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Recensione Catherine: Full Body

di: Simone Cantini

Dopo eoni di latitanza sul suolo nostrano, con un catalogo invidiabile di produzioni destinate a non lasciare mai il suolo natio, negli ultimi anni Atlus sembra aver capito quanto anche i fan occidentali possano apprezzare senza riserve il modus creandi videoludico di stampo nipponico. Il successo della serie Persona, tanto per citare uno dei brand più importanti del publisher, ne è il lampante testimone, pertanto non stupisce constatare come su PS4 sia tornato uno dei titoli più interessanti apparsi nella scorsa generazione di console, ovvero quel bizzarro mix tra un puzzle game ed una sorta di avventura interattiva incarnato oggi in Catherine: Full Body.

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Lui, lei, l’altra e…

All’inizio fu un complesso triangolo amoroso, quello tra lo spiantato ed immaturo Vincent ed il binomio Catherine/Katherine, ovvero i due lati opposti del mondo amoroso sognato dal nostro stralunato protagonista. Un’avventura scritta in modo impeccabile, ricca di spunti di riflessione sociale davvero intriganti, capaci di dare corpo ad un piccolo microcosmo davvero difficile da dimenticare. Ma tra una birra con gli amici, un inconsapevole tradimento ed una serie di messaggi ammiccanti, la vita di Vincent sembrava destinata a non avere riposo neppure nel momento del meritato sonno, dato che una volta chiusi gli occhi e calato il sipario sul suo quotidiano, un nuovo incubo era subito pronto ad entrare in scena: catapultato in una sorta di inferno ovino, durante la notte Vincent era chiamato a scalare una ripidissima torre composta da cubi mobili, nel tentativo di arrivare indenne all’alba ed evitare di cadere letteralmente tra le braccia della morte. Due universi fortemente legati tra loro sul piano emotivo, ma anche decisamente differenziati in termini di puro gameplay: se nel diurno l’interazione tramite il pad serviva soltanto per interagire con i vari personaggi del gioco, in quella che può essere vista come una sorta di visual novel in 3D, le fasi notturne scivolavano rapidamente tra le pareti del puzzle game, con Vincent costretto a muovere i suddetti cubi nel tentativo di costruirsi letteralmente un scala verso la salvezza. Per forza di cose, grazie anche a blocchi dotati peculiari caratteristiche, power up e delle scalate contraddistinte dalla presenza di minacciosi boss, quest’ultima parte rappresentava l’anima più corposa della produzione Atlus, grazie anche a delle meccaniche intelligenti e ad un tasso di sfida stimolante. E Catherine: Full Body riesce abilmente a riportare in auge questo universo, non limitandosi però all’esile compitino, ma andando a rimpolpare il tutto con alcune interessanti caratteristiche. La più evidente di tutte è rappresentata dall’ampliamento della storyline che, riproponendo gli avvenimenti visti in originale, vede il proprio intreccio arricchito dalla presenza di un nuovo personaggio (Rin), oltre che di una serie di sezioni narrative utili ad approfondire il background dei character originali. Sono però le aggiunte fisiche al gameplay le più interessanti del lotto che, oltre alla possibilità di giocare il tutto anche in modalità Remix, che vede i livelli classici impreziositi da cubi dotati di inedite peculiarità, ci offre la possibilità di skippare in modo automatico le fasi puzzle, una vera manna per chi desidera unicamente godersi il lato più autoriale della produzione.

Incubo al cubo

Atlus, comunque, sembra non essersi davvero risparmiata sul fronte dei contenuti, pertanto ecco che il numero di livelli disponibili tanto in Super Rapunzel (la nuova versione dell’arcade presente nello Stray Sheep, il pub dove Vincent passa le serate), quanto nelle modalità Babel e Colosseum, è andato a raddoppiare. Ciliegina sulla torta è, inoltre, l’introduzione di una modalità online che, oltre alle canoniche classifiche, ci consentirà di sfidare in tempo reale un altro avversario. A chiudere il tutto ci pensa un rinnovato set di personalizzazioni per quanto concerne i vari livelli di difficoltà, così da rendere Catherine: Full Body accessibile davvero a tutti. A conti fatti, quindi, appare evidente come l’aspetto meno intaccato di questa riproposizione sia quello puramente estetico che, al netto delle scene inedite ed un leggero aumento della pulizia grafica, risulta quasi identico alla sua controparte passata. Il che, visto l’eccellente lavoro svolto a suo tempo, sia in fase di design che di pura realizzazione tecnica, non è certo un male, con un cel-shading che appare invecchiato decisamente bene e che rende l’impatto visivo molto vicino all’ultimo Persona. E scusate se è poco. Siamo dunque al cospetto di un remaster esente da difetti? Beh, a voler proprio andare a cercare il pelo nell’uovo si potrebbe rimproverare l’impossibilità di giocare il tutto nella sua forma originale, escludendo quindi le storyline inedite, ma si tratta di una feature che con tutta probabilità avrebbe rappresentato un plus solo per i puristi più integerrimi.

Catherine: Full Body è la lampante dimostrazione di come le idee intelligenti, realizzate ottimamente, possano ampiamente resistere alla prova del tempo, visto come al netto delle nuove introduzioni il titolo Atlus risulta ancora oggi fresco e divertente. Sarebbe però ingiusto non applaudire gli sforzi compiuti per ampliare un pacchetto già soddisfacente in origine, ma che viene comunque degnamente corroborato da una trama più ampia e corposa, oltre che da una serie di elementi ludici in grado di accontentare chiunque. Insomma, se avete una PS4 e non avete mai vissuto l’epopea di Vincente, Catherine: Full Body non può che essere un acquisto consigliatissimo, ma anche tutti coloro che sono già sopravvissuti a questa infernale settimana farebbero bene a prendere in considerazione la nuova incarnazione di questo incubo amoroso.