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Recensione Chernobyl Again

di: Simone Cantini

Ognuno di noi ha le sue piccole follie, passioni strane che viene talvolta difficile spiegare. Una delle mie è relativa all’attrazione per tutto quanto riguarda il disastro della centrale nucleare di Chernobyl, siano essi documentari, film o, come nel caso in questione, videogiochi. Sarà perché in quel lontano 1986 c’ero già, e per quanto bambino ho vissuto personalmente (seppur con estrema leggerezza) i timori e le paure legate a questo evento epocale. Ecco perché quando ho letto in rete dell’arrivo di Chernobyl Again, i miei sensi di gamer non hanno potuto fare a meno di drizzarsi, curiosi di vedere cosa ci avrebbe riservato il titolo diretto alla realtà virtuale.

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Siamo alla fine del ventesimo secolo…

La storia di Chernobyl Again ci cala nei panni di Olena Ponomarenko, agente di misterioso bureau i cui membri sono in grado di viaggiare nel tempo, con l’obiettivo di porre rimedio a situazioni catastrofiche. Ed il caso vuole che, stavolta, l’oggetto della nostra missione sia quello di impedire l’esplosione del reattore nucleare in questione, nel mentre saremo intenti a dare la caccia ad un pericoloso terrorista temporale. Sarà questa l’occasione per visitare luoghi tristemente iconici, come la sala di controllo di Chernobyl, il devastato parco giochi della cittadina di Pripyat ed il gigantesco radar Duga, tutti minuziosamente ricostruiti sulla basa delle location originali. Una storia sicuramente interessante ed intrigante, in cui non mancherà qualche colpo di scena e che, nel corso delle circa 5 ore necessarie a giungere ai titoli di coda, saprà incuriosire al punto giusto, grazie anche al setting affascinante. Non aspettatevi, però, le consuete minacce che da tradizione imperversano nelle produzioni che sfruttano la zona di esclusione, dato che Chernobyl Again si configura come un puzzle game narrativa, piuttosto che come un prevedibile survival.

Lottare con la mente

Non ci sono mostri da combattere o aberrazioni nate dalle radiazioni ad attentare alla nostra vita in Chernobyl Again, dato che il nostro unico nemico/alleato sarà il nostro cervello. Le varie ambientazioni che potremo visitare grazie ad una valigetta in grado di farci viaggiare nel tempo (che fa tanto live action di Umbrella Academy), saranno caratterizzate da enigmi che dovremo risolvere, talvolta anche in fretta per poter scongiurare il game over. Per giungere alle varie soluzioni, laddove non saremo in presenza di veri e propri rompicapo fisici, sarà necessario esaminare le location, per recuperare gli oggetti necessari per poter proseguire l’avventura. L’esperienza è risultata essere estremamente fisica, data la possibilità di manipolare un gran numero di oggetti.

Quello che dovrebbe essere il punto forte della produzione, però, rappresenta anche un aspetto in grado di mettere in evidenza i limiti del gioco, a causa di un sistema di interazione non sempre precisissimo e puntuale. Questo si scontra, inoltre, con una gestione dell’inventario davvero scomoda, dato che l’orologio quantistico che indossiamo al polso non è certo comodissimo da utilizzare. La stessa lettura degli enigmi risulta a tratti abbastanza criptica, con il gioco che finisce per lasciare il giocatore in balia degli eventi, fornendo giusto una semplice imbeccata (maledetta antenna!). Sicuramente chi cerca una sfida senza compromessi non potrà che apprezzare la decisione, ma confesso che un approccio più morbido sarebbe stato maggiormente apprezzato, soprattutto nelle sequenze a tempo. Portate pazienza, pertanto.

Vivida decadenza

Il lavoro svolto nella realizzazione degli ambienti è, indubbiamente, uno degli aspetti più riusciti di Chernobyl Again. In tal senso vedere il nome Farm 51 indicato nei credits iniziali, non poteva che rappresentare una garanzia in tal senso, vista la conoscenza del setting che lo studio ha dimostrato di possedere, grazie a produzioni come Chernobylite ed il documentario per realtà virtuale Chernobyl VR Project. Questo ha portato ad una resa visiva sicuramente riuscita e convincente, che è stata in grado di restituire ambienti estremamente realistici e dettagliati, un vero e proprio plus per quanto riguarda l’immersione. Meno ficcante il comparto sonoro, a causa di un doppiaggio non proprio all’altezza della situazione, così come non esente da qualche critica è risultata la traduzione testale nella nostra lingua, che mette in evidenza qualche spiacevole scivolone. Resta poi la questione dei controlli non sempre puntuali, oltre a qualche bug sparso che mi ha costretto a riavviare un paio di volte il gioco, ma in tal senso il team ha già promesso di stare lavorando ad una patch, che dovrebbe essere distribuita a poca distanza dalla recensione che state leggendo.

Rompendo la consuetudine ludica legata alla sciagurata esplosione del 1986, Chernobyl Again sceglie di proporci un’esperienza puzzle sicuramente particolare ed interessante, vuoi per la cura proposta nel progettare gli enigmi, vuoi per il peculiare setting in cui siamo chiamati ad agire. Peccato, allora, per i problemini tecnici che lo affliggono, che vanno ad affiancarsi ad alcune scelte di puro design onestamente rivedibili. Quello che resta è un’esperienza VR dall’indubbio fascino, ma che proprio per i motivi appena descritti non mi sento in grado di consigliare senza riserve a chiunque. Una prova discreta, che avrebbe magari necessitato di qualche piccola limatura aggiuntiva prima di essere pubblicata.