Recensione Awaken: Astral Blade
di: Simone CantiniTra Stellar Blade, Astral Chain e Phantom Blade confesso di essermi avvicinato ad Awaken: Astral Blade con davvero tanta confusione in testa, nonostante avessi già visto qualche video in rete. Il nuovo progetto figlio del China Hero Project promosso da Sony, difatti, non ha certo un nome che sprizza originalità da tutti i pori, e sembra quasi una fusione di dragonballiana memoria di altri titoli già usciti o in procinto di sollazzare i nostri pad. Fortunatamente, il metroidvania sviluppato da Dark Pigeon Games, ha ben altre frecce al suo arco, non appena si supera la confusione mentale causata dal solo leggere il suo nome.
2B or not 2B?
C’è del potenziale narrativo nel plot che regge le fila di Awaken: Astral Blade, a dispetto della sua sceneggiatura decisamente caotica e della costruzione narrativa alquanto arruffata. Eppure, nonostante questi evidenti limiti strutturali, il viaggio dell’androide Tania non manca di stuzzicare l’attenzione del giocatore, grazie ad un mix di elementi cari alla sci-fi che, per quanto già ampiamente sviscerati in svariate opere, non mancano mai di affascinare. Coscienza, memoria ed individualità sono gli elementi che spiccano in questo collage di ambienti e situazioni e che, in un periodo come questo con le IA realmente protagoniste della nostra realtà, non possono fare a meno di tenere desta la nostra attenzione.
A cavallo tra la 2B di quel capolavoro di Automata e le suggestioni cyberpunk di quel cervellotico mangaka che risponde al nome di Masamune Shirow (se non conoscete Ghost in the Shell cambiate pure sito!), la nostra Tania finisce per risultare un personaggio ben più sfaccettato e costruito di quello che possa apparire. E poco importa lo scivolone a tratti buonista che si avverte nelle battute finali (e di cui onestamente non se ne avvertiva il bisogno), che compromette in parte questo intrigante ritratto digitale. Quel che più conta è l’amalgama generale, forte di un world building solido e ricco di un substrato storico/narrativo che avrebbe meritato un respiro maggiore, capace di andare oltre i consueti documenti reperibili in-game, invero banali nella loro presentazione, ma che nascondono tra le righe un lavoro di caratterizzazione generale ben più complesso di quello che andremo fisicamente a giocare. O rigiocare, vista la presenza di finali multipli e missioni secondarie.
Alle armi!
Superati gli inciampi narrativi non in grado di reggere il peso delle proprie aspettative, Awaken: Astral Blade ci regala comunque un’esperienza di stampo metroidvania solidissima nelle sue fondamenta, per quanto non certo originale e ricca di contaminazioni già viste altrove. Il che non è un male se il tutto è trattato con il dovuto rispetto. La progressione, pertanto è quella tipica del genere, con la mappa di gioco che si aprirà poco alla volta man mano che Tania andrà a potenziare le proprie abilità. Il campionario comprende i classici espedienti, come il doppio salto e la possibilità di superare ostacoli apparentemente insormontabili, coadiuvando il tutto con un backtracking comunque sempre discreto e mai ossessivo e ridondante, anche se alquanto più lineare rispetto ai maggiori esponenti del genere.
Il focus principale di Awaken: Astral Blade, che esula dalla pura esplorazione, è nei confronti dei combattimenti, che vanno a ricoprire un ruolo di primaria importanza all’interno della produzione Dark Pigeon Games. Vi è una forte anima action nel titolo, come dimostrano le tre armi che andremo a sbloccare nel corso dell’avventura, switchabili on-the-fly ed in grado di garantire combo e moveset unici. Queste, inoltre, saranno anche potenziabili tramite l’utilizzo dell’Etere (una sorta di valuta rilasciata dai nemici sconfitti) ed alcuni oggetti rinvenibili setacciando a dovere gli ambienti di gioco: farlo, non solo ne andrà ad aumentare le statistiche di base, ma anche ad introdurre nuove funzionalità di attacco, utili per avere la meglio soprattutto negli scontri con gli impegnativi boss. Questi rappresentano una sfida da non prendere sottogamba, in virtù dei loro pattern di attacco e della loro potenza non certo banali, in grado di spazzarci via qualora affrontassimo lo scontro a cuor leggero.
A completare il set di strumenti in forza a Tania, oltre a due distinti skill tree per abilità attive e passive (da scalare investendo l’Etere), anche un set di slot dedicati all’equipaggiamento, la cui capacità si andrà ampliando man mano che la nostra androide si potenzierà. Presente anche un sistema di guarigione in salsa souls, che sfrutterà una fiaschetta che ricorda molto l’Estus e che potrà parimenti essere potenziata presso un determinato NPC, ovviamente in cambio di preziosi e peculiari oggetti. Il quadretto definitivo e sicuramente interessante e ben costruito, con scontri frenetici che alterneranno combo, schivate e parate (queste ultime due opzioni andranno sbloccate tramite il citato skill tree). Il rovescio della medaglia è da ritrovare in un bestiario invero alquanto risicato, con la varietà di minacce che non rappresenta certo il punto di forza di Awaken: Astral Blade.
Tra inciampi e bellezza
È invece sul versante stilistico/visivo che il team cinese è riuscito a dire la propria con veemenza, grazie ad una presentazione scenica davvero accattivante, che mescola riverberi di casa Vanillaware ad influenze che spaziano da Ori a Shadow of the Beast, passando per le metalliche atmosfere biomeccaniche di Metroid/Turrican. Anche il character design è risultato essere assai azzeccato, al punto che spiace constatare la presenza di mere schermate statiche a caratterizzare gli intermezzi narrativi. Ballerino il frame rate in occasione degli scontri più caotici che, pur non essendo frequentissimi, si notano e fanno dispiacere, vista comunque la relativa semplicità di ciò che si muove sullo schermo. Così e così il sonoro, che ha nel doppiaggio inglese un tasto dolente, data la debolissima espressività degli interpreti. Fa piacere, invece, la localizzazione testuale in italiano, che aiuta non poco a districarsi nei vari documenti, anche se non è molto chiara in alcune spiegazioni dei menu.
Awaken: Astral Blade colpisce ma non stupisce, presentandosi all’appuntamento con il pubblico in veste di metroidvania solido e ben costruito, anche se lontano dal rappresentare una pietra miliare del genere. L’esplorazione della vasta mappa di gioco, per quanto interessante e caratterizzata da una buona progressione, è alquanto lineare e prevedibile. A colpire nel segno, invece, è il combat system che accompagna il tutto, invero il punto di forza della produzione Dark Pigeon Games assieme al comparto visivo, pur al netto di qualche sporadico rallentamento. Awaken: Astral Blade è comunque una produzione molto valida, consigliata agli appassionati del genere, ma anche a coloro che desiderano approcciarvisi anche solo per la prima volta.