Recensione Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg
di: Simone CantiniSebbene sia stata sdoganata, in maniera decisamente più massiccia, presso il grande pubblico dall’irresistibile trilogia di Ryza e compagni, le origini della serie Atelier di casa Gust si perdono nei meandri del tempo, andando ad affondare nella sconfinata ludoteca che fece la fortuna della prima PlayStation. Sulla grigia scatola made in Sony, difatti, nel lontanissimo 1997 fece la sua comparsa una bionda alchimista che, per mezzo di un’avventura che si discostava dagli epici canoni dei jrpg del periodo, finì per dare vita ad una decisamente longeva serie videoludica, caratterizzata dall’utilizzo centrale dell’alchimia e da toni decisamente più scanzonati e compassati. E quale modo migliore di riscoprire questo piccolo classico dell’epoca, se non grazie ad Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg?
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Notte prima degli esami
No, stavolta non ci sono mondi in pericolo da salvare, oppure improbabili eroi adolescenti, sulle cui spalle grava il destino dell’umanità. In fondo è proprio il gioco stesso a mettere subito le carte bene in tavola, sin dal filmato introduttivo, tramite il quale si prendono con forza le distanze da quel modus giocandi che aveva, sin dagli albori, caratterizzato il mondo ruolistico nipponico. Già, perché stavolta al centro dell’avventura non troveremo altro che Marlone, studentessa non proprio brillante dell’accademia di Salburg che, dopo aver fallito per l’ennesima volta il proprio esame, riceverà un ultimatum dalla sua insegnante: avrà 5 anni di tempo per superare varie prove, per poi concludere il corso di studi realizzando un oggetto alchemico di qualità sopraffina. Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg, come già anticipato, non presenterà nazioni in guerra, o pericolose minacce ultraterrene, ma soltanto la quotidianità della nostra Maire (così preferisce essere chiamata la protagonista), fatta di chiacchierate tra amici, spedizioni di raccolta e richieste da soddisfare. Una routine che, chiunque si sia avvicinato in tempi più recenti alla saga Gust, non avrà fatica a riconoscere, sebbene qua sia declinata per ovvi motivi in forma decisamente più sintetica e semplice. Così come estremamente lineare e onestamente poco accattivante è la narrazione che funge da cornice al gameplay, che non riesce ad andare oltre il suo essere un mero orpello, fatta come è di dialoghi non proprio irresistibili e, proprio in mancanza di questo senso di urgenza, priva di un reale spessore. E a poco, in tal senso, servono i finali multipli presenti nella produzione, legati a scelte e personaggi con cui interagiremo nel corso della campagna (della durata di circa 7-8 ore), che oltre a qualche dialogo e richieste alchemiche differenti, non proporrà variazioni in quanto a momenti chiave. Insomma, a meno di non voler sbloccare tutte le immagini legate a queste varianti, e relativi obiettivi, gli incentivi a vivere più di una volta l’avventura sono davvero esigui.
Essere alchimisti non è mai stato così semplice
Trattandosi del capostipite, per quanto rivisto per l’occasione, il gameplay di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg si presenta all’appello in forma decisamente più asciutta ed essenziale rispetto alle ultime iterazioni della saga. Tutto ruoterà attorno all’atelier del titolo, hub principale del gioco, dal quale sarà possibile accedere alle varie location di Salburg, utili per fare acquisti, accettare incarichi di consegna e creazione, oppure più semplicemente fare due chiacchiere. La nostra base operativa, inoltre, sarà il luogo deputato allo sfogo delle nostre abilità di alchimista, per mezzo dell’impiego del classico calderone e degli ingredienti riportati nelle ricette che recupereremo aumentando la nostra conoscenza e la reputazione, due valori legati alla realizzazione di nuovi elementi e al completamento delle quest assegnate dai vari NPC. Dato che parliamo del primo capitolo della saga, scordatevi pure le vette di complessità raggiunte da Ryza, ma preparatevi ad accogliere un sistema di crafting che si limiterà a combinare tra loro i vari elementi, senza troppi fronzoli o complicazioni. Naturalmente, per poter mettere le mani sugli ingredienti più rari e preziosi, non potremo fare affidamento esclusivo sul mercato della città, ma dovremo abbandonare le sue mura per recarci presso le varie location, che sbloccheremo nel corso dell’avventura. Ognuna caratterizzata da nemici ed oggetti differenti (questi legati anche al periodo dell’anno in cui andremo all’avventura), questi luoghi saranno il teatro dei combattimenti a turni con le varie minacce, sempre ben visibili sullo schermo. Gli scontri sono caratterizzati da uno schema molto schematico, con i nostri personaggi (Marie potrà essere accompagnata da un massimo di due amici) che potranno semplicemente scegliere se attaccare, difendersi, utilizzare oggetti o, se possibile, impiegare attacchi speciali. Non certo sorprendenti in quanto a strategia e possibilità tattiche, i combattimenti si sono rivelati funzionali e ben amalgamanti nel contesto generale, ma anche in questo caso privi di guizzi particolari. A modificare un po’ le cose, pertanto, ci penseranno i vari compagni che potremo reclutare, in cambio di denaro sonante, ognuno caratterizzato da statistiche ed abilità peculiari. Questi, inoltre, saranno protagonisti delle varie diramazioni narrative, legate al grado di amicizia che instaureremo con loro, che aumenterà man mano che combatteranno al nostro fianco. Naturalmente, dato il limite temporale imposto dal plot, non potremo trastullarci a piacimento con ogni attività, ma dato che ad ogni azione corrisponderà il trascorrere di un giorno (o più giorni in caso di lunghi viaggi o creazioni complesse), sarà indispensabile pianificare con cura ogni mossa, così da non giungere all’esame finale completamente impreparati. Per ovviare a questa meccanica, croce e delizia della serie da sempre, rimossa negli ultimi episodi, Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg propone una modalità creata apposta per l’occasione, che ci consentirà di continuare a giocare anche al termine dei 5 anni in-game, così da poter scongiurare il game over.
Più bella che mai
A saltare con prepotenza all’occhio in Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg, come era logico prevedere, è però il comparto tecnico della produzione, capace di discostarsi in modo marcato dall’estetica del debutto su PS1, abbandonata in favore di una realizzazione interamente tridimensionale. Caratterizzata da uno stile chibi azzeccato e delizioso da vedere, la nuova grafica adottata riesce a conferire al tutto una benvenuta ventata di aria fresca, riuscendo a far sembrare il tutto meno vetusto di quello è in realtà. Il lavoro di lifting si applica anche alle schermate statiche presenti in abbondanza, completamente ridisegnate e caratterizzate da illustrazioni assai più definite ed accattivanti. Rivisto anche il comparto audio, che può vantare una rimasterizzazione totale della colonna sonora e del doppiaggio, sebbene per i puristi sia presente la possibilità di selezionare l’arrangiamento originale. Se poi volete sbizzarrirvi, è disponibile anche un DLC gratuito, che ci permetterà di accedere ad una corposa serie di brani che coprono l’intero arco vitale della saga. Peccato che, ancora una volta, manchi la traduzione in italiano, ma dato l’inglese comunque non certo complesso, possiamo anche (quasi) chiudere un occhio.
Se dal punto di vista puramente tecnico non si possono assolutamente muovere critiche ad Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg, è sul fronte del puro gameplay che la riproposizione del capostipite della serie lascia intravedere più di uno scricchiolio. Se nel 1997 le meccaniche adottate potevano essere accettate senza riserve, complice anche la peculiare svolta stilistica operata in ambito jrpg, oggi viene un po’ meno facile digerire la natura ingessata e sin troppo basica della produzione Gust, soprattutto se abbiamo ancora ben impressi nel pad i passi da gigante fatti registrare dalla trilogia di Ryza. A fonte di una longevità non proprio eccelsa, che punta tutta sulla rigiocabilità, il ritorno di Marlone può essere consigliato soltanto agli irriducibili fan della serie, oltre che a tutti coloro che desiderano riscoprirne le origini videoludiche, che si troveranno al cospetto di un remake realizzato con perizia tecnica pregevole. Tutti gli altri, invece, possono tranquillamente passare oltre.