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Recensione Defense Grid 2

Il vostro sogno è sempre stato quello di bombardare orde di alieni cattivissimi? Vi piace scervellarvi studiando trappole e percorsi sempre più complicati? Bene, sappiate allora il che il genere “tower defence” potrebbe fare proprio al caso vostro e Defence Grid 2 capiti proprio a fagiolo se possediate solo Xbox One o Ps4.

di: Giovanni Manca

Il vostro sogno è sempre stato quello di bombardare orde di alieni cattivissimi? Vi piace scervellarvi studiando trappole e percorsi sempre più complicati? Bene, sappiate allora il che il genere “tower defence” potrebbe fare proprio al caso vostro e Defence Grid 2 capiti proprio a fagiolo se possediate solo Xbox One o Ps4.

Tower…che?

Se avete vissuto in un bosco, lontano dalla civiltà evoluta senza personal computer e smartphone, probabilmente ignorate cosa sia il tower defence nell’ambito dei generi video ludici: è sostanzialmente uno strategico, nato praticamente come costola degli RTS e poi affermatosi negli ultimi anni grazie alla diffusione di piattaforme mobili di qualsiasi specie, in cui lo scopo è quello di costruire dei sistemi di difesa in grado di debellare ondate di nemici sempre più forti. La particolarità che è che tali nemici mai (o quasi mai) hanno la capacità di attaccare le difese ma tutto quello che fanno o possono fare e resistere a quelle schierate a difesa dell’obiettivo. Orde e orde di nemici che avanzano inesorabilmente in un viaggio che può terminare solo in due modi: la morte o il ritorno in base.

Ho capito tutto!!

Defense Grid 2 è tutto questo, fa fede alle regole assodate del genere portando con se qualche particolarità. Il titolo è opera di Hidden Path Entertainment (con Valve si sono occupati di Counter-Strike: Global Offensive) e si è finanziato (a fatica) grazie a kickstarter e, momento di suspence, seguito di Defense Grid: The Awakening rilasciato cinque anni or sono per Xbox 360, Windows e iOs. Il plot narrativo ovviamente non ha nessuna pretesa per gli Oscar e narra le vicende di pianeti minacciati da alieni invasori, pronti a tutto pur di impossessarsi dei “nuclei”. In ventuno missioni, suddivise in cinque capitoli, saremo chiamati a difendere le basi planetarie da tali attacchi, con ogni mezzo a nostra disposizione. Nelle varie scenografie che prendono spunto dalla vasta letteratura fantascientifica, dovremmo costruire delle torri di difesa: DG 2 ci mette a disposizione dieci diverse tipi di torri, ciascuna delle quali con prezzo in risorse e caratteristiche diverse. Ci sono, ad esempio, sistemi versatili contro ogni nemico come le mitragliatrici o al contrario, difese come il laser, il cannone, i missili efficaci contro un solo nemico o armi come inferno, meteora, tesla che sono letali per i gruppi numerosi. Tutti questi tipi di torri hanno tre livelli di upgrade, con crescita esponenziale sia di costo che di efficacia, a cui si aggiunge la possibilità di costruirli sopra delle piattaforme “amplificatrici”, di cui è possibile aumentare i danni causati, la capacità di scovare nemici furtivi o depotenziare gli scudi. Normalmente, il costo di ogni torre e di ogniupgrade è direttamente proporzionato alla forza dirompente che ha, in fase di difesa, va anche considerata la caratteristica di resistenza dell’alieno da fermare, come debolezze al fuoco, alla elettricità, agli attacchi chimici, oppure ci si trovi davanti alieni molto veloci da contrastare con armi magari poco potenti ma comunque in grado di rallentarli. In alto allo schermo possiamo visualizzare il tipo di ondata prossima all’arrivo, in modo da organizzare una difesa adeguata, sempre che ci si trovi in possesso delle risorse necessarie.
In DG 2 non ci dobbiamo limitare alla dislocazione delle torri nei punti in cui questo è consentito, ma è possibile (necessario anzi) “disegnare” un percorso obbligato per gli alieni con l’edificazione stessa delle torri. In molti scenari, infatti, il segreto del successo consiste proprio nel creare il percorso più lungo possibile in modo da far perdere del tempo prezioso agli alieni e fargli affrontare un numero maggiore di torri. Una risorsa utile alla nostra causa, è l’arma speciale, utilizzabile ogni tot di secondi durante lo stagee dote di ogni generale selezionabile dal giocatore prima che inizi la battaglia: può trattarsi di un raggio laser satellitare, risorse aggiuntive, raggio temporale e così via. Il sistema di gioco è ottimamente bilanciato, ventuno missioni della campagna possono sembrare poche ma vi assicuriamo che, selezionando una difficoltà di gioco superiore al normale, le cose si fanno dannatamente complicate. La mappatura del controller è molto funzionale e il sistema di controllo in generale ne giova parecchio: i pulsanti per la costruzione e lo scan degli alieni, gli stick per la gestione della visuale, i tasti dorsali per procedere a ritroso al checkpoint precedente o per accelerare, ottima soluzione quest’ultima quando i percorsi sono molto lunghi e non ci sono particolari tattiche da studiare.

Alieni da tutto il mondo, unitevi!!

Ventuno missioni, abbiamo detto, ma dobbiamo sottolineare come DG 2 dia la possibilità di diversificare ogni missione grazie a diversi parametri modificabili prima che la stessa abbia inizio: numero di risorse fisso, attivazione delle torri solo in vicinanza dei nuclei rubati, limitazione degli upgrade, numero di torri limitato, tipologie di torre limitate, impossibilità di vendita delle torri, impossibilità di usare armi speciali. Aggiungendo quando abbiamo rilevato circa il livello di difficoltà, è evidente come DG 2 sia in grado di offrire una notevole varietà di situazioni che raramente si trovano in titoli di questo genere. I venti scenari della campagna fanno da cornice non solo alla modalità campagna ma anche a quella multiplayer online, che si distingue in “Combattente DG” (gli alieni distrutti su una mappa vanno su quella dell’avversario), “Cooperativa doppia” (due giocatori si difendono sulla stessa mappa) e “Difesa coordinata DG” (stessa mappa ma ogni giocatore può edificare solo su i suoi riquadri). Chi ha avuto esperienze di gioco nei tanti tower defence che si sono visti in questi anni sa benissimo quanto un concetto semplice di gioco possa davvero creare dipendenza a far passare ore ore in un battibaleno e DG 2 non fa certo eccezione alla regola; è anche vero che negli ultimi tempi molti sviluppatori hanno cercato di proporre qualche novità sul tema temendo che gli appassionati soffrissero di una specie di crisi di rigetto ma DG 2 non si prende nessun rischio e non si allontana dagli schemi classici. Il difetto, almeno dal puro punto di vista del gameplay, inteso in senso largo e comprendente anche longevità e originalità del titolo, è la monotonia e ripetitività di quello che in DG 2 e in tutti i classici tower defence si fa per ore. O si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo.

La Torre di Mezzo

Evidente che DG 2 non sia proprio il titolo che cerca di far invitare gli amici sfigati a casa per far vedere che grafica fa girare la vostra nuova console, anzi. L’intenzione diHidden Path era chiaramente quello di raggiungere un giusto compresso su qualcosa che girasse senza problemi anche su macchine poco perfomanti (la versione PC richiede requisiti di sistema molto modesti) ma che fosse estremamente funzionale. Il livello di dettaglio così poco “next gen” è dunque il frutto di questa scelta che, però raggiunge solo in parte il suo obiettivo; anche in situazioni si grande affollamento l’azione rimane fluida e lo scenario si gestisce senza nessuna difficoltà, a parte qualche rara eccezione che abbiano registrato nelle ore di test. Quello che però non ci è piaciuto è la caratterizzazione grafica nel suo complesso, sia in riferimento alle torri che agli alieni: dal punto di vista grafico, gli upgrade delle torri portano solo ad un cambio del colore (verde-giallo-rosso) e nient’altro, come ad esempio un’intensificazione del laser, delle fiamme o dei missili, il che avrebbe anche aiutato ad individuare subito gli upgrade fatti e/o da fare. Stessa cosa per quanto riguarda gli alieni, la cui lo stile un po’ scialbo li fa apparire quasi tutti uguali.

Torre o non torre?

DG 2 non è certo un capolavoro né in senso assoluto né limitatamente al suo genere di appartenenza di cui però è un ottimo esponente, divertente e longevo. Può certamente ritagliarsi uno spazio tutto suo in un panorama ancora vergine, ma il prezzo di circa 25 euro potrebbe allontanare i curiosi a cui consigliamo comunque di provarlo, potrebbe essere una piacevolissima sorpresa.