Recensione Call of Duty: Black Ops 6
di: Luca SaatiNuova proprietà, vecchie abitudini. Con l’acquisizione di Activision da parte di Microsoft nulla è cambiato (ad eccezione del Game Pass) per la serie Call of Duty con 15 studi impegnati e nuovi titoli che usciranno a cadenza annuale. Dopo due capitoli di seguito appartenenti alla sotto-serie Modern Warfare, sviluppati rispettivamente da Infinity Ward e Sledgehammer Games, quest’anno è il turno di Black Ops 6, frutto di una collaborazione di Treyarch e Raven Software, che abbandona il setting della Guerra Fredda e si sposta nei primi anni ’90. Come è ormai tradizione, anche il capitolo di quest’anno è suddiviso in tre parti ben distinte: campagna, multiplayer e zombies.
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Campagna
La campagna di Call of Duty: Black Ops 6 è ambientata durante l’Operazione Desert Storm della Guerra del Golfo. La storia mescola eventi e persone reali ad altri di fantasia portando il protagonista e gli suoi agenti Black Ops a lavorare sotto copertura in fuga dal governo degli Stati Uniti per fermare i piani del gruppo paramilitare Pantheon che vuole prendere il controllo della CIA.
La campagna presenta missioni di classica guerriglia come la prima missione ambientata in Iraq che ha dato inizio alla già citata Operazione Desert Storm, ad altre di spionaggio in cui il protagonista si infiltra in una raccolta fondi dell’allora governatore Bill Clinton o rapinare un casinò. Sebbene da un punto di vista narrativo la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 non si discosta molto dal classico blockbuster cinematografico, è nella sua struttura ludica che riserva più di qualche sorpresa con un mix di missioni danno vita a una campagna sempre divertente e mai noiosa.
Dopo una breve missione introduttiva, gli agenti Black Ops trovano un rifugio che funge da base operativa. Già in questo luogo vi è spazio per qualche puzzle ambientale che si riproporranno anche più avanti, ma soprattutto in questo hub è possibile migliorare le abilità passive del protagonista spendendo l’apposita moneta raccolta durante le missioni e accedere alla bacheca delle missioni. Quest’ultime presentano un buon mix di situazioni tra classiche situazioni action al cardiopalma e sequenze d’infiltrazione, con addirittura qualche variazione sul tema come una missione open world e un’altra semplicemente spettacolare di cui non dico niente per non rovinarvi la sorpresa.
Quella di Call of Duty: Black Ops 6 è una campagna intensa e adrenalinica che intrattiene per tutte e 8 le ore richieste per arrivare ai titoli di coda. Pecca un po’ di superficialità nei personaggi e nel voler proporre un plot piuttosto standard per il genere, ma non gli impedisce di essere una delle migliori campagne che la saga abbia visto negli ultimi anni.
Multiplayer
Il multiplayer di Call of Duty: Black Ops 6 non si discosta da quella che ormai è una componente ben nota ai fan in termini di contenuti e gameplay. Alla base c’è sempre quella velocità e frenesia tipica della serie che per l’occasione è arricchita da omnimovement, un sistema d’animazioni tutto nuovo che consente a ogni giocatore di correre, scivolare, strisciare e tuffarsi in qualsiasi direzione. Il sistema pad alla mano è molto intuitivo e offre un ventaglio di nuove tattiche al gioco da non sottovalutare affatto. Il problema, se così vogliamo definirlo, è che, complice anche il time to kill relativamente basso, aggiunge un tale dinamismo da rendere le partite così veloci da non riuscire a stargli dietro, specie nei primi momenti in cui si ha poca praticità con il sistema.
Questo perché omnimovement elimina tutti quei movimenti di raccordo rendendoli sostanzialmente superflui. Perché fare uno sprint e girare l’angolo quando si può direttamente effettuare uno scatto laterale per essere già pronto a sparare a tali minacce? Ovviamente il sistema va a influenzare anche il level design delle mappe che è stato ripensato proprio con questa feature ben in mente offrendo ostacoli da scavalcare, ripari bassi e quant’altro. A intaccare un po’ il divertimento del multiplayer vi sono solo un paio di problemi che sicuramente verranno risolti con le future patch: il bilanciamento della armi non proprio perfetto; e il respawn con i giocatori che spesso, soprattutto nelle mappe di piccole dimensioni, spuntano alle spalle dei giocatori avversari.
Sul fronte contenuti, già al lancio non si può essere insoddisfatti da quanto offerto dal multiplayer di Black Ops 6. Ci sono un totale di 16 mappe, di cui 12 per le modalità classiche e 4 cosiddette Strike. 10 le modalità con la presenza dei grandi classici come Deathmatch, Kill Confirmed, Tutti contro Tutti, Re della Collina e varianti sul tema, a cui bisogna aggiungere la nuova modalità Esecuzione in cui ogni squadra ha un bersaglio da proteggere e uno da eliminare con le uccisioni degli obiettivi che conferiscono punti aggiuntivi. Si sente in generale la mancanza di qualcosa di davvero inedito, ma la pletora di modalità viene incontro ai gusti di un po’ tutti i giocatori.
La personalizzazione è quella che ormai tutti i fan della saga conoscono: giocando si acquisiscono punti XP che permettono di salire di livello e sbloccare sempre più elementi come loadout, nuove armi e equipaggiamenti. Anche le armi hanno un livello personale che cresce mano a mano che si utilizzano sbloccando le mod che si possono installare così da personalizzare a proprio piacimento ciascuna bocca di fuoco. Nel loadout si possono anche equipaggiare delle Specialità che sono semplicemente delle abilità passive suddivise in tre differenti categorie: Esecutore, Ricognitore e Stratega. Al giocatore spetta la scelta di scegliere liberamente tre abilità passive, tuttavia scegliendone tre della stessa categoria si ottiene un ulteriore abilità passiva chiamata Categoria Combattiva. Infine ritorna il Prestigio sbloccabile solo una volta raggiunto il livello massimo suddiviso a suo volta in altri 10 gradi.
Il multiplayer di Call of Duty: Black Ops 6 continua su un cammino ormai ben tracciato dalla serie madre e sono sicuro non scontenterà i fan che passano ogni anno decine se non centinaia di ore sul gioco e continueranno a farlo anche in questa occasione visto il supporto previsto post-lancio a partire dalla Stagione 1 prevista tra pochi giorni.
D’altra parte chi non ha mai apprezzato questo tipo di gameplay così veloce preferendo ad esempio stile più riflessivo e in scala più grande Battlefield e soci difficilmente cambierà idea specie considerando la dinamicità extra data da omnimovement che effettivamente aggiunge quell’elemento freschezza a una componente altrimenti un po’ troppo ferma e statica da qualche anno a questa parte.
Zombies
A chiudere la gigantesca offerta ludica è Zombies che abbandona la struttura vista in Modern Warfare III per tornare alle radici della serie con una struttura basata sui round. La storia riprende da dove si era conclusa la modalità Zombies di Black Ops Cold War e, sebbene non rappresenti il punto di forza di questa componente del gioco, si lascia godere con piacevolezza a patto di chiudere un occhio (e anche un orecchio) sui dialoghi durante i combattimenti.
Al lancio sono presenti due mappe: Terminus e Liberty Falls. Ognuna di loro offre diverse ore di gameplay con missioni principali, sfide uniche e diversi easter egg. Anche qui il level design delle mappe è studiato attorno all’omnimovement che aggiunge quel quid in più rispetto al passato.
Il grande difetto (ma anche il grande pregio, dipende dai punti di vista) di Zombies è che si tratta di una modalità cooperativa che, in quanto tale, richiede una cooperazione così estrema tra i componenti della squadra che difficilmente si riesce a trovare con il matchmaking con il rischio di dover ricominciare tutto dall’inizio se si muore verso il finale. Si può comunque giocare a Zombies in solitaria e in tal caso sfruttare anche il salvataggio, ma è chiaro che questa modalità dà il meglio di sé in compagnia di amici o più in generale quando si ha una squadra affiatata.
Grafica dalla doppia faccia
Call of Duty: Black Ops 6 soffre un po’ della sindrome della doppia faccia sul fronte tecnico. Da un lato non si può che elogiare il comparto visivo messo in mostra durante la campagna singleplayer, dall’altro il multiplayer deve chiaramente scendere a compromessi col fatto che il motore di gioco è condiviso tra tutti i capitoli della saga e Warzone.
Il comparto singleplayer può vantare una grande cura in un po’ ogni elemento grafico a partire da degli ambienti ricchi di fascino e di dettagli, effetti particellari, illuminazione e modellazione dei personaggi. Quest’ultimi in particolare possono vantare delle espressioni facciali di grande livello che enfatizzano la recitazioni degli attori dando spessore alle cutscene, grazie anche a un’ottima regia cinematografica, musiche piacevoli e un ottimo doppiaggio in italiano. La campagna è insomma non solo bella da giocare, ma anche da vedere.
Il multiplayer, d’altra parte, punta a ribasso i dettagli grafici a favore di una stabilità del frame rate da primo della classe. Però c’è da spendere un elogio per le animazioni dell’omnimovement sempre perfette e mai problematiche.
Back in Black… Ops
Black Ops 6 è un Call of Duty sotto steroidi con una delle migliori campagne singleplayer che la serie ha offerto negli ultimi anni, un multiplayer ben rodato che prosegue sulla scia dei suoi predecessori e si rinfresca grazie all’introduzione dell’omnimovement e uno Zombies che ritorna alle origini. Non fa niente per far cambiare idea a coloro che non hanno mai apprezzato la serie, ma è anche vero che per loro ci vorrebbe una rivoluzione totale di cui questa saga non ne ha assolutamente bisogno.