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Recensione At Sundown: Shots in the Dark

di: Simone Cantini

Quando in un videogioco ci ritroviamo a stringere in pugno un’arma, viene davvero difficile pensare ad una svolta che vada oltre il semplice uccidere l’avversario di turno. Eppure capita, talvolta, che la mattanza non sia così diretta e prevedibile, ma riesca a nascondere dietro di sé alcune interessanti digressioni. Ed è proprio questo il caso di At Sundown: Shots in the Dark, peculiare arena shooter che basa la propria ragione di essere su alcune interessanti meccaniche stealth.

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(Not so) alone in the dark

Avviare per la prima volta At Sundown: Shots in the Dark serve per mettere subito in chiaro le cose: la produzione Mild Beast Games rifugge qualsiasi impianto narrativo, scegliendo deliberatamente di esaltarsi all’interno di un comparto multiplayer, sia online che offline. L’unica eccezione a questa dicotomia è rappresentata dal canonico tutorial, necessario per prendere le dovute confidenze con il sistema di controllo, invero alquanto standard. Il gioco si presenta con una visuale dall’alto, ed una gestione del fuoco demandata all’utilizzo di uno dei due stick analogici, a cui si affiancano i grilletti del controller. Entrati in contatto con le numerose tipologie di armi messe a nostra disposizione dai ragazzi di Mild Beast Games, ecco però che occorrerà scendere a compromessi con la caratteristica principe di At Sundown: Shots in the Dark, ovvero la sua natura stealth. Questa è garantita dal fatto che, ad eccezione di alcune sparute zone illuminate, le varie mappe di gioco saranno immerse nell’oscurità, una fitta ed impenetrabile coltre che ci renderà letteralmente invisibili agli occhi dei nemici, oltre che ai nostri. Per orientarsi, pertanto, dovremo fare affidamento sulla vibrazione ospitata all’interno del pad, oltre che alla possibilità di sprintare per un breve tratto, così da generare una chiara nuvola di polvere. Il sistema, per quanto possa apparire sulla carta alquanto caotico, dopo il necessario apprendistato finisce con il risultare davvero intrigante ed originale, oltre che utilissimo per garantire ad ogni match la propria dose di imprevedibilità e tatticismo. Queste ultime due feature sono amplificate dal corposo armamentario a nostra disposizione, capace di adattarsi ad ogni tipo di approccio: se la nostra natura è quella di un silenzioso ninja, ecco che la spada potrà divenire ben presto la nostra migliore alleata; se invece preferiamo la devastazione dalla distanza, allora conviene optare per un letale lanciagranate; qualora fossimo degli inguaribili romantici, sarà nel fido shotgun che troveremo l’amore della nostra vita. Queste, comunque, sono soltanto una piccola manciata degli strumenti di morte messi in campo da Mild Beast Games, ognuno dei quali potrà contare su due differenti modalità di fuoco. Interessante è anche il set di mappe che ospiteranno i massacri di At Sundown: Shots in the Dark, ognuna caratterizzata da alcune varianti, così da aumentare il fattore rigiocabilità.

La costanza paga

Laddove At Sundown: Shots in the Dark si presenta in forma decisamente più classica è nelle tipologie di gioco presenti, che non si discostano molto dai classici del genere: deathmatch, sia a squadre che in singolo, si vanno ad affiancare al classico King of the Hill e ad altre tipologie, ognuna delle quali potrà ospitare sino ad un massimo di 4 contendenti. Qualora non avessimo amici, sia vicini che lontani, a disposizione per popolare la partica, potremo contare sulla presenza di alcuni bot, dei quali potremo ovviamente impostare l’abilità generale. Comunque lo si giri, il pacchetto si presenta più che discreto, anche se per poter mettere le mani su tutto quanto At Sundown: Shots in the Dark ha da offrire, sarà necessario un po’ di grinding, dato che lo sblocco di mappe e modalità è legato all’aumento del nostro livello giocatore. Se è vero che la scelta può essere vista come uno stimolo a giocare, è innegabile come il dover ripetere ad libitum il medesimo gameplay solo per avere un’alternativa, alla luce anche della innegabile ripetitività che simili produzioni hanno, potrebbe finire con lo stancare un po’ troppo alla svelta i player meno pazienti. Andando ad esaminare l’estetica della produzione Mild Beast Games, sono pochi gli appunti che possono essere mossi al team, dato che la grafica minimale si è rivelata comunque funzionale e gradevole, oltre che in grado di garantire al tutto la dovuta fluidità.

At Sundown: Shots in the Dark cerca di portare, nell’affollato mondo degli arena shooter, una piccola ventata di aria fresca, coniugando la consueta frenesia blastatoria con un pizzico di gradite ed azzeccate meccaniche stealth. Sulla carta, il connubio messo in campo dai ragazzi di Mild Beast Games si è rivelato divertente e riuscito, anche se la scelta di legare alla progressione lo sblocco delle varie modalità, unito all’intrinseca ripetitività dovuta dall’essere un titolo multiplayer only, potrebbero rappresentare un deterrente per coloro che sono alla ricerca di una produzione che, sin da subito, mette sul piatto tutte le proprie carte.