Recensione Baby Steps
di: Marco LicandroGabe Cuzzillo, Maxi Boch, Bennett Foddy, tre nomi che insieme hanno creato un titolo semplice, comico e a tratti surreale, che propone al giocatore un tipo di sfida completamente diverso dal solito. Nei panni di un uomo adulto, ci verrà chiesto di incamminarci in un mondo sconosciuto dove il protagonista sarà sostanzialmente incapace di camminare senza l’aiuto del giocatore. Insieme dovrete guidare il protagonista, passo dopo passo, verso la fine della sua misteriosa avventura… ammesso ovviamente che abbiate il necessario per farcela. Ecco a voi: Baby Steps.
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Nate. Un nome, una persona, un buono a nulla, che rimane immobile sul sofà guardando la TV e mangiando snacks, vivendo a scrocco a casa dei suoi. Mi chiedo se gli sviluppatori avessero qualcuno in mente mentre creavano questo strano protagonista.
In un momento si trova lì a poltrire, in un altro emerge dalle acque in un mondo sconosciuto. Un universo vagamente familiare, ma al contempo fuori dal normale, con alte colline, punti di ristoro con candele giganti, una strana sbobba gustosa che ci rifocillerà tra un cammino ed un altro, nonché persone. Gente comune, o gente dalle sembianze di animali: cavalli, asini, tutti rigorosamente nudi, o quasi. Una bella giacca o camicia, uno zaino, e i genitali esposti alla vista del giocatore (nudità disattivabile). Cosa?
Premi avanti per camminare, dice il tutorial.
Dopo che il volto di nate si schianterà sul terreno, si corregge: alterna L2 e R2 per camminare. Ok, premere un grilletto alza una gamba, mollare il grilletto la rilascia. Facile? Non proprio.
La levetta analogica guida anche la direzione e la posizione del piede, e di certo non vorrete fare un passo più lungo della gamba, o sapete cosa succede. O forse no, in tal caso ve lo dirò io: cadrete.
Le cadute sono forse la seconda parte più importante del gameplay, subito dopo la camminata, poiché saranno costanti, assidue, frustranti. Il level design si complica ad ogni passo, offrendo percorsi apparentemente semplici e trasformandoli in un incubo.
Avete presente Death Stranding? Se pensavate che quello fosse un walking Simulator vi sbagliavate di grosso. Baby Steps è letteralmente uno, e offre al giocatore la sfida più grande, quella più difficile da superare: non perdere la pazienza.
Per via della fisica di gioco, a seconda dell’inclinazione del terreno, Nate potrà perdere l’equilibrio e cadere come un grasso sacco di patate, e rialzarsi (spesso dopo un certo lasso di tempo) goffamente per tentarlo di nuovo. A seconda di quanto sia ripido il percorso, o se ci troviamo nel fango, o in un fiume, Nate potrà scivolare senza sosta, incapace persino di usare le braccia per interrompere la sua discesa, riportandovi indietro, e indietro, costringendovi a: 1) prenderla in maniera zen, oppure 2) sbraitare lanciando il controller dalla finestra, o un mix tra le due cose nell’ordine che preferite.
Il fatto di non dare al giocatore una mappa (Nate la rifiuterà perché sì) e di lasciare la possibilità di incamminarsi in percorsi che si riveleranno poi impraticabili, non fanno altro che aggiungere frustrazione alla cospicua perdita di tempo offerta gentilmente al giocatore.
L’impossibilità di poter affrontare un’azione semplice come il camminare, e l’incredibile abilità di mandare all’aria i progressi effettuati, generano un effetto di rancore e odio che renderà impossibile amare il nostro protagonista, e forse è proprio questo il fulcro dell’esperienza.
Il gioco consiste essenzialmente un insieme di varie cose: un mondo creato appositamente per tentare di farci sbagliare, con un gameplay programmato per farci cadere, assieme ad un protagonista fastidioso, goffo e completamente inutile, studiato alla perfezione per farci imbestialire. Tutto è stato pensato per mettere alla prova la nostra pazienza, e al contempo tenerci incollati grazie ad una trama così sottile da essere quasi invisibile, dei personaggi completamente fuori luogo, ed un umorismo in bilico tra il divertente e il senza senso, e forse il bello è proprio questo.
Baby Steps ha svariate negazioni: non è un gran titolo, non ha un gameplay superbo, non si prende minimamente sul serio, ma soprattutto non prova ad essere ciò che non è. Anzi, è perfettamente conscio di essere un titolo con una colonna sonora dinamica, un level design vasto, grande quanto una montagna dove tutto può riportarti indietro, e vari elementi completamente inutili come dei cappelli non collezionabili, da perdere inevitabilmente alla prossima caduta. La sfida più grande è quella contro lo stesso giocatore, che dovrà mettere a dura prova la propria pazienza e tolleranza per riuscire ad affrontare una sfida assolutamente ardua. Consigliato solo a chi ha i nervi saldi.