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Recensione Doraemon: Story of Seasons

di: Simone Cantini

Prima ancora di Animal Crossing, tutti coloro che avvertivano lo spasmodico impulso di calarsi all’interno di una comunità virtuale, con lo scopo di coltivare una schiera di amici digitali e, perché no, dedicarsi anche al giardinaggio, non potevano fare a meno di cedere alle suadenti lusinghe di Harvest Moon. La saga, datata 1996, ha visto con il tempo l’uscita di un numero impressionante di episodi, tra capitoli principali e spin-off vari, in alcuni dei casi abbandonando il proprio nome originale in favore di un profetico Storia di Stagioni. Ed è proprio sotto questa etichetta che è da pochissimi giorni arrivato sui Nintendo Switch nostrani Doraemon: Story of Seasons, in cui l’iconico gatto robot nipponico incontra il rodato gameplay della storica saga: matrimonio riuscito?

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Nobita colpisce ancora!

Adoro Doraemon alla follia, un amore smisurato e viscerale nato in occasione delle prime apparizioni italiche (su Rai 2) della creatura nata dalla fantasia di Fujiko F. Fujio. E ancora oggi, nonostante siano passati anni e traduzioni, che mi hanno portato a non rimpiangere il Guglia Guglielminetti dei nostrani albori, ed ad abbracciare il filologicamente corretto Nobita Nobi, non riesco a perdermi un singolo passaggio animato del felino robot, sia esso televisivo o cinematografico. Inutile, quindi, sottolineare come l’annuncio di un nuovo videogioco a lui dedicato, tra l’altro previsto anche per l’occidente, avesse a suo tempo stuzzicato il mio cuore di fan. Gli entusiasmi, però, subirono una brusca raffreddata non appena comparvero i primi gameplay di Doraemon: Story of Seasons, dato che non sono mai stato un amante di questa tipologia di produzioni. Però Doraemon è sempre Doraemon, pertanto non potevo certo esimermi dal testare il codice arrivato in redazione, seppur costretto ad avvicinarmi al gioco con una prevedibile, e devo dire ingiusta, puzza sotto il naso. Sì, perché dopo aver passato ore ed ore ad arare i campi da Natura, quasi mi vergogno di aver superficialmente bocciato a priori il titolo Namco Bandai, visto il divertimento che è stato in grado di regalarmi fino ad oggi. Anche perché tutto, al di là delle meccaniche care alla serie, è imbevuto di quell’alone che solo le avventure di Doraemon hanno, con Nobita ed i suoi storici amici (Shizuka, Gian e Suneo) che si ritrovano catapultati in un’altra dimensione, in seguito al ritrovamento di un seme magico: questi, oggetto del più classico dei compiti estivi, darà in pochissimo tempo vita ad un gigantesco albero, dotato di poteri divini, che trasporterà i 5 compagni di avventure sino al villaggio di Natura. Relegati qua, anche a causa della perdita dei Chiusky contenuti nel Gattopone, i nostri faranno presto la conoscenza degli abitanti del villaggio e si ritroveranno piacevolmente costretti a trovarsi un lavoro, con Nobita (il nostro alter ego digitale) che vestirà letteralmente i panni del contadino. Il gioco ruoterà quindi attorno a questa routine bucolica, lasciando a tratti sullo sfondo la storyline principale, che ci vedrà impegnati nella ricerca dei dispositivi di Doraemon, indispensabili per tornare a casa. Per quanto tutto non sia altro che un pretesto per giustificare la situazione, il tono con cui la narrazione ci accompagnerà sarà sempre delicato e piacevole, al punto che sembrerà di trovarsi a vivere realmente all’interno di un lungometraggio dedicato al gatto blu.

Si lavora e si fatica…

Al di là della sceneggiatura, comunque, sarà la nostra vita nei campi a ricoprire un ruolo di primaria importanza, il tutto ricalcando fedelmente le meccaniche tipiche della serie a cui Doraemon: Story of Seasons appartiene. Ogni giorno dovremo curare il nostro appezzamento di terreno, che dovremo zappare, seminare ed annaffiare, ma anche ripulire da massi, erbacce e alberi molesti. Ciascun oggetto raccolto, sia esso frutto della terra o materiale recuperato in fase di pulizia, potrà essere venduto per mezzo di un’apposita cassa, così da accumulare denaro utile a migliorare attrezzi, acquistare nuove colture, oppure ampliare la nostra fattoria, magari costruendo una stalla o un pollaio da riempire di animali. Le attività da svolgere, comunque, non si esauriranno certo qua, dato che la mappa di gioco ci permetterà anche di catturare insetti (da impegnare in gare organizzate dal sindaco), oppure estrarre metalli e minerali dalla miniera, ma anche pescare o cucinare. A movimentare la situazione, inoltre, ci penseranno degli eventi cittadini speciali in grado di fornire simpatici diversivi alla routine ludica. Un ruolo importante, inoltre, lo rivestirà il sistema di interazioni sociali con i vari abitanti di Natura, che potremo sviluppare facendo loro dei doni: questo avrà un impatto importante sullo sviluppo della storia, dato che il raggiungimento di particolari livelli di amicizia sarà la discriminante utile a sbloccare l’avanzamento di particolari sezioni narrative. Per ovvie ragioni, a differenza degli episodi classici della serie, non sarà però possibile dare vita a relazioni sentimentali, ma si tratta di una mancanza ben contestualizzata e che, per questo motivo, si avverte davvero poco. Per quanto a livello puramente gestionale Doraemon: Story of Seasons non si sogni minimante di raggiungere la complessità simulativa di un qualsiasi farming sim, le meccaniche di gioco si sono rivelate ben caratterizzate ed implementate, oltre che divertenti proprio in virtù della loro leggerezza. Certo, proprio per questa sua natura la progressione può apparire a tratti sin troppo lenta e ripetitiva, ma è proprio tale rilassatezza di fondo, in cui non c’è spazio per il game over, a rappresentare uno dei punti di forza di questo titolo Switch, che proprio per la natura ibrida della console ben si sposa tanto con sessioni mordi e fuggi che con partite temporalmente più corpose. E qualunque sia la modalità di utilizzo, Doraemon: Story of Seasons non deluderà neppure sul fronte delle performance, dato che grazie ad uno stile tanto semplice quanto gradevolissimo da vedere (deliziosa la tecnica pittorica utilizzata per la grafica) non riuscirà mai a mettere sotto stress l’hardware di Switch.

Solo gli imbecilli non cambiano mai idea, ma anche se non mi reputo un genio non mi vergogno certo di affermare come abbia clamorosamente toppato nel giudicare a priori Doraemon: Story of Seasons. Sì, perché dopo essermi spellato virtualmente le mani con zappa e falce, non posso che ritenermi pienamente soddisfatto del titolo Namco Bandai, che si è dimostrato capace di coniugare con successo il gameplay tipico della serie con le atmosfere ed i personaggi creati da Fujiko F. Fujio. Per quanto schematico e particolare in fatto di progressione e sviluppo ludico, Doraemon: Story of Seasons ha proprio nella sua anima rilassata e fiabesca i suoi pregi maggiori, capaci come sono di intrattenere il giocatore senza stressarlo. Certo, ripetere ossessivamente le medesime attività per un numero di giorni virtuali, solo per veder crescere una pianta di pomodori, potrebbe non rappresentare l’aspirazione massima per gran parte dei player, ma qualora fosse così non sarà certo il gioco ad essere sbagliato, bensì saranno loro a non rappresentare il target ideale della produzione.