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Recensione Devil May Cry 5 Special Edition

di: Simone Cantini

Dopo qualche anno passato abbastanza in sordina per quanto riguarda gli episodi ufficiali, e in seguito ad un reboot apprezzato dalla critica, ma che non è riuscito a far breccia nel cuore di un fan base sin troppo intransigente, il buon Dante e compagnia hanno dovuto attendere il rilascio del quinto capitolo per tornare a combattere in maniera convincente. E visto che oramai siamo in piena next generation, sarebbe stato davvero un peccato non dare uno sguardo a come potrebbe girare il titolo Capcom al meglio delle sue possibilità, anche se per farlo la casa di Osaka ha scelto di non optare per un update gratuito (chi l’avrebbe mai detto?), ma di rilasciare una versione dedicata per PlayStation 5 e Xbox Series X/S, chiamata non a caso Devil May Cry 5 Special Edition.

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Bigger is better

Come è facile intuire sin dal nome, Devil May Cry Special Edition non va assolutamente ad intaccare l’esperienza generale della produzione, della quale vi abbiamo già abbondantemente parlato in sede di recensione, pertanto il giudizio in questione si riferirà unicamente agli upgrade presenti in questa nuova edizione. Ovviamente uno degli aspetti maggiormente ritoccati in sede next gen è stato quello grafico, dato che la nuova potenza di calcolo ha permesso di aumentare il già soddisfacente output visivo del titolo Capcom. Ad un frame rate migliorato, difatti, adesso si accompagnano una risoluzione aumentata, oltre alla presenza del ray tracing. Il set di opzioni presente nel menu consente di miscelare tra loro le differenti configurazioni, così da restituire varie rese visive: con l’illuminazione migliorata attiva, pertanto, potremo optare per i 4K a 30 fps, oppure per un full HD a 60; disattivando il ray tracing, invece, potremo beneficiare dei 4K a frame rate raddoppiato, mentre diminuendo la risoluzione a 1080p potremo raggiungere i 120 fps (a patto di avere uno schermo adatto). Indubbiamente i miglioramenti ambientali dati dai nuovi riflessi sono tangibili, soprattutto nelle ambientazioni urbane, laddove vetri e pozzanghere sembrano presenti proprio per esaltare questa feature, ma data la tipologia di gioco e la frenesia dell’azione, almeno a mio avviso, è sicuramente più indicato preferire un maggiore numero di frame al secondo. E proprio agli amanti della frenesia più esasperata sono dirette due delle altre novità di Devil May Cry 5 Special Edition, ovvero le modalità Turbo e Mitico Cavaliere Oscuro. La prima permette di velocizzare l’esperienza ludica del 20%, accelerando in maniera esponenziale il già elevato flow dei combattimenti, e diminuendo la finestra di reazione del giocatore, così da costringerlo a rivedere in pieno la strategia di combattimento. La seconda opzione, che altro non è se non un nuovo livello di difficoltà, è più un divertissement utile a mettere in mostra la potenza delle nuove console, dato che in soldoni non farà altro che moltiplicare a dismisura il numero di nemici presenti su schermo, quasi come se fosse un musou, senza che il gioco registri tentennamenti di sorta. Sicuramente d’effetto per quanto riguarda la messa in scena, ma anche estremamente caotico da gestire.

Un felice ritorno

Al di là di queste new entry sicuramente gradite, è nella presenza dell’iconico Vergil che ritroviamo l’aggiunta più attesa dai fan, che da tempo chiedevano a gran voce di poter tornare a controllare il fratello di Dante. Questi andrà ad ampliare ulteriormente il già complesso e variegato combat system presente nel titolo originale, grazie a dei moveset dedicati in grado di fare la gioia dei giocatori. Vergil potrà contare su tre differenti stili di lotta, ognuno legato ad una delle sue armi: la Yamato non ha sicuramente bisogno di presentazioni, e rappresenta lo scherma più immediato da padroneggiare, in grado di dare vita sin da subito a combo rapide ed efficaci, ma che potremo ampliare considerevolmente investendo le Sfere Rosse nell’albero delle abilità; ai Beowulf spetta il compito di mettere in campo uno stile di lotta estremamente ravvicinato e brutale, oltre che visivamente appagante; a chiudere il cerchio troviamo la coppia Mirage Blade/Mirage Edge, in grado di dare vita a combo capaci di alternare attacchi corpo a corpo e a distanza. A completare il quadro delle novità introdotte da Vergil troviamo il Sin Devil Trigger, ovvero un indicatore che si riempirà con il tempo e che potremo sfruttare per dare vita ad un clone in grado di replicare, per una manciata di secondi, le nostre mosse. Presente anche un super colpo in grado di curare e attaccare contemporaneamente, e che ci consentirà di evocare V per scatenare una mossa dal potere devastante. Se sul fronte puramente ludico ci sono davvero pochi appunti da muovere a Vergil, è verso il modo in cui il fratello di Dante si cala nella narrazione che non possiamo che rimanere un po’ delusi: ad eccezione di un paio di cinematiche dedicate, difatti, giocare con lui ci permetterà unicamente di rivivere le missioni base, spogliate di ogni elemento narrativo, rendendo la sua presenza alquanto posticcia. Non nego che una serie di sortite cucite attorno a lui, magari per proporre un punto di vista differente della storia, non sarebbe stato male.

Devil May Cry 5 Special Edition è sicuramente l’esperienza definitiva dell’ultimo capitolo della serie Capcom che, chiunque ami il brand e non lo abbia ancora giocato su PS4 e Xbox One farebbe bene a non lasciarsi sfuggire, complice anche un prezzo budget sicuramente accattivante. Le novità tecniche apportate, seppur non certo trascendentali come ogni titolo cross-gen, rappresentano comunque un buon biglietto da visita per i nuovi hardware, oltre a migliorare in tutto il già ottimo gameplay. L’aggiunta più tangibile, comunque, non può che restare Vergil che, seppur calato a forza nel contesto narrativo, è risultato essere una vera gioia da controllare pad alla mano.