Recensione Dead Island: Definitive Collection
di: Luca SaatiVe lo ricordate il trailer di annuncio del primo Dead Island? Si tratta senza ombra di dubbio di uno dei trailer più belli della storia dei videogiochi dotato di una carica emotiva che in pochi possono vantare. Forse fu proprio quel filmato a rovinare il gioco in quanto i giocatori si aspettavano un titolo molto diverso da quello che poi è arrivato nei negozi. Che sia chiaro, Dead Island non era un brutto gioco, anzi, è un buon gioco ma dopo un trailer del genere in molti si aspettavano un gioco completamente differente e più in linea con quello che successivamente è stato The Last of Us. Mentre aspettiamo novità su Dead Island 2, sparito dai radar poco dopo il suo annuncio, Deep Silver ripropone Dead Island e il suo sequel Riptide su PS4 e Xbox One in una collection disponibile da oggi nei negozi retail e digitali.
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Zombie più vivi che mai
Trattandosi di un remastered iniziamo la recensione parlando del comparto tecnico offerto dai due giochi inclusi in questa raccolta. La riedizione dei due titoli è stata affidata da Techland, i creatori della serie, che hanno apportato diverse migliorie grazie all’ultima versione del loro motore proprietario, il Chrome Engine. Il lavoro svolto dagli sviluppatori è decisamente buono grazie a un comparto grafico migliorato in ogni suo aspetto. La risoluzione a 1080p offre un’immagine molto più pulita grazie anche a un filtro anti-aliasing. Le texture sono state rifatte, il sistema di illuminazione risulta molto più naturale e realistico, e i modelli poligonali sono stati migliorati. Anche i caricamenti hanno ricevuto un bell’upgrade, adesso passare da una mappa all’altra ci mette pochi istanti. L’unica critica che ci sentiamo da fare agli sviluppatori riguarda il frame rate rimasto ai 30 fotogrammi al secondo. La fluidità del gioco è sempre stabile, ma trattandosi di un remastered era lecito aspettarsi i 60 fps. Di buona fattura anche il comparto audio con un ottimo doppiaggio in inglese, una colonna sonora gradevole ed effetti di buon livello.
Dead Island: Definitive Collection propone al suo interno anche tutti i DLC dei due videogiochi, la mod Power Fists Power-up, e Retro Revenge. Quest’ultimo è un action a 16-bit a scorrimento orizzontale in cui affrontare eserciti di non morti e soldati corrotti. Il gioco si rivela molto divertente e un piacevole diversivo da giocare tra una partita e l’altra ai due giochi principali inclusi nella raccolta.
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Bentornati sull’isola dei non morti
Cosa succede quando una vacanza su di un’isola paradisiaca si trasforma in un vero inferno? Dead Island risponde a questa domanda. Dopo aver smaltito una sbornia, il nostro protagonista si risveglia nella sua camera d’albergo notando suo malgrado che c’è qualcosa che non va. Ben presto ci renderemo conto che sull’isola di Banoi si è diffuso un virus che trasforma le persone in non morti affamati come non mai. La storia dei due giochi non riesce a catturare l’impatto emotivo del trailer citato in apertura rivelandosi la parte dolente dell’intero pacchetto. A tal proposito il nostro consiglio è ovviamente quello di giocare prima Dead Island e poi Riptide, quest’ultimo infatti è ambientato esattamente nei momenti successivi del finale del primo capitolo.
All’inizio del gioco dovrete scegliere con quale personaggio iniziare. Vi vengono proposti quattro personaggi, ognuno con la propria specializzazione. Xiai Mei ad esempio è esperta nell’utilizzo delle armi affilati, Sam B con le armi contundenti, Purna con le armi da fuoco e infine Logan con le armi da lancio. Le differenze tra i quattro personaggi sono minime e cambiano di poco l’esperienza di gioco in quanto ci si approccia sempre allo stesso modo al gioco.
Dead Island è un riuscito e divertente mix di RPG e action in prima persona. Quest’ultima componente si basa essenzialmente sui combattimenti corpo a corpo in cui utilizzare un vasto arsenale di armi composto da coltelli, mazze da baseball, katane, manganelli e molto altro ancora. Pur essendo molto rare da trovare, ci sono anche armi da fuoco il cui utilizzo è abbastanza tradizionale. Infine non dimentichiamoci di diverse armi da lancio, tra cui troviamo le immancabili molotov e non solo.
Sparsi in giro per Banoi troviamo diversi materiali da raccogliere oltre al loot delle armi. La combinazione di armi e materiali presso i tavoli di lavoro permette di creare modifiche davvero assurde dopo aver raccolto ovviamente l’apposito progetto. I tavoli permettono anche di riparare e potenziare le armi spendendo i soldi ottenuti dopo il completamento delle quest ed esplorando gli ambienti. Non manca infine anche un albero delle abilità in cui sbloccare nuove abilità passive e attive per il proprio personaggio. Ogni volta che si aumenta di livello si ottiene un punto da spendere per migliorare i danni, il consumo della resistenza e così via.
Per quanto riguarda la longevità, Dead Island: Definitive Collection vi terrà impegnati per decine e decine di ore di gioco per il completamento delle quest principali e secondarie. Alla lunga la ripetitività si fa sentire un po’, ma se teniamo conto delle diverse ore necessarie per finire i due giochi ci sembra una cosa abbastanza normale. Segnaliamo inoltre la possibilità di giocare la campagna non solo in singleplayer ma anche in co-op che supporta un massimo di quattro giocatori.
Commento finale
Pur essendo passati degli anni dal lancio, i due Dead Island si rivelano tutt’oggi un’esperienza molto divertente da giocare nonostante l’uscita di Dying Light che ha migliorato di molto il concept della serie zombie di Deep Silver. Chi ha già giocato i due giochi a loro tempo probabilmente non troveranno molti motivi per acquistare la Definitive Collection. Se invece avete saltato i due giochi sappiate che, grazie all’ottimo lavoro svolto dai ragazzi di Techland sul fronte tecnico, li troverete al meglio della loro forma in questa Definitive Collection.