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Recensione Dragon Ball: Sparking! Zero

di: Luca Saati

Quando l’anno scorso è stato annunciato Dragon Ball: Sparking! Zero con conseguenti festeggiamenti del popolo del web mi è sorta spontanea la seguente domanda: ma come fate a non esservi ancora stancati di Dragon Ball? Una domanda che mi ha perseguitato in tutti questi mesi ogni volta che veniva pubblicato un nuovo trailer. E sia chiaro che io sono il primo ad aver praticamente consumato i tre Budokai Tenkaichi su PS2 (e anche tutti i giochi di Dragon Ball usciti prima, come l’indimenticabile Dragon Ball GT: Final Bout) e ad aver distrutto diversi Dualshock a causa loro. Tuttavia dopo tanti anni posso affermare con una certa serenità di non poterne più di assistere al solito schema fatto di nemici dalla potenza inimmaginabile e di Goku che ne esce vincitore dopo aver sbloccato l’ennesima trasformazione dal dubbio gusto estetico da far uscire il più classico dei “mobbasta veramente però!” che è in me. Eppure eccomi qui all’uscita di Dragon Ball: Sparking! Zero a ritrattare quanto detto finora e a godermi il picchiaduro dal primo all’ultimo combattente del suo infinito roster. Perché mi ci voleva un tuffo nel passato per ricordami quanto il mondo videoludoco, e non solo, avesse bisogno di Budokai Tenkaichi 4.

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Sparking Mode

Dragon Ball: Sparking! Zero è fedele alla natura della sua serie di appartenenza con un gameplay che propone battaglie in arene 3D fatte di cazzotti e kamehameha a profusione. Chi, come me, ha distrutto i suoi pad con i primi tre Budokai Tenkaichi si troverà immediatamente a suo agio con uno schema di controllo nuovo, ma non troppo diverso da quello che ricordavo. In alternativa, per i più nostalgici, c’è sempre la possibilità di passare al sistema di controllo classico.

Quello di Dragon Ball: Sparking! Zero è un gameplay che mette da parte i tecnicismi che hanno caratterizzato ad esempio le battaglie 2D di Dragon Ball FighterZ in favore di uno stile super caciarone e frenetico. Sia chiaro, questo non vuol dire che al gioco manchi profondità, tuttavia è chiaro come l’obiettivo qui non sia tanto deliziare i palati degli appassionati di picchiaduro che conoscono a menadito le combo e i frame delle animazioni dei personaggi, quanto piuttosto coinvolgere gli appassionati della serie che vogliono ricreare i gargantueschi scontri che caratterizzano sia l’anime che il manga. Anche perché con 182 personaggi del roster mi sembra chiaro che sia impossibile conservare un bilanciamento di solito essenziale nei picchiaduro tecnici.

Che poi il gioco per certi versi bara un po’ con il roster dei personaggi. I personaggi sono sì 182, ma diversi si ripetono: ne è un esempio Goku che ha diverse varianti a seconda del periodo (Saga dei Saiyan, Namecc, ecc) con le relative trasformazioni. C’è comunque di buono che ogni versione dello stesso personaggio si differenzia l’una dall’altra in termini di move set, forza, velocità e non solo, di conseguenza c’è una buona varietà in tutto il roster.

Il combattimento si rivela accessibile con la possibilità di concatenare diversi tipi di attacchi con la pressione di pochi tasti, ma andando in profondità può regalare soddisfazione anche ai più esperti con tre diversi tipi di contrattacchi, parate perfette, schivate e quant’altro. Tutto comunque ruota sul ki dei personaggi da utilizzare nei momenti più opportuni per scatenare kamehamehakaioken, garlic cannon e chi più ne ha più ne metta sugli avversari. Di solito questi tipi di attacchi più basilari consumano tra le due e le tre tacche di ki, ma c’è anche la possibilità di caricare al massimo l’aura del proprio personaggio per entrare in Sparking Mode e scatenare l’ultra del proprio lottatore. Ci sono anche delle abilità che forniscono dei buff temporanei attivabili mediante la spesa di alcuni punti che si ricaricano nel tempo, un punto tra l’altro è richiesto ogni qual volta si vuole entrare nella già citata Sparking Mode.

Il risultato è comunque un gameplay estremamente divertente e veloce, forse alla lunga un po’ ripetitivo, ma questo è un problema intrinseco del genere dei picchiaduro. Ci sono piccoli difetti minori come una telecamera che talvolta impazzisce dietro tutto quel caos o la creazione di situazioni in cui non si riesce a rispondere all’infinite combo avversarie, ma si tratta di momenti sporadici. La bellezza e la soddisfazione di Dragon Ball: Sparking! Zero sta tutta nel colpire ripetutamente un nemico, scaraventarlo verso il suolo e in caduta colpirlo con un colpo energetico talmente potente da cambiare la conformazione del terreno di scontro.

Episode Sparking

I 182 personaggi del roster rappresentano solo una parte dei contenuti di Dragon Ball: Sparking! Zero. Il menù principale è diviso in sezioni, ognuna che mostra sullo sfondo una scenetta: con Goku alla Capsule Corp  possiamo accedere la modalità storia, cambiando sezione del menù il personaggio prende il volo e si trasferisce nel luogo del Torneo Tenkaichi dove ci sono i vari tornei, con un’altra animazione si passa alla sezione dedicata alle Sfide e Missioni e alle sfere del drago, c’è poi la parte dedicata al Negozio in cui acquistare personaggi e costumi con la moneta in-game e infine l’enciclopedia. Il problema del menù è che il passaggio da una sezione all’altra richiede l’attivazione di un’apposita animazione che rende la navigazione lenta e poco fluida. Per carità la scenette sullo sfondo sono carine, ma dopo averle viste una volta ne avrei fatto tranquillamente a meno in favore di una navigazione rapida ed essenziale.

La campagna è comunque il cuore dell’esperienza di gioco che offre la possibilità di rivivere alcune delle saghe dell’anime. Si, ho detto alcune perché ci sono le quattro saghe principali di Dragon Ball Z, e la saga di Black Goku e del Torneo del Potere di Dragon Ball Super, mentre mancano all’appello tutte quelle storie secondarie raccontate nei film come quelle di Broly, Cooler e così via, nonostante quei personaggi siano presenti nel roster. Rispetto ai precedenti Budokai Tenkaichi dell’epoca PS2 è un passo indietro che non mi aspettavo.

Altra cosa che non ho apprezzato è il modo in cui la campagna è strutturata con una suddivisione a episodi incentrata su solo una manciata di personaggi: Goku, Vegeta, Piccolo, Gohan, Future Trunks, Freezer, Black Goku e Jiren. Se nei precedenti capitoli della serie era possibile rivivere ogni momento di ciascuna saga utilizzando un po’ tutti i personaggi, in Sparking! Zero gli sviluppatori hanno scelto di concentrarsi solo sui momenti chiave con protagonisti quei personaggi sopracitati. La campagna insomma non solo risulta ridotta a solo le saghe principali, ma quelle stesse saghe sono state scremate all’essenziale.

Questo porta poi a un altro problema riguardante la varietà della campagna. Giocare una lunga serie di battaglie sempre con lo stesso personaggio (sebbene tra una versione e l’altra il move set cambi) porta irrimediabilmente a un senso di ripetitività che si sarebbe potuto tranquillamente evitare se si fosse seguito uno schema cronologico degli eventi che mi avrebbe fatto cambiare personaggio di volta in volta. E invece no, inizio il capitolo di Goku e faccio tutti i suoi combattimenti della Saga dei Saiyan, Namecc, Androidi e Buu, poi passo a Vegeta e di nuovo Saga dei Saiyan, Namecc, Androidi e Buu, poi passo a Piccolo e di nuovo Saga dei Saiyan, Namecc e Androidi. Già scrivere questo schema più volte mi annoia, figuriamo pad alla mano. È comunque possibile passare da un personaggio all’altro in qualunque momento, peccato che per farlo debba sempre passare tra le varie schermate dei menù.

Ben più interessanti sono i cosiddetti Episode Sparking che possono essere attivati in alcuni momenti della campagna e offrono scenari inediti. In alcuni casi si tratta di brevi diramazioni come Piccolo che sconfigge Cell prima che questo assorba i due Androidi, in altri casi di veri e proprio What if…?  in cui gli sviluppatori si immaginano cosa sarebbe successo se Goku fosse sopravvissuto allo scontro con Radish giusto per citare il primo dei tanti disponibili nel gioco. Per attivare gli Episode Sparking e le diramazioni in alcuni casi basta intraprendere un bivio morale diverso da quello dell’anime che tutti noi conosciamo, in altri bisogna soddisfare determinate condizioni in un combattimento che a dirla tutta non sono sempre chiarissime.

Ci sono poi le Battaglie Personalizzate in cui creare scenari inediti e condividerli online con tutta la community, o giocare quelli di altri giocatori. L’editor messo a disposizione dai giocatori è piuttosto curato offrendo una personalizzazione che va dalle diverse angolazioni della telecamera fino alle condizioni uniche che si possono attivare nel corso della battaglia. Un assaggio delle potenzialità di questo editor ci viene offerto da delle Battaglie bonus già incluse nel gioco come Cell che si allea con Goku contro Majin Bu, Dabura, Babidi e Spopovich. Almeno sulla carta le Battaglie Personalizzate possono estendere la longevità del gioco all’infinito con le creazioni degli altri giocatori.

A chiudere l’offerta ludica c’è il multiplayer con la possibilità di giocare sia in locale grazie allo split-screen, e un online con scontri rapidimatch classificati e i tornei online. Il netcode si è rivelato tutto sommato solido, senza intoppi o lag.

Come nell’anime, o quasi…

Per essere un videogioco disponibile solo sulle console di attuale generazione, e quindi non su old-gen, e per essere Unreal Engine 5, devo ammettere che mi aspettavo qualcosa in più in termini grafici da Dragon Ball: Sparking! Zero. Sia chiaro, visivamente il gioco è tutto sommato buono e va a 60 fotogrammi al secondo fissi, ma ho visto cel-shading decisamente migliori. La sensazione è che gli sviluppatori di Spike Chunsoft abbiano dedicato tutte le loro attenzioni alla spettacolarità delle mosse con effetti visivi, particellari  e distruzione ambientale di un certo impatto. Un po’ al risparmio invece le cutscene durante la campagna con schermate per lo più fisse e poco uso dell’animazione.

Ottimo invece il sonoro con la disponibilità sia del doppiaggio in inglese che giapponese e musiche che accompagnano in maniera gradevole sia nei menù che durante i combattimenti.

“CHA-LA HEAD-CHA-LA”

Sarà pure cambiato il nome, che poi è un semplice allineamento con il nome giapponese della serie (un po’ come Yakuza/Like a Dragon), ma Sparking! Zero grida Budokai Tenkaichi 4 con una tale forza da far scattare il Giovanni Storti che è in me dal film Tre Uomini e Una Gamba che ascoltando Luci a San Siro deve arrendersi con un “Non ce la faccio, troppi ricordi”. Nonostante dei menù scomodissimi e una campagna un po’ monca e strutturata in una maniera per me inconcepibile, l’opera edita da Bandai Namco e sviluppata da Spike Chunsoft è il degno erede di quella serie videoludica che io e i miei coetanei abbiamo amato giocare 17 anni fa e che effettivamente mancava da troppo tempo sulla scena videoludica.