di Artifex Mundi.
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Una nuova minaccia
Appare quanto mai bizzarra la scelta di esordire sulla console Nintendo con il capitolo mediano di una trilogia interconnessa, peraltro con un porting che non si cura minimante di introdurre i giocatori agli avvenimenti precedenti. Pertanto, a meno di non aver giocato al primo episodio, ci vorrà un po’ per comprendere i motivi che hanno portato la detective protagonista ad indugiare presso Ravenwood Park. Diciamo, senza timori di clamorosi spoiler, come il tutto sia da ritrovare nella caccia al perfido predicatore che era stato l’antagonista principale del primo Enigmatis, che qua verrà ovviamente sostituito da una nuova e sinistra nemesi. Superato l’eventuale scoglio narrativo, comunque, ci vorrà poco per prendere confidenza con il gameplay di Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood, che come vuole la tradizione del team si destreggerà abilmente tra rompicapo più o meno complessi e la consueta dose di hidden objects da recuperare. Ecco quindi che ci imbatteremo ancora una volta in tutti gli stilemi che hanno fatto la fortuna di Artifex Mundi, capaci di tenerci compagnia per circa 4 ore prima di condurci ai titoli di coda, oltre che al consueto prequel che da sempre accompagna il completamento della quest principale.
Vietato toccare
Pad alla mano, come già detto, Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood si comporta in maniera analoga a tutti I suoi predecessori, proponendo il consueto mix di cui parlavamo poco sopra. La qualità media degli enigmi non è malvagia, in perfetto stile Artifex Mundi, anche se non mancano alcune sfide decisamente più blande e meno ostiche di altre. Presente, comunque, il consueto sistema di aiuti, il cui cooldown è regolato dalla difficoltà che sceglieremo (tra le due disponibili). Poco da aggiungere, invece, in merito alle sessioni in cui saremo chiamati a trovare alcuni oggetti nascosti all’interno di un’immagine, momenti che generalmente serviranno per entrare in possesso di un particolare item che tornerà utile in un altro punto dell’avventura. In questo senso, vista l’origine touch delle produzioni del team, spiace constatare come il porting per Switch non tenga conto della sensibilità dello schermo della console, limitando qualsiasi forma di interazione al solo uso dei Joy-Con. Presenti, come di consueto, anche alcuni collezionabili bonus (qua inseriti sotto forma di farfalle), la cui reperibilità non avrà in questa versione alcuna conseguenza, visto il loro stretto legame con lo sblocco di achievement e trofei. Spiace, inoltre, constatare la totale assenza della lingua italiana che, nonostante la semplicità dell’inglese proposto, non sarebbe stato un lusso così difficile da concedere agli utenti Switch. Da rivedere anche la gestione dei brevi filmati di intermezzo che, di tanto in tanto, andranno ad impreziosire la narrazione, dati i vistosissimi rallentamenti e blocchi che li affliggono, capaci di rendere completamente incomprensibili alcuni frammenti (vedi il finale dell’episodio bonus). Insomma, al di là di una giocabilità tutto sommato convincente, è davvero impossibile non riscontrare una certa pigrizia nel porting diretto all’ibrida Nintendo.
Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood segna un piacevole debutto su Switch del modus giocandi di Artifex Mundi, grazie ad una produzione capace di racchiudere al suo interno tutti gli elementi ludici che hanno fatto la fortuna del team polacco. Al netto di ciò, comunque, è innegabile come il porting sia stato realizzato in maniera decisamente superficiale, non tenendo minimante conto delle peculiarità di input offerte dalla console, oltre che presentando filmati di qualità davvero discutibile. Fastidiosa anche la scelta di non proporre la localizzazione nella nostra lingua, soprattutto alla luce del vasto numero di idiomi alternativi all’inglese presenti. Pur alla luce di queste evidenti criticità, comunque, la proposta di Enigmatis 2: The Mists of Ravenwood rimane solida e convincente, anche se era davvero lecito aspettarsi qualche attenzione in più.