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Recensione Dishonored: Death of the Outsider

di: Luca Saati

È un periodo molto florido per i ragazzi di Arkane Studios che nell’arco di neanche 12 mesi hanno rilasciato ben tre giochi del calibro di Dishonored 2, Prey e il nuovissimo Dishonored: Death of the Outsider uscito qualche giorno fa. Quest’ultimo è probabilmente nato come un’espansione di Dishonored 2 per poi trasformarsi in un prodotto standalone venduto a prezzo budget, esattamente come accaduto con Uncharted: L’Eredità Perduta di Naughty Dog. Dishonored: La Morte dell’Esterno (questo il nome in italiano) si pone l’obiettivo di chiudere il cerchio narrativo della saga stealth di Arkane Studios mettendoci nei panni di un nuovo personaggio (nuovo per modo di dire dato che i fan lo conosceranno già molto bene) con nuovi poteri.

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Ritorno a Karnaca

La storia di Dishonored: Death of the Outsider vuole rappresentare per certi versi un punto di partenza per coloro che non hanno mai provato un capitolo della serie e allo stesso tempo un episodio imprescindibile per i fan. Ritorniamo quindi a Karnaca dove troviamo l’assassina Billie Lurk che nella prima missione deve ricongiungersi a Daud, altro personaggio noto ai fan che ha fatto una comparsa nel primo capitolo per poi essere protagonista dei suoi DLC. Dopo aver ritrovato il suo mentore, l’obiettivo di Billie diventa uno solo: uccidere l’Esterno. Sì, stiamo parlando proprio di quell’Esterno che negli ultimi 4000 anni dell’universo di Dishonored ha avuto un ruolo chiave in tutti gli eventi. Basti pensare che Corvo Attano ottiene i suoi poteri proprio da questa figura. L’avventura di Billie va a svelare alcuni retroscena rimasti finora all’oscuro della storia della saga di Arkane Studios permettendoci ad esempio di scoprire la storia dell’Esterno. Pur non stupendo con colpi di scena, il racconto è ben scritto e si integra alla perfezione nel complesso puzzle narrativo di Arkane Studios chiudendo alla perfezione quella che lo stesso team ha definito “la saga dell’Esterno”.

Dishonored: Death of the Outsider è composto da cinque missioni la cui durata dipende moltissimo dallo stile di gioco. Noi ad esempio ci abbiamo impiegato 10 ore per arrivare ai titoli di coda giocando a livello Normale, completando tutti i contratti, esplorando attentamente lo scenario alla ricerca dei segreti e cercando di essere quanto più stealth possibili. Il nostro è sicuramente un caso molto particolare dato che ci siamo approcciati al gioco con moltissima calma. Siamo quindi abbastanza sicuri che un playthrough normale può durare all’incirca sei ore, dimezzandosi se chi ha il pad tra le mani è uno di quei killer che affronta ogni missione a testa bassa. Aggiungeteci poi il New Game + che si sblocca dopo la prima partita e due finali in base alla scelta morale presente nel finale e otteniamo un pacchetto niente male considerando i 30 euro a cui viene venduto.

In fondo restiamo sempre assassini

Dal punto di vista del gameplay Dishonored: Death of the Outsider non è nulla di nuovo. Stiamo sempre parlando di uno stealth game in cui l’esplorazione ambientale e la pianificazione svolgono un ruolo fondamentale per completare la missione. Nonostante alcuni problemi di intelligenza artificiale e un combat system un po’ approssimativo, il nuovo gioco di Arkane Studios rimane, esattamente come i suoi predecessori, uno stealth sopraffino grazie alla sua grandissima libertà d’approccio e l’ottimo livello di sfida.

Le novità più significative sono rappresentate dal personaggio di Billie che porta con sé nuovi poteri che permettono di approcciarsi in modo differente rispetto a quanto visto con Corvo ed Emily. Dislocazione consente di posizionare un segnalatore nello scenario per poi teletrasportarsi proprio lì; si tratta di un potere simile a quello di Traslocazione visto nei precedenti episodi ma che aggiunge alla pianificazione ulteriore profondità consentendo ad esempio di fare attacchi mordi e fuggi ai nemici teletrasportandosi all’istante tra un’uccisione e l’altra in un luogo più appartato e lontano da occhi indiscreti. Somiglianza trasforma Billie in una novella Agente 47 dalla serie Hitman consentendole di rubare le sembianze dei personaggi così da infiltrarsi in aree altrimenti inaccessibili aprendo nuove possibilità per portare a termine la missione. Infine Preveggenza blocca il tempo e permette all’essenza della protagonista di girovagare liberamente la mappa scovando punti d’interesse ed evidenziare i nemici grazie a una vista che ricorda la Detective Mode di Batman Arkham. A questi tre poteri aggiungeteci i gadget a disposizione di Billie ed ecco che ci ritroviamo dinanzi a noi un ventaglio di possibilità non indifferenti con cui divertirsi e fare una strage coi vostri nemici o comportarsi come un fantasma.

Tecnicamente Dishonored: Death of the Outsider non porta niente di nuovo proponendosi con un comparto visivo dello stesso livello rispetto a quanto visto col secondo capitolo. Ciò che sempre stupisce è la parte artistica che mescola elementi dark e cyberpunk con il sapore mediterraneo della città di Karnaca. Buono il comparto audio sia con il doppiaggio che con le musiche.

Commento finale

Dishonored: Death of the Outsider rappresenta un altro ottimo capitolo di una saga che non ha mai deluso gli amanti dello stealth. I fan di Dishonored non possono quindi farsi scappare assolutamente l’avventura di Billie Lurke grazie ad un gameplay solido che si arricchisce di nuove soluzioni con i nuovi poteri e una comparto narrativo che chiude un ciclo iniziato col primo episodio. Il prezzo budget di 30 euro poi rende il nuovo gioco di Bethesda e Arkane Studios ancora più invitante.