Recensione Bookbound Brigade
di: Simone CantiniCantami o diva dei peli di Achille, che si tagliava tutte le mattine con un rasoio vecchio e tutto rotto… ok, forse la citazione, per quanto cinematograficamente corretta, non lo è altrettanto in termini puramente letterari, ma la colpa è tutta del plot di Bookbound Brigade, produzione tutta italiana che si è divertita (ed io con lei) ad ingarbugliare senza ritegno secoli di letteratura.
accettare i cookie con finalità di marketing.
Una storia nelle storie
Esiste un libro magico, al cui interno sono racchiuse tutte le pagine che siano mai state scritte nel corso della storia umana: questo è il Tomo dei Tomi, o Tom per gli amici, un volume incantato dove convivono le avventure inchiostrate dei personaggi della letteratura che, volenti o no, abbiamo imparato a conoscere. Capita, però, che questa atavica armonia venga interrotta da un brusco imprevisto, che vede il nostro Tom andare in mille pezzi, pardon pagine, con in più la spiacevole conseguenza di ingarbugliare come mai visto prima le storie al suo interno contenute. E così i vari personaggi vedono (quasi) irrimediabilmente scombussolati i loro tratti più celebri, andando a perdere i contorni della loro precedente personalità: ecco, quindi, che un coraggioso Re Artù diventa un pavido e pigro regnante, lo spaventoso conte Dracula si tramuta in un vegetariano bevitore di succo di pomodoro, mentre l’eroica Giovanna d’Arco diviene una giovane giustamente spaventata dal fuoco. Inutile dire come toccherà a noi andare in cerca delle pagine perdute di Tom, nel tentativo di riportare l’ordine tra le varie storie, restituendo nel contempo i vari personaggi al loro antico splendore. È da queste premesse che prende il via il nostrano Bookbound Brigade, titolo realizzato dai ragazzi di Digital Tales, un vero e proprio metroidvania in salsa comica che, complice un cast di tutto rispetto ed una scrittura brillante al punto giusto, ci porterà a vagare per 5 differenti mondi, non rinunciando ad un po’ di sano backtracking, una spruzzata di fasi platform a tratti alquanto bastarde e ad una manciata di boss fight, invero non proprio memorabili. Se a livello strutturale Bookbound Brigade non sembra discostarsi molto dai canoni del genere, ciò che lo rende alquanto particolare è da ritrovare nell’alter ego che ci ritroveremo a controllare sullo schermo. Anche se sarebbe più opportuno declinare tale termine al plurale. Già, perché nel titolo Digital Tales non prenderemo il controllo di un singolo personaggio, bensì di una vera e propria squadra di elementi, che muoveremo come fosse un sol uomo. La peculiarità di una simile soluzione ludica, comunque, è anche da ritrovare nelle quattro distinte formazioni che potremo far assumere alla nostra “brigata rilegata”, schemi che ovviamente sbloccheremo man mano che procederemo lungo l’avventura, così da avere accesso a nuove tattiche, oltre che alle immancabili porzioni di mappa apparentemente irraggiungibili: ad una formazione standard, in cui i personaggi saranno disposti in due file, fa seguito la possibilità di distendere la squadra in orizzontale, così da poter attraversare i cunicoli più stretti; qualora avessimo bisogno di raggiungere un interruttore particolarmente alto, oppure di effettuare un salto alquanto preciso come punto di atterraggio, ecco che tornerà utile impilare i nostri protagonisti, così da formare una colonna; a chiudere le possibilità troviamo la formazione a ruota, utilissima per travolgere avversari, abbattere porte, oppure attraversare velocemente particolari sezioni. Presente anche un basilare sistema di crescita della squadra che, entrando in possesso delle pagine perdute di Tom (la valuta del gioco), ci permetterà di accrescere la potenza di attacco, la vitalità oppure l’energia necessaria all’utilizzo delle abilità speciali. A completare il quadro delle diversioni ludiche troviamo gli immancabili power up, tra i quali spicca il canonico doppio salto, ma non mancano anche peculiari abilità proprie di ciascuno dei nostri personaggi: Cassandra potrà paralizzare temporaneamente i nemici, Tesla sfruttare particolari apparecchiature elettriche e molto altro ancora. Ed è proprio in questa ricchezza creativa, in aggiunta al modo spassoso in cui personaggi iconici sono stati comicamente riscritti dal team, a rappresentare il maggior punto di forza di Bookbound Brigade, che nel corso della ventina di ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda (qualcosa in più se decideremo di portare a termine le varie missioni secondarie di recupero oggetti) saprà sempre trovare l’incentivo creativo adatto a spingerci ancora un po’ più in là.
Cast vincente
Andando ad analizzare il titolo più nel dettaglio, per quanto riguarda l’aspetto meramente contenutistico, la produzione Digital Tales dimostra di aver appreso bene la lezione dei metroidvania, presentando un bilanciamento ottimo tra porzioni esplorative, battagliere e puramente platform, con le ultime in grado di rappresentare in più frangenti il maggiore picco di difficoltà della produzione, vista la bastardaggine di talune sezioni. Meno convincenti, invece, i vari combattimenti, invero alquanto basilari, tanto in occasione dei mob più comuni che per quanto concerne i boss, gestiti da pattern di lotta interessanti, ma che spesso possono essere buttati giù semplicemente ricorrendo al button mashing selvaggio. Poco ispirato anche il design generale dei livelli, estremamente esile e minimale per quanto concerne l’estetica, con gli sforzi grafici che sembrano essere stati riversati in toto nei confronti del character design, questo sì davvero azzeccato e convincente. Da applausi il lavoro generale di scrittura, forte di battute riuscite e a tratti spassose, anche se spiace constatare, per quanto presente in forma di pochissime battute, l’assenza di una qualsiasi forma di voice over nostrano: vero che il parlato si limita ad una manciata di secondi, ma parliamo pur sempre di una produzione italiana.
Bookbound Brigade è un titolo estremamente divertente in quanto a cornice ludica, grazie ad una premessa narrativa e ad un cast di personaggi semplicemente spassosi, capaci di restituire un benvenuto guizzo creativo ad un’operazione che, senza questa spinta realizzativa, avrebbe finito per risultare sin troppo banale e canonico. Sì, perché è innegabile come la forza della produzione Digital Tales derivi tutta dal bizzarro cast di personaggi che ci ritroveremo a controllare, unitamente al loro peculiare modo di muoversi sullo schermo, che è capace di garantire al gameplay una ventata di freschezza ed imprevedibilità. Venendo a mancare ciò, difatti, ci troveremmo al cospetto di un metroidvania alquanto classico, a tratti banale nelle fasi battagliere, con la sola componente platform a rappresentare una sfida ben più ostica della media: fortunatamente, in questo caso, è la somma dei vari elementi a restituirci un totale decisamente soddisfacente.