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Recensione Dark Souls Remastered

di: Simone Cantini

Se c’è un aspetto non certo marginale che Dark Souls Remastered ha lasciato intatto di quanto visto quasi 7 anni fa, sicuramente è quello che ruota attorno alle imprecazioni che il titolo From Software è in grado di scatenare. Il che, da un punto di vista strettamente conservativo, potrebbe essere anche visto come un bene, un dovuto segno di rispetto nei confronti di una delle produzioni più importanti della scorsa generazione di console. Vero è, però, che a quella parola che si accompagna al titolo non può essere affiancata soltanto questa imprescindibile (parlando di un soulslike) feature: infatti il ritorno a Lordran non si è privato di qualche ulteriore chicca accessoria che, finalmente, riesce a rendere pienamente giustizia alla visione di Miyazaki-san e soci.

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È bello doppo il morire vivere anchora

Domanda facile facile, di sicuro alla portata di ogni amante del gaming che si rispetti: che differenza c’è tra un remake e un remaster? Avete 10 secondi per rispondere, dopodiché ci penserò io ad illuminare i dubbiosi. Bene, visto che il tempo che avete impiegato a leggere le parole precedenti dovrebbe essere stato sufficiente a far esaurire il timer, vi dirò subito che ciò che separa la rimasterizzazione dal rifacimento completo è da ritrovare principalmente nella riscrittura totale di alcuni aspetti del gioco in questione, siano essi meccanici che estetici. Ecco perché chiedere a Dark Souls Remastered più di quanto abbia già fatto, lo porterebbe a veder cadere la terza parola dal proprio nome: l’esperienza proposta da Namco Bandai, difatti, è (quasi) esattamente la medesima che ci siamo gustati nel lontano 2011, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Il ritorno a Lordran sarà pertanto caratterizzato dal medesimo ritmo della versione originale, dagli stessi scorci e dagli stessi bastardissimi espedienti messi in campo dal team nipponico, che ritroveremo nello stesso posto in cui ci fecero stramazzare in una pozza di sangue qualche anno fa. Il lavoro svolto dai ragazzi di QLOC, i responsabili di questa nuova versione, si è difatti rivolto principalmente nel miglioramento delle performance generali del titolo, che adesso può essere finalmente giocato a 60 solidissimi frame al secondo. Sì, persino mentre ci si aggira lungo la maledettissima Città Infame. Può sembrare un’aggiunta quanto mai marginale, ma una volta impugnato il pad ci si rende perfettamente conto di come fosse questa l’unica strada percorribile per non snaturare uno dei titoli più importanti degli ultimi anni. Poter attraversare la meravigliosa mappa di gioco senza chiudere malvolentieri un occhio al cospetto dei celeberrimi cali di fluidità, riesce a rendere ancora più maestosa la visione di Hidetaka Miyazaki, che può essere adesso apprezzata così come avrebbe dovuto essere sin dal principio. Certo, trattandosi di un remastered si dovrà un attimo scendere a compromessi con un gameplay decisamente invecchiato, specie se confrontato con gli ultimi sviluppi della serie, ma entrare nel mood della produzione sarà solo questione di attimi per i veterani. D’altro canto i nuovi arrivati si ritroveranno a sudare ben più delle classiche sette camice, specie se si sono approcciati alla saga dal terzo episodio, ma una volta metabolizzata la più accentuata rigidità del sistema di controllo, perdersi in quello che rimane ad oggi il capitolo migliore sarà un’esperienza indimenticabile.

 

Il massimo con il minimo

Sul versante puramente estetico, gli sforzi profusi nella realizzazione di Dark Souls Remastered, comunque, sono riusciti ad andare un pelo oltre il mero upscaling grafico, fermo restando che le geometrie originali così come la maggior parte delle texture non sono state minimamente riviste. Ciò nonostante, ad un occhio attento, è impossibile non notare un sistema di illuminazione migliorato, così come è risultata arricchita la resa di alcune superfici (le armature metalliche su tutte). Certo, almeno su PS4 Pro ed Xbox One X sarebbe stato lecito aspettarsi qualche opzione accessoria (salutate con la mano l’HDR e i 4K nativi), ma evidentemente il team non è stato dello stesso avviso. Solidissimo il comportamento di Dark Souls Remastered anche in ambito online, le cui bizze passate sono fortunatamente un lontano ricordo: durante le mie prove evocare ed invadere è sempre stato un piacere e tutto è scorso liscio come l’olio, senza palesi episodi di lag. I meriti di questa abbondanza sono da ritrovare nell’abbandono del peer-to-peer in favore dei mai troppo lodati server dedicati. La componente online è stata, inoltre, foriera anche di un’altra piccola rivoluzione, che ha portato a 6 il numero di giocatori evocabili contemporaneamente in occasione del PvP. Presenti anche altre modifiche secondarie e non certo invasive, come la possibilità di cambiare Patto presso qualsiasi falò, ma si tratta di aggiustamenti che non snaturano in alcun modo la solidità dell’esperienza originale. A chiudere il cerchio di pensano i DLC rilasciati a suo tempo, che ritornano in tutta la loro scintillante bastardaggine anche in Dark Souls Remastered e che, uniti ad un prezzo di vendita budget, rendono ancora più appetitosa questa allegra scampagnata a Lordran.

Di solito non sono mai morbidissimo nei confronti di rimasterizzazioni ridotte al minimo, ma stavolta chiedere di più sarebbe davvero stato fuori luogo. Dark Souls Remastered difatti si porta in dote l’unica modifica in grado di rendere ancor più appetibile il gioco originale: già il semplice fatto di poter affrontare nella maniera più fluida possibile l’avventura, unita alla presenza dei DLC, di un prezzo budget e qualche altra minore limatura, basta per rendere ancora una volta affascinante smadonnare in compagnia del lavoro firmato From Software. Certo, sul lato grafico sarebbe stato più che lecito aspettarsi qualche guizzo ulteriroe, resta comunque il fatto che Dark Souls Remastered rimane ad oggi la migliore occasione per gustarsi questo imperdibile titolo, il cui valore non ha fatto altro che consolidarsi con passare degli anni, rimanendo ancora oggi il miglior soulslike sulla piazza.