Recensione Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey
di: Marco LicandroAtelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey è il seguito diretto di Atelier Sophie, entrambi parte della trilogia Mysterious, e racconta il viaggio di una ragazza cresciuta in un villaggio che vuole scoprire il mondo per mezzo dell’alchimia. Vediamolo insieme.
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La vita dentro le montagne
Firis non è felice. In una città nascosta, isolata nelle montagne, ogni giorno è uguale a quello precedente. Le è vietato avventurarsi nel mondo esterno, segnato da pericoli e mostri pronti in agguato, e l’unico modo per passare il tempo è lavorare, grazie al suo sesto senso nel trovare i materiali, e recarsi in un punto particolare dove è possibile guardare il cielo. Sua sorella Liane, invece, non subisce la stessa sorte. Decisa e combattiva, si reca sempre fuori città, tornando illesa, e questo a Firis non va bene. La decisione finale viene presa nel momento in cui due ragazze, per mezzo dell’alchimia, entrano in città facendo esplodere il portone principale, per poi ricostruirlo alchemicamente come se nulla fosse, sotto gli occhi stupiti della giovane Firis. Si tratta tra l’altro di Sophie, protagonista del precedente capitolo. Dopo aver fatto amicizia, Firis capisce che è quindi tempo di imparare l’alchimia, così da poter fuggire da questa città ed avventurarsi per il mondo.
Un timer in fronte
Avremo un anno di tempo per giungere a Reisenberg ed ottenere una licenza alchemica, e fallire nell’impresa significherà vanificare il nostro gameplay. Questa caratteristica nel tenere il controllo del tempo che scorre è famosa nella serie di Atelier, dei quali questo ne costituisce il diciottesimo capitolo. Creare composti alchemici richiede materiali, strategia, e appunto tempo che verrà sottratto dal timer di gioco. Nonostante la scadenza da tenere sott’occhio, vi sarà comunque modo di esplorare il continente di gioco, suddiviso in tante aree, trovando materiali e combattendo contro dei mostri. I combattimenti si baseranno su una formazione standard divisa in attacco e difesa, e si svolgerà a turni. Come visto in molti altri titoli RPG di questi tempi, l’avanzamento per turni verrà visualizzato su di una barra che mostrerà anche lo stato dei nemici. Attaccando, riempiremo anche una barra di una mossa speciale, che vedrà i nostri protagonisti attaccare in catena. Curiosità del titolo è la mancanza del game over. Perdere contro il nemico ci invierà semplicemente all’ultimo checkpoint raggiunto precedentemente, e perderemo i progressi, facendoci solo perdere tempo, ma non la vita.
Questione di standards
Da un punto di vista tecnico, il gioco è svariati passi indietro rispetto agli standard odierni. Modelli poligonali grezzi addobbati da textures mediocri. Dimenticatevi il concetto di open world, in quanto il gioco si basa sui classici dungeons ed aree ristrette prive di qualsiasi concetto di fisica. Muri invisibili bloccheranno l’accesso a qualunque cosa non sia il percorso principale, spesso adornato da una manciata di elementi, lasciando vasto spazio al vuoto. Nonostante la scarsità di elementi, il motore di gioco riuscirà oltretutto a stupirvi grazie ad un framerate terribile, il quale migliorerà solo nel momento in cui la camera sarà rivolta verso un angolo vuoto di una stanza. Il design dei personaggi è invece molto curato, nonostante le protagoniste siano completamente prive di personalità, e parecchio svampite. La trama è abbastanza scarna, basandosi più sul viaggio e la crescita di Firis, che in una minaccia o un obiettivo comune.
Conclusione
I fan di Atelier non si fermeranno sicuramente dietro a nulla, e sapranno godere dell’atmosfera colorata e frivola del titolo, ma la lentezza e ripetitività di gioco, unite ad un sistema alchemico inutilmente complesso, e tante altre pecche nel gameplay, rendono il titolo difficile da digerire per chiunque si voglia introdurre alla serie da zero, specialmente per chi non ha una buona conoscenza dell’Inglese, unica lingua a disposizione assieme ai dialoghi in Giapponese. Un vero peccato quindi per chi si aspettava un seguito più soddisfacente.