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Recensione Call of Cthulhu

di: Gianmarco Forcella

Dopo aver letteralmente spopolato per anni come ambientazione per innumerevoli giochi di tavola, Call of Cthulhu ha finalmente ricevuto un adattamento videoludico, disponibile da oggi per PlayStation 4 ed Xbox One. Vediamo cosa ne pensa il nostro Gianmarco “St Jimmy” Forcella!

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Una storia lovecraftiana

L’anno è il 1924. Protagonista della storia è Edward Pierce, un veterano della Prima Guerra Mondiale che si è rifatto una vita come investigatore privato. Proprio nel momento della sua esistenza in cui rischia di chiudere l’attività per mancanza di casi, giunge la richiesta di indagare sulla morte della famiglia Hawkins, avvenuta nell’isola Darkwater al largo della costa di Boston.

L’impostazione di tutta la trama rispecchia perfettamente quello che ci si aspetta da una tipica partita ad un gioco di ruolo/libro lovecraftiano: scenari tetri, con personaggi che presumibilmente hanno problemi di alcol.

In termini di gameplay, Focus Home ha realizzato un videogioco che si avvicinasse il più possibile all’esperienza di un qualsiasi gioco da tavola ispirato a Cthulhu. Partiamo dall’inizio, ovvero dal sistema di crescita di Pierce, ispirato completamente per l’appunto alla controparte “fisica”: si hanno infatti diverse aree di sviluppo, come Occultismo, Investigazione, Psicologia che influenzano pesantemente le scelte che abbiamo nel gioco.

A dispetto delle aspettative, infatti, in Call of Cthulhu molte azioni intraprese da Pierce possono avere un riscontro nella storia: anche il semplice gesto di bere un bicchiere di alcol può cambiare il destino dell’investigatore. Il motivo è da ricercarsi nelle fondamenta di un tipico gioco lovecraftiano, ovvero il concetto di sanità mentale: il protagonista ha infatti, solitamente, un passato traumatico che cerca di dimenticare e, il venire esposto ad altri eventi traumatici durante il proseguimento della storia, gli fa perdere gradualmente la sanità. In sostanza, quindi, si potrebbe dire che nel gioco esistano due obiettivi: risolvere il caso ed evitare, il più possibile, di perdere totalmente la sanità mentale.

Durante l’esperienza di gioco sono presenti anche delle piccole sottomissioni che, se portate correttamente a termine, garantiscono degli elementi extra per la missione principale. Quest’ultimi sono molto spesso informazioni utili per poter colloquiare con altri personaggi e sbloccare dei “percorsi di dialogo” che, potenzialmente, possono cambiare la storia a cui si viene esposti.

Unica nota negativa, a nostro parere, è la totale assenza di un sistema di combattimento: il gioco infatti non prevede fasi di battaglia ma forza semplicemente il giocatore a lunghe fase di stealth, per evitare di essere scoperto dai vari NPC.

Grafica cthulhiana

Per quanto concerne il reparto grafico, Call of Cthulhu è stato sviluppato con Unreal Engine 4. Sebbene il motore grafico utilizzato sia garanzia di qualità, se ben utilizzato, gli sviluppatori hanno scelto di sacrificare il comparto visivo per poter curare maggiormente l’atmosfera e farla sembrare un po’ più “dark”, come per trasmettere l’idea di stare giocando ad una delle tante derivazioni da tavola delle storie di Cthulhu.

Comparto sonoro e di doppiaggio invece non presentano problematiche di nessun tipo, rendendosi anche gradevoli all’ascolto.

Vieni, Cthulhu!

Gli appassionati delle avventure lovecraftiane saranno sicuramente felici dell’arrivo di un nuovo titolo dedicato al mito di Cthulhu dopo tanti anni. Call of Cthulhu rispecchia senz’ombra di dubbio le aspettative di tutti, sia appassionati che non: la storia è ottima e ricalca perfettamente lo spirito dei racconti di H.P. Lovecraft. Anche l’ambientazione è azzeccata, complice anche una grafica che è stata resa cupa di proposito per favorire quell’aria di “mistero” e di terrore/ansia che il gioco desidera trasmettere.

Call of Cthulhu è quindi un titolo che centra le aspettative e che fa tremare di paura sia i fan di Lovecraft sia chi ci si avvicina per la prima volta.