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Recensione Coffin Dodgers

di: Simone Cantini

Se penso ai giochi di kart più che al Mario motorizzato la mente corre subito a Wacky Wheels, titolo distribuito nel lontano 1994 da Apogee sotto forma di shareware. Erano gli anni della mia tarda adolescenza, ma ricordo ancora le sfide in split screen fatte con il mio amico Alessando, il tutto senza sborsare neppure una Lira, visto che la versione base si poteva trovare in forma gratuita praticamente all’interno di qualsiasi rivista di informatica. E a dispetto del mancato esborso richiesto per lanciare l’eseguibile, il divertimento era davvero tanto, al punto che ancora oggi, ripensando a quegli anni quasi spensierati, mi chiedo come sia possibile chiedere quasi 12 Euro per un qualcosa come Coffin Dodgers.

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La morte viene, silenziosa come un’alce

La trama in un racing ha la stessa utilità di quella di un porno: c’è, ma tutti sono comunque concentrati sull’azione. E Coffin Dodgers non fa nulla per sottrarsi a questo dato di fatto. Le vicende si svolgono nella cittadina di Sunny Pines che, un bel giorno, vede palesarsi la Morte in persona, decisa a reclamare le anime di 7 arzilli vecchietti. Questi, affatto felici di tirare prematuramente le cuoia, vedono bene di sfidare la triste mietitrice in una gara a bordo di scooter elettrici. Una premessa davvero bizzarra e simpatica ma che, ahinoi, finirà per non avere alcun influsso benefico sull’ossatura di Coffin Dodgers. Una volta scelto il nostro avatar tra i sette disponibili, differenti tra loro unicamente per estetica, non dovremo fare altro che lanciarci in una serie di mini campionati da tre gare ciascuno, con lo scopo di non chiudere in ultima posizione e passare a miglior vita. Certo, messa così la sostanza non sembra differire molto dai kart racing più blasonati, ma se il tutto viene condito da un sistema di guida approssimativo, un level design dei tracciati risibile e privo di qualsiasi deviazione o percorso alternativo, non è che rimanga molto spazio per l’entusiasmo. A ciò si va ad aggiungere una durata della campagna ridicola (ho concluso il tutto senza mai perdere in meno di 45 minuti) e che non offre alcun incentivo ad essere replicata, se non quello di sbloccare un finale alternativo giocando nei panni della morte (eh, non vedo l’ora, guarda!). Praticamente superflui risultano anche i canonici power up di cui sono disseminati i tracciati che, pur essendo in linea con quanto visto in altri giochi, risulteranno inutili dato il loro ridicolo raggio di azione. Il tutto va ad impattare profondamente sull’andamento delle gare che, complice anche una IA quasi impeccabile, renderà davvero difficile ribaltare la propria posizione qualora si dovessero commettere troppi errori. Certo, non manca la possibilità di upgradare il proprio veicolo spendendo i crediti guadagnati durante le corse, ma visto il quantitativo minimo di denaro accumulato tra un gara e l’altra sarà difficile arrivare ai titoli di coda con uno scooter altamente performante. A tentare di arricchire un minimo un piatto sin troppo scadente ci pensa una assurda modalità free roaming, all’interno della quale saremo chiamati a recuperare degli oggetti prima che finisca il tempo a nostra disposizione. Peccato che tale feature, oltre ad essere terribilmente noiosa, non offra il benché minimo incentivo ad essere giocata, dato che non si porta in dote alcun tipo di stimolo: si accumulano punti solo per il piacere di farlo, senza ottenere ricompense. Un successo. Come se non bastasse, oltre a costare di più rispetto alla versione PC, su PS4 e Xbox One Coffin Dodgers si vede spogliato del competitivo online, limitando il tutto allo split screen a quattro giocatori. Capisco che trovare altri temerari disposti a comperare il gioco, magari anche dall’altra parte del globo, sia davvero difficile, ma non vedo il piacere nel pagare di più per avere di meno.

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Brutta, ti guardi e ti vedi brutta

Bene, abbiamo già detto quanto la sostanza ludica di Coffin Dodgers sia davvero scadente ma, giusto per citare un altro titolo di quei gloriosi anni ’90 passati davanti al PC, anche un certo MegaRace aveva una giocabilità simile a quella di un flipper senza palline, però condita con un impatto estetico incredibile per l’epoca. Ecco, Coffin Dodgers invece ha scelto la via della coerenza, abbinando un gameplay mediocre ad una realizzazione grafica altrettanto deludente. Se non fosse per l’alta definizione ci troveremmo al cospetto di un impatto scenico in grado di sfigurare anche dinanzi alle peggiori produzioni per PS2: modelli poligonali elementari, texture blande, scenografia assente (attorno alle case c’è il NULLA totale), insomma niente pare salvarsi. Ecco, giusto un pelo il sonoro, ma soltanto perché le musichette sono in linea con la trama bizzarra. Stendiamo inoltre un velo pietoso sulla localizzazione dei testi in italiano che, seppur pochissimi, hanno visto magicamente scomparire del tutto le lettere accentate. Di certo non è bello leggere parole mozzate dopo che hai speso dei soldi.

Coffin_Dodgers_Garage

Inutile girarci attorno, Coffin Dodgers non merita assolutamente gli 11,99 Euro richiesti per scaricare il giga abbondante di dati che lo compongono. Una produzione del genere, piatta, scarsamente longeva e realizzata in maniera approssimativa, riuscirebbe a sfigurare anche nel magico mondo dei freeware. Se proprio dovete buttare via i vostri quattrini vedete di dirottarli su qualche altra produzione digitale, non importa quale: difficilmente riuscirete a scegliere peggio di così.