
Recensione Dear me, I was
di: Marco Russi“Dear Me, I Was” non è il classico titolo che ci si aspetta di trovare nel catalogo di una software house come Arc System Works
In questo caso, ci troviamo davanti a un’esperienza narrativa breve, intensa e profondamente artistica. Un dramma interattivo dalla durata di circa 40 minuti che sperimenta con forme espressive inedite nel mondo videoludico
Un dramma interattivo che tocca l’anima

Sviluppato da Arc System Works, “Dear Me, I Was” è un dramma interattivo dalla durata di circa 40 minuti. Un racconto intenso, narrato attraverso acquarelli animati e rotoscopia, una tecnica che trasforma riprese reali in animazioni disegnate a mano. Il risultato è visivamente incantevole, ma soprattutto emotivamente potente.
Non solo da guardare, ma anche da vivere

Nonostante sia lineare e semplice da giocare, il coinvolgimento emotivo è totale. Le interazioni sono minime, ma cariche di significato: prendere la mano di una madre morente, rifiutare una proposta di matrimonio sapendo che è la scelta più giusta… Non serve un gameplay complesso per sentirsi parte della storia.
Basta un tocco, un gesto, un silenzio.
Il rituale della colazione

Ogni capitolo comincia con un momento apparentemente banale: la colazione.
Il giocatore sceglie l’ordine in cui consumare il pasto. Un dettaglio? No. È un’ancora emotiva, un gesto ripetitivo che dà stabilità nella tempesta degli eventi. Un modo per ricordarci che, anche quando tutto cambia, alcune cose restano.
Arte che genera arte, anche nell’essenziale

Molti ricordi della protagonista sono legati all’arte: disegni d’infanzia, fotografie, dipinti. Il giocatore li ricostruisce, partecipando attivamente alla memoria. Lo stile visivo del gioco – un acquerello vivo – non è solo estetica, ma emozione pura. Il lavoro del direttore artistico Taisuke Kanasaki è magistrale: i toni grigi segnano la sofferenza, il colore rappresenta la rinascita.
Il cuore di “Dear Me, I Was” è un inno alla quotidianità: ritrovare un vecchio amico, ricominciare a disegnare, accogliere un animale domestico nei momenti più bui. Il gioco celebra ciò che spesso ignoriamo, mostrandoci come proprio quelle piccole cose definiscano la nostra umanità.
“Dear Me, I Was” non è un titolo per tutti. Non c’è azione, non c’è sfida. Ma se sei pronto ad accogliere qualcosa di diverso, ti ritroverai con un’opera che lascia il segno. La regia di Maho Taguchi ricorda le emozioni viscerali di capolavori come Pioggia di Ricordi di Isao Takahata.
Sì, ho pianto. Ma ho anche sorriso. E non dimenticherò mai ciò che ho vissuto.