Recensione DOOM Eternal
di: Simone CantiniIl re è tornato, e lo ha fatto per restare. Ecco, basterebbero queste poche parole per chiudere la recensione, mollare tutto, salutarvi con calore e prendere ancora una dannata volta il pad in mano, imbracciare la mia fida doppietta e continuare a squartare demoni come se non ci fosse un domani. Però ritengo che non sarebbe giusto non tributare i dovuti onori allo Slayer, il silenzioso e brusco protagonista di quello che, ad oggi, si candida ad essere uno dei giochi più spettacolari, divertenti, brutali e migliori di questo 2020. Che se è vero che sino ad oggi non è stato proprio prodigo di momenti felici, per lo meno si è degnato di regalarci quel fottuto capolavoro che risponde al nome di DOOM Eternal.
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Il richiamo dell’inferno
Al solito, come tutte le volte che mi ritrovo a parlare di un capitolo della fortunata saga id Software, disquisire di trama sarebbe davvero pleonastico. Non che la lore della produzione sia completamente assente, anzi, ma solo perché questa è presentata in modo secondario, a tratti quasi sussurrata e pronta ad essere recepita soltanto da coloro che sono disposti ad analizzare documenti, collezionabili e porzioni ludiche a tratti ininfluenti. Sì, perché è inutile negare come il core della produzione sia sempre stato il gameplay, quella mattanza continua di creature demoniache che funge da unica molla in grado di spingere il giocatore ad andare avanti. Perché sin dal principio, il padre di tutti gli FPS non aveva la pretesa di raccontare una storia, ma solo quella di farci divertire da una prospettiva che si rivelò rivoluzionaria. E DOOM Eternal non fa eccezione, o quasi, visto che anche in questo sequel diretto del reboot del 2016 la narrazione, per quanto presente, può essere considerata superflua, a seconda del modo in cui si sceglie di approcciare il gioco. Tutta la vicenda si configura come un proseguo diretto della precedente avventura, ma si pone anche come un ideale collegamento con il passato della serie. Lungi da me spoilerare, pertanto vi dirò solamente che il nostro Slayer, o Doomguy che si voglia, dovrà rintracciare i 3 sacerdoti infernali responsabili dell’invasione terrestre, ovviamente non prima di aver lasciato dietro di sé una copiosa striscia di sangue. Per quanto sbrigativa, nonostante la presenza di un discreto numero di cutscene (tutte estremamente condensate), per chi avrà voglia di approfondire il tutto anche per mezzo delle numerose pagine del Codex presenti nei livelli, la trama si rivelerà ben più appassionante e complessa di quanto possa apparire superficialmente. Ed il bello di DOOM Eternal sta anche in questo, nel lasciare al giocatore la facoltà di scegliere in che modo approcciarsi all’azione, se consapevole dei motivi (per quanto fittizi) che ci spingeranno al massacro, oppure come semplici macchine di morte.
Spara, schiva, muovi, pensa, muori
Qualunque sia la scelta che compiremo, nulla potrà impedirci di sfuggire al frenetico gameplay attorno al quale ruota il nuovo lavoro di id Software, una giostra vorticante di proiettili e sangue, in cui anche solo fermarsi per un attimo a riflettere finirà per condurci ad una prematura dipartita. In DOOM Eternal dovremo muoverci e sparare senza sosta, tranne in quei rari momenti in cui il gioco si degna di offrirci una piccola pausa, sia essa brevemente esplorativa oppure legata ad efficaci digressioni platform. Al netto di ciò, comunque, il ritmo si attesta sempre su livelli altissimi, espandendo ancor di più l’essenza del titolo precedente, del quale riprende in maniera ampliata e ulteriormente raffinata le meccaniche. Oltre che alle bocche da fuoco a nostra disposizione, l’unico elemento in grado di marcare il confine tra vita e morte, i fondamenti del gameplay di DOOM Eternal si basano su di un trittico di soluzioni ludiche, utili a compensare la non certo cospicua quantità di risorse che potremo recuperare in-game: finisher, arma da spalla e motosega. Ciascuno di questi tre attacchi, difatti, servirà a rimpolpare una delle tre risorse a nostra disposizione (rispettivamente energia, armatura e proiettili), così da infondere anche un pizzico di strategia agli adrenalinici scontri che saremo chiamati a superare. Fondamentale, però, sarà anche prendere confidenza con ognuna delle armi a nostra disposizione, che potremo potenziare con i ritrovati moduli di modifica, che ci permetteranno di applicare modalità di fuoco alternative, che potremo espandere spendendo i Punti Arma ottenuti superando le varie sfide, opzionali e non, che il gioco ci proporrà. Ovviamente anche il nostro brutale Slayer potrà accrescere il proprio potenziale, grazie all’utilizzo di un set di rune (ne potremo equipaggiare 3 alla volta), in grado di conferire abilità passive. Il sistema di upgrade va, inoltre, ad impattare anche sulla nostra armatura (con gli appositi punti), così da potenziare ad esempio le granate, oppure diminuire la velocità di ricarica dello scatto. A chiudere il cerchio delle personalizzazioni, ci pensano particolari bonus relativi all’accrescimento di punti vita, armatura e munizioni trasportabili, il cui sblocco a coppie va a rendere disponibile un ulteriore perk bonus. I token necessari per accedere a questo sistema di skill saranno recuperabili esplorando a fondo i vari livelli, ricchi di segreti da sbloccare ed aree nascoste da scoprire, ma potranno essere rinvenuti anche tramite i Cancelli Slayer, particolari aree celate negli stage, tramite i quali verremo trasportati in arene ricolme di nemici dalla potenza devastante. DOOM Eternal, difatti, al di là del suo svolgersi, abbraccia il giocatore grazie ad un insieme di attività collaterali debordante se inserite in un contesto del genere, capace di rendere estremamente rigiocabili i livelli già affrontati, capaci di ampliare la già cospicua longevità principale attestata attorno alle 15 ore. A completare il tutto, ci pensa la Fortezza del Destino, il nostro gigantesco HUB al cui interno si celano ulteriori segreti da sbloccare.
Morire non è mai stato così bello
Ad un gameplay così raffinato ed efficace, però, sarebbe stato un sacrilegio accompagnare un comparto tecnico/stilistico non all’altezza della situazione, ma per fortuna i ragazzi di id Software hanno scelto di lavorare bene a 360°, presentandoci una messa in scena sontuosa. La nuova versione dell’id Tech (la settima revisione) ha permesso di migliorare ancora di più le prestazioni, che si sono tradotte in una grafica ricchissima e dettagliata, impreziosita da un’effettistica di prim’ordine e da un’illuminazione eccellente, il tutto sorretto da una granitica fluidità incollata ai 60 frame al secondo. Il top, comunque, si raggiunge nella costruzione dei vastissimi livelli di gioco, veri e proprio monumenti videoludici caratterizzati da un design eccellente, in cui si è spinto in maniera marcata sul versante della verticalità, un elemento che conferisce un guizzo in più agli scontri a fuoco e all’esplorazione. Tra le punte di diamante del comparto tecnico, però, sarebbe un crimine non annoverare l’adrenalinica soundtrack, realizzata dal veterano Mick Gordon, che grazie ad un campionario di spietati riff metal e suoni industriali, riesce ad accompagnare in maniera impeccabile la mattanza di demoni. Un piccolo consiglio: a meno di non avere un impianto audio degno di questo nome, sparatevi l’avventura con delle cuffie sulle orecchie. Giunti a questo punto, dopo essersi tolti rigorosamente il cappello al cospetto di tanta magnificenza, è il momento di parlare del Battlemode, la modalità multiplayer di DOOM Eternal, l’elemento che ho trovato davvero più debole del pacchetto. Si tratta di un sistema a tre giocatori, in cui due controlleranno ciascuno un demone, capace di attaccare ed evocare minion, mentre il rimanente impersonerà lo Slayer, il cui compito sarà quello di trucidare i due avversari in meno di 20 secondi l’uno dall’altro, pena il respwan del caduto (con punti vita dimezzati). Se sul solitario c’è poco da dire, visto che replicherà in tutto e per tutto abilità ed armi viste nella campagna, i demoni (al momento ne sono disponibili 5 differenti) saranno ognuno dotato di abilità peculiari, oltre alla capacità di evocare ciascuno mob distinti, elemento che rende fondamentale la collaborazione tra i due membri della squadra. Dopo un po’ di partite accumulate, confesso di essere rimasto davvero tiepidino di fronte a questa offerta online, al punto da rimpiangere l’assenza anche di un semplice deathmatch (il Battlemode è l’unica modalità competitiva presente). A meno di stravolgimenti sostanziali, al netto di un set di ricompense e personalizzazioni estetiche che è possibile sbloccare, dubito che simile feature possa riscuotere un successo corposo, ma solo il tempo saprà dare risposta a questi miei dubbi.
L’ho scritto in apertura, e lo ripeto: il re è tornato, e lo ha fatto per restare. Che piaccia o no il suo modo di declinare il mondo degli FPS, DOOM Eternal è innegabilmente lo shooter di questa generazione, nonché una delle massime vette espressive del genere. Forte di un gameplay ed un gunplay eccellenti, in cui nulla è lasciato mai al caso, il nuovo lavoro id Software catapulterà il giocatore in una rutilante giostra di sangue, proiettili e morte, in cui la velocità di pensiero ed un pizzico di strategia sapranno fare la differenza tra vivere e morire. Adrenalinico, spietato, difficile (anche ai livelli più bassi), ma anche dannatamente divertente, DOOM Eternal sposta sensibilmente più in alto l’asticella del genere, proponendosi con prepotenza come nuovo metro di paragone, a cui tutti i prossimi aspiranti al trono dovranno obbligatoriamente rivolgersi con rispetto e riverenza.