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Recensione Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy

di: Simone Cantini

Oramai il nostro piccolo mondo videoludico si è visto (quasi) spogliato di tutti i suoi confini e di tutte le sue radicate certezze, trasformandosi in un calderone in cui ciascuno di noi può avere ogni cosa desideri. A patto di saper pazientare un po’, ovviamente. Ecco, se 22 anni fa vi avessero detto che nel 2018 sarebbe stato possibile giocare alla trilogia originale del peramele più famoso del globo anche su macchine non Sony, non sareste scoppiati in una prorompente risata? Che avrebbe finito per esaurire la sua potenza solo con lo sbarco della Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy su Xbox One e Nintendo Switch.

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Non ci eravamo già visti prima?

Avvolti nello sfavillante mantello della memoria, capace di rendere praticamente sacri ed intoccabili i titoli che hanno saputo caratterizzare la nostra spensierata giovinezza, i tre capitoli della saga che fu Naughty Dog capaci di fare la fortuna di PS1, tornano tra noi grazie al lavoro dei ragazzi di Vicarious Vision che, per conto di Activision, si sono visti recapitare tra le mani questa scottantissima patata. Sì, perché anche solo pensare di poter toccare un’opera di questo spessore emotivo, che ha anche l’aggravante di essere stata sviluppata da un team capace di divenire nel tempo un sacro feticcio, avrebbe potuto trasformarsi in una pericolosa bomba ad orologeria. Che fortunatamente, visto l’impeccabile modo con cui i ragazzi di Vicarious Vision si sono approcciati al lavoro, ha finito per disinnescarsi felicemente. La scelta vincente compiuta con la Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy, difatti, è stata semplicemente quella di mantenere inalterata la struttura delle produzioni originali, limitandosi ad intervenire unicamente sul versante tecnico/estetico. I tre giochi, quindi, mantengono inalterati tutti i loro schemi ludici, il loro ritmo, il loro sviluppo e le loro magagne, figlie di un’epoca remota del gaming. Ogni minima sezione degli stage che animano il trittico di avventure di Crash è rimasta saldamente ancorata al proprio posto, là dove i nostri ricordi ne avevano archiviato l’ubicazione. Riprendere il controllo di Crash, quindi, diviene quasi una sorta di esercizio mnemonico piacevolissimo in ottica puramente emotiva, ma che viene reso agrodolce dagli anni che hanno contraddistinto questa separazione forzata. Rammolliti da decenni di giochi che hanno visto abbassare in maniera drastica il tasso di difficoltà, al punto da essere praticamente autogiocanti, l’impatto con il Crash Bandicoot originale potrebbe essere quanto mai devastante, a causa di un’intransigenza del gameplay decisamente old school. Gli stessi comandi, inoltre, presentano ancora tutte le loro spigolosità primitive, rendendo quasi maniacale l’esecuzione delle varie mosse del nostro Bandicoot. Se è vero che modificare anche una semplice virgola degli schemi avrebbe rappresentato una sorta di sacrilegio imperdonabile, è pur vero che una smussatura al sistema di controllo non avrebbe rappresentato un’onta così grave, anche in virtù del fatto che questi 22 anni hanno segnato un aumento esponenziale delle prestazioni dei controller. Vabé, saranno felici i filologi più integralisti. La situazione, comunque, finisce con il mitigarsi un poco man mano che procediamo all’interno della trilogia che, passando da Crash Bandicoot 2 fino a giungere a Warped, finisce con il restituirci un’esperienza sì ancorata ad un modus giocandi decisamente desueto, ma anche foriero di tutte le migliorie e gli affinamenti che Naughty Dog seppe a suo tempo riversare nella propria creazione.

Ristrutturare casa

Se, come già detto, la struttura della Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy ricalca in maniera fedelissima il lavoro originale, è sul versante tecnico che i ragazzi di Vicarious Vision hanno pensato bene di riversare tutta le proprie capacità, ricostruendo da zero ogni singolo frammento dei tre giochi ospitati nella collection. Il team, difatti, prendendo a modello gli schemi originali, si è prodigata in un lavoro di ammodernamento che sfiora il maniacale, ricreando con geometrie decisamente più attuali ogni poligono messo sullo schermo a suo tempo da Naughty Dog. E bisogna dire, una volta avviato il software, che il risultato raggiunto è davvero eccellente su home console. È su Switch che, dati alla mano, le prestazioni risultano decisamente ridimensionate (soprattutto in modalità dock), con una pulizia dell’immagine non proprio ottimale. È però in modalità portatile che, nonostante una risoluzione non certo sconvolgente, la Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy riesce a sopperire alle sue lacune tecniche con gli indubbi vantaggi che derivano dal poter tenere questo universo sempre a portata di mano: passare dal giocare gli originali PS1 emulati su PS Vita a questo è un salto davvero notevole, credetemi! Ci sarebbe anche un livello inedito, compreso nelle versioni per macchine Microsoft e Nintendo (e reso disponibile gratuitamente per gli utenti PS4), ma nel quadro generale, visto anche il suo non esibirsi in guizzi particolari, rimane comunque un’aggiunta decisamente marginale.

 

Come sempre mi accade in occasione dei remake, il giudizio che trovate sintetizzato nel voto finale è da riferirsi unicamente al lavoro di ammodernamento svolto da Vicarious Vision che, a meno di essere completamente sordi e ciechi, è decisamente degno di lode. Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy, almeno da un punto di vista squisitamente tecnico/estetico, si configura come un riuscito figlio dei nostri tempi videoludici, moderno ed accattivante quanto basta. Le rigidità, a voler proprio essere pignoli, risiedono nelle meccaniche ingessate dell’epoca PS1, sulle quali non mi permetterei mai di esprimere un giudizio, anche se è vero che una leggera limatura alla precisione dei controlli non l’avrei trovata così scandalosa. Alla fine dei giochi, comunque, Crash Bandicoot: N.Sane Trilogy rappresenta uno dei remake più interessanti e riusciti dell’attuale panorama videoludico, il cui successo speriamo possa portare in dote un capitolo inedito, in grado di dimostrarsi degno di raccogliere la pesante eredità di questa trilogia.