
Recensione Dungeons & Dragons Neverwinter Nights 2: Enhanced Edition
di: Marco LicandroNeverwinter Nights fu un successo. Il CRPG ambientato nell’universo di Dungeons & Dragons, uscito nell’ormai lontano 2006, incollò tutti i PC games alla sedia, per un lungo tempo… il quale si espanse una volta uscito il seguito, Neverwinter Nights 2, e a sua volta ricevette ulteriori tre espansioni, quali Mask of the Betrayer, Storm of Zehir, e Mysteries of Westgate. Dopo aver guardato qualche trailer, e aver visto l’upgrade grafico, ho pensato che mi sarei trovato di fronte ad un bel remastered… ma forse tutto sommato mi sbagliavo.

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La storia in breve
Sotto la mano di Aspyr Media, Neverwinter Nights 2 vede nuovamente la luce con il nome di Dungeons & Dragons Neverwinter Nights 2: Enhanced Edition, uscendo per la prima volta su console, e portando il celebre titolo a portata di controller.
Ambientato nel mondo dei Forgotten Realms, in Faerûn, il titolo si colloca alcuni anni dopo gli eventi del primo Neverwinter Nights, ma nonostante sia un seguito questo non segue gli eventi narrati nel primo, e ne cambia persino gli sviluppatori, passando da Bioware ad Obsidian Entertainment.
Nei panni di un giovane orfano cresciuto nel villaggio paludoso di West Harbor, inizieremo la nostra avventura durante una tradizionale festa locale. Da lì, il destino ci condurrà in una guerra che coinvolge forze cosmiche come l’Ordine e le Ombre, legate a un’antica reliquia: lo Shard of the Silver Sword. Questo frammento conferisce al suo possessore un potere ancestrale, connesso a un popolo elfico scomparso e a un’entità malvagia proveniente dal Piano delle Ombre, e spetterà al giocatore prendere decisioni morali per plasmare relazioni, alleanze e perfino il finale.

È di nuovo 2006
Il titolo sappiamo essere uscito ormai un ventennio fa, e per questo motivo non ci aspettiamo chissà quali migliorie, ma wow… questa Enhanced Edition è riuscita a distruggere qualsiasi aspettativa, benché bassa, potessimo avere al riguardo.
Sin dai primi istanti di gioco capiamo che il team Aspyr Media non si è concentrato molto sui controlli, né sulla grafica, chiedendoci effettivamente su cosa si siano concentrati a parte il renderlo giocabile su piattaforme attuali. Dopo una lunga e faticosa creazione del personaggio, con modelli poligonali grezzi identici all’originale, e la selezione di vari attributi legati al personaggio, alla sua moralità, e background, finalmente entriamo nel vivo del gioco.
Una collezione di bugs grafici e meccaniche ormai antiquate vi aspetta sin dai primi secondi. Textures lampeggianti, elementi di scenario che diventano invisibili, collisione poligonale… tutto ciò che potete aspettarvi da un titolo generato con basso budget è qui di fronte a voi.
Dopo aver lottato per uscire dalla porta di casa, incastrandomi in un muro completamente nero, capii dove stava il problema: l’intero gameplay era stato adattato 1:1 da mouse a controller. Non avendo a disposizione un mouse per cliccare sulla porta ed uscire, Aspyr Media ha preso la decisione (a mio parere valida) di far muovere il personaggio selezionato direttamente con la levetta analogica. Questo però fa ciò che il giocatore si aspetti un tipo di interazione tridimensionale, come l’accingersi all’uscita per caricare automaticamente l’area circostante, ma questo tuttavia non accade, poiché il gameplay vuole che si faccia click sulla porta… nuovamente, anche dopo averla aperta.

Ciò si vede con estrema chiarezza in qualsiasi azione di gioco, dall’apertura dei menù di gioco, al cambio di personaggio, durante il quale vi è un tasto per selezionare la zona con l’icona che ci interessa, un altro tasto per selezionarla (il click sinistro del mouse) e nuovamente un altro per scegliere il personaggio o l’azione, quest’ultima aprendo un ulteriore menù (come fosse un click destro) con varie azioni. È difficile da spiegare, immaginatelo in azione.
Da recensore di vecchia data non riesco a giustificare nessun caso in cui un remastered come questo si possa considerare adatto ad una console casalinga. Anche a livello di accessibilità, il metodo di controllo distrugge tutti gli standard videoludici, sostanzialmente adattando lo stesso funzionamento del titolo pensato e studiato per PC, sostituendo il click del mouse ai tasti del controller, creando un mostro di Frankenstein che solo sembra chiedere pietà.
Fortunatamente è possibile entrare in una specie di modalità cursore, relativa almeno ai movimenti del personaggio, permettendo tramite un apposito pulsante di agire con un puntatore sul terreno: modalità molto più agevole nel muovere i personaggi, e soprattutto nelle battaglie, in cui è essenziale strutturare bene gli attacchi e a determinati nemici.
Tuttavia anche qui il metodo di controllo mostra i suoi limiti, con un’interfaccia che chiaramente non è stata pensata né modificata per agire su console casalinga, mostrando tutte le sue debolezze nelle azioni più basilari come aprire l’inventario e scegliere un incantesimo. Ed ancora, più semplicemente una meccanica ormai arcaica di scambio di oggetti, dove ogni personaggio dovrà selezionare un menù e selezionare “dai a”, ricordando le vecchie avventure grafiche anni ’90.

Cosa significa “Enhanced”?
Queste discutibili decisioni tecniche fanno pensare in tutto o per tutto ad un porting, anziché un remastered, ma il titolo viene effettivamente classificato come “enhanced”, ossia migliorato… perciò vediamo in cosa, sui fatti, consistono queste migliorie.
Caricamenti: nella mia analisi, tutto fa pensare che la PS5 abbia perso la capacità di usare l’SSD, poiché anche solo uscire di casa o entrare porta ad una schermata di caricamento che dura sui 10 secondi. Decisamente più lunghi di quanto ci si possa aspettare su console odierne.
Grafica: niente male il lavoro su questo fronte. Si nota chiaramente una risoluzione più alta rispetto all’originale, con textures più definite, nonostante i modelli poligonali rimangano identici, ma la nostalgia è anche il motivo principale per acquistare il titolo. Su questo nulla da dire, a parte che si poteva decisamente fare qualcosa di più in merito.
Multigiocatore: questa versione supporta più giocatori! Un’ottima notizia quindi per chi volesse rigiocare assieme ai suoi amici, così come una volta. La quantità di giocatori dipende se decidiate di giocare la campagna o le espansioni, ma questo è specificato al momento della selezione, visto che alcune sono solo per giocatore singolo mentre altre supportano fino a quattro giocatori online.
Contenuto: L’edizione contiene tutte le espansioni. Ma queste erano contenute anche nella precedente Complete Edition, quindi non vi è una effettiva aggiunta a questa edizione, se non il solo fatto di essere disponibile anche su console, nonché la possibilità di avere nuovi server per giocare con gli amici.
E finisce qui. Giudicando da quanto visto, continuo ad insistere che questo sia un porting con un leggero cambio grafico ed un supporto rudimentale al controller, simile a quanto fatto automaticamente da Steam quando si prova a giocare un titolo non supportato.
Neverwinter Nights 2 adotta il set di regole 3.5 di Dungeons & Dragons, cosa che potrà sicuramente far piacere ai fan della saga, e al contempo aggiungere complessità per i nuovi giocatori, che dovranno sorbirsi pagine e pagine di spiegazioni vomitate tutte insieme per poter capire come giocare. Il titolo merita assolutamente l’attenzione dei fan e dei nostalgici per via di un’ottima storia ed un complesso e variegato sistema di gioco, ma il metodo di controllo che porta al mal di testa, ed il comparto tecnico non è invecchiato per niente bene.
Per fornire un esempio, riuscire a vincere un semplice combattimento risulta inutilmente macchinoso e scoraggiante. Occorre innanzitutto armarsi di pazienza, ed il consiglio numero uno è quello di mettere il gioco in pausa, così da avere tempo per districarsi con i comandi, premere il pulsante giusto per scovare il la zona in cui vi è l’icona del personaggio, selezionarlo e premere X nuovamente affinché la selezione abbia effetto. Dopodiché, cerchio per uscire dalla zona personaggi, e da lì muovere un cursore virtuale, attivando il tasto apposito, verso il personaggio da attaccare, così da infine ripetere quanto detto ogni qualvolta un nemico viene sconfitto. Un incubo.

Alcune considerazioni finali
Questa Enhanced Edition purtroppo non rende neanche giustizia al titolo originale. Sebbene anche all’epoca il titolo non brillava certamente per la robustezza strutturale del gameplay, questa nuova versione lascia trasparire una cura insufficiente sul piano tecnico e dell’adattamento a console. Fin dalle prime ore, il gioco è afflitto da bug e glitch ricorrenti, che compromettono la stabilità e l’immersione. I dialoghi si alternano inspiegabilmente tra italiano e inglese, persino all’interno della stessa scena o interazione: dalle voci di selezione del personaggio fino alle conversazioni in-game, il passaggio linguistico appare casuale e mal strutturato.
A questo si aggiungono problemi grafici evidenti, come sfarfallii delle texture o oggetti che spariscono improvvisamente dallo schermo. Sebbene non rompano completamente il gioco, questi difetti trasmettono una sgradevole sensazione di trascuratezza.
Il sistema di controllo su console rappresenta uno dei punti più critici: la trasposizione 1:1 del puntatore del mouse su analogico risulta goffa e imprecisa, obbligando spesso il giocatore a premere più volte per interagire con elementi dell’interfaccia. L’esperienza ne risulta macchinosa e frustrante, soprattutto durante i combattimenti o nella gestione dell’inventario. Potrebbe benissimo essere un titolo ottimo, nel caso la versione per Nintendo Switch 2 supporti la modalità mouse, usufruendo di una interfaccia strutturata appositamente per questo. Avendo tuttavia provato solo la versione PS5, sulla quale questa recensione si basa, è chiaro che l’esperienza sia purtroppo nettamente inferiore agli standard.

Conclusione
In definitiva, questa riedizione si rivela deludente e poco ispirata. Nonostante l’indubbio valore della storia e delle meccaniche originali, consigliarne l’acquisto su console risulta difficile, soprattutto per chi non ha un forte legame nostalgico con il gioco. Un’occasione mancata, che avrebbe meritato ben altra attenzione.