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Recensione Chants of Sennaar

di: Marco Licandro

Quando in passato avete giocato un titolo che successivamente è diventato un classico, ve ne siete resi conto al momento? Cos’è che rende un classico tale? È necessario che passino anni, che cambi la generazione, o è qualcosa che si capisce dal momento sin dalla prima sessione di gioco?

La sensazione giocando Chants of Sennaar, un puzzle adventure sviluppato da Rundisc e pubblicato da Focus Entertainment, è proprio quella di trovarsi davanti ad un titolo che entra immediatamente nella lista dei top titoli del genere, grazie ad un gameplay ingegnoso, semplice da comprendere, ed a tratti impegnativo, che vi regalerà una soddisfazione unica ed inebriante durante tutta la durata del titolo.

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Una torre di incomprensioni

Chants of Sennaar si basa sul mito della torre di Babele, introducendovi in un mondo dove le Persone della Torre vivono separatamente, incapaci di comprendersi. La leggenda dice che un giorno, un viaggiatore solitario, arriverà alla torre per riunire finalmente i suoi abitanti.

Da giocatore, sin da subito noterete come il titolo vi getti nel mondo di gioco senza troppi preamboli. A primo impatto vi godrete le bellissime visuali in cell-shading che donano personalità al titolo, nonché la bellezza dell’architettura della torre, ma il bello inizia dopo neanche due minuti di gioco, quando verrà introdotta la funzionalità più accattivante: la traduzione.

L’intero mondo di gioco non presenterà nessuna lingua a noi conosciuta, e tutto verrà scritto con il linguaggio, fatto interamente di glifi, conosciuto dalla regione della torre in cui ci troviamo. Grazie ad ingegnosi puzzle, interagendo con l’ambiente o parlando con le persone, leggeremo i glifi corrispondenti a parole composte da aggettivi, oggetti, e verbi.

Questi glifi verranno automaticamente salvati in un menù di pausa dove potremo non solamente visionarli, ma persino selezionarli e appuntarvici un possibile significato. Quando avremo infine una chiara visione della possibile traduzione, il nostro protagonista creerà dei bozzetti a matita ai quali dovremo associare i glifi corrispondenti, così da confermarli ed iniziare a costruire la nostra comprensione personale della lingua.

È molto complesso riuscire a descrivere la sensazione brillante che questo processo ha sul nostro cervello, essendo noi, come esseri umani, incredibilmente abili e predisposti nel comunicare ed apprendere nuove lingue, ma basta dire che il modus operandi creato dal gioco è praticamente identico a quello che sperimentiamo nel mondo reale. Vi è una fase iniziale di incomprensione, una fase di ragionamento, memoria e connessione tra simbolo e gesto/figura, ed infine quel momento magico dove pensiamo “ho capito!” traducendo il fatidico glifo e rendendolo finalmente comprensibile.

Il taccuino, accessibile con un pulsante apposito, fa faville a questo proposito. La possibilità di appuntare i possibili significati verrà traslata direttamente a schermo, proprio accanto ai glifi, aiutandoci a comprendere il significato generale della frase, o in caso di errore aiutandoci comunque a scartare la possibile traduzione.

Non solo glifi

Sicuramente il fatto di avere ben più di una lingua da apprendere e tradurre non è poca cosa, e già di per sé rende questo gioco un must-play, ma Chants of Sennaar come già detto è un puzzle adventure, con elementi distinti di entrambe le categorie. Sarà possibile muoversi nei vari ambienti, leggere le scritte, parlare con le persone, e tradurre quanto appreso, sì. Ma anche azionare leve, risolvere meccanismi complessi, perdersi in un labirinto, usare oggetti, sgattaiolare furtivamente, e persino fuggire da terribili mostri.

Tutto questo è parte integrante del titolo, mescolando saggiamente il tutto in modo tale da far fluire l’esperienza. Perché si, quando rimarremo bloccati in qualche puzzle senza sapere il da farsi, le cose diventano ovviamente frustranti, come in qualsiasi altro puzzle game. Il pregio di avere vaste aree esplorabili, è a sua volta un difetto, proprio perché non è sempre chiaro come risolvere un determinato puzzle. A volte dovremo persistere per capirne il funzionamento, altre sarà invece meglio lasciarlo stare momentaneamente per poterci tornare più avanti, quando avremo sbloccato una nuova area o entreremo in possesso di un determinato oggetto.

In tutto ciò è estremamente connesso il fattore traduzione, che farà sì da rendere il tutto più comprensibile. Ad esempio, un labirinto precedentemente complesso ed intricato, verrà reso una semplice passeggiata grazie alla lettura dei glifi che ci aiuteranno nella lettura della direzione. 

Dialetticamente brillante

Come viandanti, avremo a disposizione la possibilità di ristabilire la comunicazione, riportando l’equilibrio tra le varie culture. Sarà importante conversare con tutte le persone che incontreremo, e mentre inizialmente la priorità capire cosa dicono, una volta appresa la lingua sarà invece vitale comprendere il loro messaggio. Senza fretta, in maniera naturale e organica semplicemente giocando il titolo, apprenderemo di più sulle persone che abitano la torre, cercando di capire la motivazione delle loro differenze. Dopodiché, una volta che ci è chiara la situazione, potremo favorire la comunicazione facilitando loro una traduzione dei loro messaggi.

Ogni lingua ha i suoi glifi, nonché una struttura grammaticale che può differire dalla precedente. A seconda della cultura, esperienza, ed interessi, le parole utilizzate possono variare, passando da una comunicazione religiosa, ad una bellica, o ancora temi riguardanti l’arte o le scienze, aumentando di difficoltà per quanto riguarda la struttura delle frasi. Comprendere appieno i glifi e la loro struttura, ci permetterà di fare da traduttori grazie a determinate aree che fanno anche da teletrasporto, per muoverci comodamente tra i vari livelli.

Le difficoltà sorgono quindi non solo per via della complessità del glifo, ma nell’atto della traduzione è importante capire il contesto e utilizzare la parola in comune al quale entrambe le culture si riferiscono, nonostante questa possa essere tradotta in maniera diversa. Ogni lingua è ispirata da diverse culture, passando da quelle antiche a quelle medio orientali, nonché nordiche. E non parliamo neanche del momento in cui dovremo apprendere i numeri…

Il lavoro effettuato dal team di sviluppo è assolutamente sublime, così come lo è la capacità di rendere il gameplay semplice abbastanza così che il giocatore possa comprenderlo.

Gli scenari di gioco cambiano completamente da un piano all’altro, differendo nei colori, nelle ambientazioni, nell’architettura, ma mantenendo uno stile omogeneo, grazie ad un pattern costante che, sommato al cell shading, rende il tutto come se fosse un fumetto Europeo, ispirato da maestri quali Moebius, Philippe Druillet, e François Schuiten.

Non solo, la colonna sonora è a mio parere tremendamente azzeccata, in quanto si mescola in maniera naturale con l’esperienza generale, alternando momenti rilassanti a momenti di tensione, nonché ai silenzi, lasciando che il suono del paesaggio faccia da protagonista. Il team Rundisc, nella realizzazione, si è ispirato alle influenze medio orientali così come quelle medievali, utilizzando strumenti acustici e tradizionali per meglio rappresentare l’ambientazione originale del gioco.

Veniamo alle conclusioni

Cerco sempre di non sbilanciarmi quando un titolo esce così tanto dal coro da gettare una brezza fresca nel panorama videoludico, ma penso di avere tutte le ragioni nel dire che Chants of Sennaar sia un must-play per tutti gli amanti dei puzzle adventure. Un classico istantaneo, con uno stile originale e ben strutturato, che vi terrà assolutamente incollati nel corso delle sue 8, o meglio 12 ore nel mio caso, necessarie per arrivare alla conclusione/i. Per tutti i motivi citati, e per il prezzo di soli €19,99 al quale viene venduto, non posso che invitarvi a giocarlo sin da subito, essendo già disponibile, anche con una breve demo, su tutte le piattaforme: Playstation 5, Playstation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, e persino Nintendo Switch. Non avete scuse.