Recensione Battletoads
di: Simone CantiniTra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo, ci fu un gruppetto di rettili antropomorfi, golosi di pizza ed esperti di arti marziali, che riuscì in brevissimo tempo a sbancare ad ogni sua apparizione. Ovviamente questo comprese anche il mercato videoludico, con un clamore tale da spingere anche altri produttori di software a tentare di emulare questo travolgente successo. Tra questi troviamo i ragazzi di Rare, che proprio sulla scia delle tartarughe mutanti più celebri del globo, decisero di realizzare il loro personale gruppetto di eroi, declinando il tutto all’interno del regno dei batraci. Battletoads fu un discreto successo, capace di regalarci una serie di installazioni più o meno riuscite, anche se incapace di reggere l’urto del passare del tempo. Il brand, però, seppe ritagliarsi un piccolo spazio nei cuori dei fan, che da decenni speravano di poter rivedere in azione lo scatenato terzetto. Ed ora, dopo 26 anni dalla loro ultima apparizione, Rash, Zitz e Pimple sono tornati, più in forma che mai.
accettare i cookie con finalità di marketing.
Non chiamatele rane!
A dispetto del tempo trascorso, nulla sembra essere cambiato nella vita dei Battletoads, con le giornate che scorrono sempre identiche al passato, tra risse contro maiali antropomorfi ed eroici salvataggi del mondo. Peccato, però, che si tratti solo di una mera finzione: basteranno pochi minuti, difatti, per comprendere come il trio sia rimasto per tutti questi anni sepolto in bunker, imprigionato all’interno di una simulazione virtuale, il tutto mentre il mondo esterno si era rapidamente dimenticato di loro. Una volta tornati alla realtà, pertanto, è tempo per Rash, Zitz e Pimple di scendere a patti con la loro inaspettata condizione di signori nessuno, e trovarsi un misero e a tratti umiliante lavoro. La voglia di celebrità è però (quasi) più forte di tutto, ed i nostri eroi non esiteranno a lanciarsi nella ricerca delle popolarità perduta, dando il via ad una serie di eventi sconclusionati e spassosi, alla fine dei quali, grazie anche all’inaspettato aiuto di Dark Queen, riusciranno a riprendersi gli onori della scena. Folle, completamente fuori di testa e spinta da una nuova caratterizzazione ed una sceneggiatura in grado di fare letteralmente faville, il nuovo Battletoads rappresenta la più azzeccata e coerente delle modernizzazioni che il brand Rare potesse desiderare, adesso davvero simile a quella serie animata che avrebbe tanto voluto essere ai tempi che furono. Certo, forse i nostalgici potrebbero non apprezzare la nuova veste di Dark Queen, ma dato il resto del contesto mantenerne l’aspetto classico avrebbe rappresentato un vero pugno nell’occhio. Visti però i risultati complessivi, è sicuramente un compromesso che anche i più integralisti potranno accettare senza troppi sforzi.
Non si vive di soli pugni
Anche a livello puramente strutturale, questo Battletoads del 2020 non ha lesinato in quanto a modernizzazioni, pur mantenendo la sua ossatura di brawler a scorrimento. Consci però dei limiti del genere, non eclatanti negli anni ’90 ma impensabili al giorno d’oggi, i ragazzi di Dlala Studios hanno pensato bene di inframmezzare le sequenze di lotta ad una serie di minigiochi, capaci di variare sensibilmente il tiro, e che spazieranno da partite a Morrospa (una particolare versione anfibia della morra cinese), a momenti twin stick shooter, a sezioni puzzle platform, arrivando a riscrivere anche le (a loro tempo) infami sezioni a bordo delle overbike. Durante le circa 4 ore necessarie a completare la campagna, queste digressioni saranno inizialmente ben calibrate all’interno dell’esperienza generale, finendo però per prendere decisamente il sopravvento nella seconda porzione dell’avventura, con alcuni momenti che si dilungheranno anche un po’ troppo, sacrificando l’essenza picchiaduristica dell’esperienza. In questo senso, pur essendo generalmente tutto quanto di buona fattura, si avverte il bisogno di un maggiore bilanciamento delle cose, che speriamo possa essere rivisto nell’auspicabile sequel. Battletoads, però, come detto in apertura di paragrafo, ha una forte componente di beat’em up a scorrimento, ed in questo senso il lavoro di svecchiamento operato dai ragazzi di Dlala è risultato quanto mai gradevole, con qualche intuizione in grado di rendere il tutto meno ingessato. Ai classici tre attacchi a disposizione, Rash, Zitz e Pimple potranno affiancare una schivata, la possibilità di imprigionare i nemici nella gomma da masticare oppure di afferrarli con la lingua, oltre che di sfruttarla per spostarsi tra i piani di gioco. A spezzare il ritmo, inoltre, troveremo anche semplici puzzle da risolvere, utili per aprire i vari percorsi oppure scovare alcuni collezionabili. Interessante, inoltre, il modo in cui viene gestito il terzetto se si affronta lo story mode in solitaria: una volta esaurita l’energia di un rospo, ecco che questi verrà sostituito da uno degli altri due, con il caduto che potrà ritornare in gioco (con vita dimezzata) dopo un cooldown. Si tratta di una trovata, accompagnata dalla possibilità di cambiare al volo il personaggio controllato, che unita ad una serie di checkpoint ben piazzati, permette ai giocatori di affrontare una sfida sicuramente stimolante, ma mai troppo frustrante, nonostante alcuni picchi di difficoltà sopra la media. Peccato, quindi, che alcuni momenti di lotta risultino a tratti troppo caotici, dato il sovraffollamento di nemici, situazioni che portano ad una manciata di game over non imputabili pienamente all’abilità del giocatore. È sul versante tecnico, però, che Battletoads non presenta assolutamente difetti, forte di uno stile animato moderno e frizzante, che sembra sguazzare alla perfezione all’interno della rinnovata caratterizzazione. Da applausi il doppiaggio in lingua originale, con un cast azzeccato che riesce a sottolineare in modo magistrale la bizzarra sceneggiatura ed i ricchissimi giochi di parole che vengono costantemente vomitati dai personaggi, e che purtroppo non hanno la stessa forza nella pur valida traduzione nostrana. Peccato che il tutto si possa giocare in cooperativa solo in locale: una modalità online sarebbe stata quanto mai gradita.
I Battletoads sono tornati, e sembra proprio che abbiano intenzione di restare. E visti i risultati di questo nuovo lavoro dedicato ai tre rospi mutanti made in Rare, non possiamo certo biasimarli. La riscrittura operata da Dlala Studios, difatti, è riuscita a rinfrescare in maniera sorprendente un brand rimasto sopito per 26 anni, rendendolo attuale e privo di quella fastidiosa patina nostalgica che, sin troppe volte, ha finito per ricoprire simili produzioni. Brillante e divertente, ricco di spunti creativi intriganti, anche se non sempre ben distribuiti all’interno dell’avventura, il nuovo Battletoads riesce a strizzare l’occhio sia a vecchi, quanto ai nuovi fan, grazie ad un gameplay moderno e quanto mai vario, che ci speriamo possa aver dato il via ad una nuova giovinezza per Rash, Zizt e Pimple.