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Recensione Cygni: All Guns Blazing

di: Simone Cantini

Sin dai tempi di Spacewar, nel lontano 1962, il mondo dei videogame ha sempre avuto una fascinazione per le battaglie spaziali, finendo con il rendere quello degli shoot ‘em up uno dei generi più popolari ed apprezzati di sempre. E da quel lontano e primitivo antenato del nostro passatempo preferito, di acqua sotto i ponti ne è passata in abbondanza, trasportando con il suo scorrere imperturbabile tutta una serie di innovazioni e cambiamenti, che hanno in Cygni: All Guns Blazing, il loro ultimo e scoppiettante esponente.

Ci sono un pianeta, una pilota e degli alieni…

Se c’è un aspetto degli shoot ‘em up che è sempre stato restio a cadere, è la pressocché totale assenza di substrati narrativi. Blastare senza sosta agglomerati di pixel non hai mai avuto bisogno di chissà quali particolari giustificazioni. Sin da Space Invaders, erano sufficienti alcuni disegni stampati sui cabinati a raccontare il setting del gioco, lasciando interamente la scena all’abilità del giocatore. Cygni: All Guns Blazing, invece, cerca in parte di invertire questa tendenza, presentandoci un contesto decisamente più corposo del solito, pur senza esagerare: il titolo degli scozzesi ragazzi di KeelWorks, racconta la storia dell’omonimo pianeta del titolo, divenuto una colonia terrestre e minacciato dalla solita flotta di truppe aliene. Fin qua nulla di epocale, ma a rimpolpare un pizzico il tutto ci pensano delle cinematiche (spettacolare quella iniziale), che accompagnando l’inizio e la fine di ogni stage, ci permettono di approfondire un pizzico la nostra conoscenza del mondo di gioco.

A questo si aggiunge anche una sostanziosa enciclopedia, che fornire ulteriori informazioni relative a tutto quanto andremo ad affrontare nel gioco. Nonostante le buone ed apprezzabili intenzioni, il racconto messo in piedi da Cygni: All Guns Blazing rimane comunque molto sottotraccia, vuoi per la non certo esasperata originalità della sua scrittura, vuoi per la fisiologica impossibilità di trasformare in kolossal la distruzione selvaggia di orde di navicelle avversarie. Si tratta comunque di uno sforzo apprezzabile che, sebbene non possa certo ribaltare il giudizio generale, dimostra la volontà di dare vita ad una produzione più sfaccettata del solito.

No pain, no gain

La voglia di rompere in parte gli schemi del genere emerge in maniera decisa anche quando ci sediamo (virtualmente) a bordo della nostra scattante navicella, ed iniziamo a prendere confidenza con le meccaniche che regolano il gameplay di Cygni: All Guns Blazing. La tradizione ci insegna come negli shoot ‘em up la chiave per il successo risieda nell’evitare continuamente i proiettili avversari. Nel titolo KeelWorks ciò è vero solo in parte, a causa del modo in cui viene gestita l’energia del nostro velivolo: premendo i due dorsali del pad, sarà possibile decidere in ogni momento se prediligere la potenza di fuoco o gli scudi di protezione. Tale selezione, legata al riempimento di alcuni settori di una coppia di barre luminose, sarà regolata dalla continua raccolta delle celle energetiche che verranno rilasciate di volta in volta dai nemici abbattuti. Questo comporterà, in tantissime situazioni, l’impossibilità di evitare di essere colpiti dai numerosissimi proiettili che invaderanno lo schermo, rendendo decisamente tattici gli approcci alla lotta: sacrificare una porzione di scudo per recuperare tre celle, oppure continuare a schivare, aspettando un posizionamento più tranquillo? A voi la scelta.

Tale meccanica, inoltre, andrà ad influire sulla nostra potenza di fuoco, visto che l’unico modo per infliggere più danni sarà quello di indirizzare la nostra energia di bordo verso gli strumenti di offesa, data l’assenza di power up dedicati o differenti opzioni belliche. A complicare in parte lo scenario ci pensa anche la presenza di una duplice modalità di sparo (aria/aria e aria/terra), ciascuna legata ai due grilletti del pad, e che dovremo alternare per poterci di volta in volta liberarci delle truppe volanti o di quelle terrestri che si presenteranno nello stage. L’idea funziona a dovere, grazie anche alla decisione di ibridare il sistema di puntamento con meccaniche care ai twin stick shooter (potremo direzionare il flusso di proiettili tramite lo stick analogico), ma finisce comunque per rendere tutto sommato secondaria la possibilità di sparare a terra, visto che il grosso delle minacce sarà in prevalenza volante.

Comunque vada, il tasso di sfida si attesta su livelli decisamente impegnativi, anche a difficoltà standard (in cui avremo a disposizione una sola vita: esaurire lo scudo significherà game over), vista la mole impressionante di minacce che ci verranno vomitate addosso e la durata non certo esigua di ciascuno dei livelli della campagna (parliamo anche di una quindicina abbondante di minuti). Fortunatamente, per permettere a tutti di prendere debita confidenza con le meccaniche di gioco, è presente anche una modalità facile, che grazie all’introduzione di 3 vite complessive per stage, permetterà a chiunque di gustarsi il gioco, sacrificando però la caccia all’high score.

Portare a termine ciascuna sortita, ci ricompenserà poi con alcuni punti, che potremo spendere nella schermata dei potenziamenti. Qua sarà possibile sbloccare strumenti di fuoco accessori, potenziare quelli già in nostro possesso, oppure creare dei loadout personalizzati (switchabili in tempo reale), modificando la traiettoria e la forma del nostro getto di proiettili. L’idea è sicuramente interessante ed impatta positivamente sul fattore longevità, visto il modo assai parsimonioso con cui si viene premiati, a dispetto di un costo medio di ciascun power up assai più consistente. Peccato che l’interfaccia generale sia un assai caotica e poco intuitiva, oltre che davvero bruttina da vedere. A chiudere il cerchio delle opzioni ludiche, troviamo l’immancabile modalità arcade, accessibile quasi al termine della campagna, a cui si aggiunge la possibilità di giocare in locale assieme ad un amico, così da rendere più agevoli e spettacolari le nostre partite. Peccato che, a meno di non essere dei fanatici delle classifiche online e delle performance esagerate, Cygni: All Guns Blazing offra una mole contenutistica non certo esagerata, con la campagna che può essere completata in poco meno di 3 ore. Nemici permettendo, ovviamente.

Che bella invasione

Tra gli aspetti sicuramente più impressionanti di Cygni: All Guns Blazing deve essere considerato, senza dubbio alcuno, l’aspetto meramente scenografico del tutto. Realizzato per mezzo dell’Unreal Engine 5, il gioco firmato KeelWorks brilla per pura realizzazione tecnica, grazie ad una grafica altamente spettacolare e dettagliatissima. Gli stage sono davvero una gioia per gli occhi (bellissimo il primo), grazie ad un quantitativo spropositato di elementi su schermo, siano essi minacce attive che puri elementi di contorno. Gli stessi avversari godono di una cura che rasenta il maniacale, con i giganteschi boss capaci di rubare letteralmente la scena per complessità ed animazioni. Gli stessi effetti particellari si sprecano, dando vita ad un dedalo di proiettili e scie luminose a tratti abbacinante. Il rovescio della medaglia, in attesa di qualche fix in corso d’opera, è rappresentato da sporadici rallentamenti in presenza di tonnellate di oggetti, sicuramente avvertibili e marcati, ma fortunatamente non in grado di inficiare in maniera irreparabile l’esperienza.

Bellissimo da vedere e dotato di una propria personalità, Cygni: All Guns Blazing rappresenta un interessante approccio al mondo degli shoot ‘em up. Se i tentativi di fornire un substrato narrativo sono risultati non troppo convincenti e riusciti, è sul fronte del gameplay e della messa in scena che la produzione targata KeelWorks riesce a dire la sua. A meccaniche di gioco peculiari e dotate di un pizzico di tattica, si accompagna una presentazione visiva di assoluto spessore, capace di dare vita a scontri a fuoco altamente spettacolari. Certo, la longevità generale non è certo stellare (difetto comunque tipico del genere), così come risulta marginale la possibilità di sparare a terra, ma tolte queste incertezze il debutto sulla scena del team scozzese non può che risultare assai convincente.