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Recensione Cocoon

di: Federico Lelli

Quando il tuo nome è Jeppe Carlsen, lead designer dietro quei due gioielli che sono Limbo e Inside, è normale che si crei una certa aspettativa dietro il tuo prossimo progetto, soprattutto se nasce in seno ad un nuovo studio: Geometric Interactive. Con COCOON si cambia stile rispetto ai giochi di Playdead già visti ma c’è una chiara continuità nel puzzle design e nella solidità dell’esperienza, vediamolo insieme.

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Frattali videoludici

La sfida più grande che COCOON offre a chi vi scrive è quella di descrivere il gameplay senza far esplodere il cervello al lettore o, peggio, risultare banale.

Il nostro avatar, un insetto umanoide appena uscito dal suo bozzolo, si trova ad esplorare un mondo scifi tecno-naturale pronto ad interagire con leve, meccanismi e macchinari vari per farsi strada attraverso i vari livelli. COCOON parte infatti come un puzzle game con visuale isometrica dall’alto, dove gli enigmi sono sempre dedicati alla progressione, ma ben presto ci svela la sua unicità: la possibilità di entrare e uscire dai mondi di gioco. Ogni ambiente, che possiamo portarci dietro sotto forma di sfera colorata, può essere infatti connesso agli altri grazie a particolari piattaforme che ci permettono di vedere uno scorcio all’interno del globo e “saltare” al suo interno.

Se all’inizio le connessioni tra i livelli saranno usate per aggirare ostacoli, magari in maniera più semplice usando un portale diverso per l’entrata e l’uscita, ben presto dovremo imparare a pensare in maniera più laterale, inserendo più mondi uno dentro l’altro per spostarli nelle zone successive, fino ad arrivare a veri e propri enigmi-inception dove le azioni perseguite nel globo superficiale possono impattare anche uno o due pianeti più in profondità. Entrare ed uscire dagli universi in maniera intelligente ci permette di risolvere puzzle letteralmente fuori dalla scatola, ampliando l’ambiente in maniera dinamica e mai prevedibile, fino al culmine con delle boss fight ragionate sul potere di ogni mondo specifico.

Il puzzle design è sempre impeccabile e solidissimo: le sfere che trasportiamo possono essere usate anche come chiavi o come poteri aggiuntivi per sbloccare nuove zone prima inaccessibili, aumentando in maniera esponenziale le possibilità di interazione con l’ambiente di gioco e, nonostante la complessità, gli sviluppatori hanno sempre il pieno controllo della situazione e non succede mai di rimanere intrappolati in una zona senza le risorse necessarie per superarla. Il bilanciamento degli enigmi è ben calibrato e COCOON si premura sempre di introdurci le sfide in maniera progressiva, costruendo ogni soluzione sulle precedenti.

La cosa veramente straordinaria però è che senza tenerci la mano in nessun modo il gioco ci spiega tutto quello che vi ho appena detto senza utilizzare una sola parola. In pieno stile minimale non ci sono scritte, video, tutorial, freccine o simboli lampeggianti a dirci dove andare o cosa fare con le sfere, i portali e gli altri meccanismi con cui dobbiamo interagire ma, grazie al game design preciso come un orologio, tutto scorre in maniera naturale e intuitiva.

Anche se parliamo di un prodotto indie la direzione artistica di alto livello riesce a proporre universi ben distinti tra loro e visivamente interessanti senza usare troppi poligoni, le animazioni sono sempre ben dettagliate e funzionali e il passaggio da un mondo all’altro è un effetto che nel suo piccolo riesce comunque a colpire considerando che non ha bisogno di caricamenti di sorta. Le sonorità ambientali perlopiù minimali e elettroniche fanno il paio con una sound design sempre attento al dettaglio.

COCOON è il puzzle game perfetto: la realizzazione impeccabile e la cura nella proposta e varietà degli enigmi non può deludere i solutori più abili e gli appassionati. Il suo minimalismo e il dare per scontate alcune meccaniche standard del genere possono essere un problema per i neofiti, ma una volta fatte le ossa è sicuramente un gioco capace di dare grandi soddisfazioni a tutti.