Recensioni

Recensione Astor: Blade of the Monolith

di: Luca Saati

Quella di C2 Game Studio è una realtà molto interessante. Uno studio con sede in Colombia fondato nel 2008 che dopo tre videogiochi per dispositivi mobile ha finalmente fatto il passo nel mondo dei grandi su console e PC con Astor: Blade of the Monolith, titolo noto fino a pochi mesi fa con il nome di Monolith: Requiem of the Ancients.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Il pianeta Gliese un tempo era abitato da un’antica razza che ha dato origine ai Diodek. Scomparsi i loro creatori, i Diodek hanno vissuto in pace per millenni fino alla comparsa di alcune creature maligne note come Hiltsik. La profezia narra che un giorno un eroe emergerà per svelare il misterio dei Diodek e salvarli dalla minaccia del male. Questo eroe è Astor, un giovane che nel suo viaggio attraverso Gliese deve risolvere il mistero sulla scomparsa dei suoi creatori migliaia di anni fa, credendo che possano aver lasciato dietro di sé la chiave della loro salvezza.

Astor: Blade of the Monolith mette in scena un racconto molto classico con una voce narrante che segue il giocatore nelle circa 10 ore richieste per arrivare ai titoli di coda. La storia scorre in modo piacevole senza raggiungere chissà quali picchi di eccellenza, ma mettendo in scena una lore ben caratterizzata che è stata in grado di attirare il mio interesse a discapito però di personaggi poco approfonditi.

A colpirmi in particolar modo è lo stile artistico che mette in scena diversi biomi unici come montagne fredde e innevate, valli erbose e caverne rocciose, e un piacevole design dei personaggi. Un comparto artistico che esalta il gioco colmando una qualità grafica non eccelsa ma in linea con le recenti produzioni indipendenti.

Come suggerisce il sottotitolo Blade of the MonolithAstor è armato di una particolare spada che riprende proprio la forma di un monolite dando vita a scontri hack’n’slash molto piacevoli anche se un po’ ripetitivi alla base. Nelle fasi più avanzate (forse anche troppo avanzate), il protagonista può sbloccare abilità e armi aggiuntive che arricchiscono il combat system, anche se per lo stile veloce dei combattimenti un paio di armi sono risultati meno efficaci.

Le abilità oltre ad avere un’utilità durante il combattimento, si rivelano molto utili nell’esplorazione e nei puzzle ambientali. Una delle abilità speciali è l’accesso al Mondo degli Spiriti, che cambia il colore dello scenario e crea una distorsione dello spazio che provoca l’apertura di alcune porte o la comparsa di alcune piattaforme altrimenti inaccessibili. Questa abilità può essere utilizzata anche nei combattimenti, ma va usata con parsimonia dato che aumenta i danni in cambio del 50% della vita massima.

Astor: Blade of the Monolith è ambientato in un mondo semi-aperto, con alcune aree piuttosto grandi e alcune missioni strettamente lineari. Nelle parti di scenario più aperte sono presenti anche piccole missioni secondarie che permettono di sbloccare nuove abilità e potenziamenti. Alcune sfide nel mondo sono ben riuscite con sentori di zeldiana memoria, altre missioni sono invece più deludenti e si limitano alla ricerca di oggetti o all’eliminazione di un gruppo di nemici.

Nel complesso il gameplay di Astor: Blade of the Monolith è efficace e divertente, e offre una discreta varietà tra combattimenti, platforming e risoluzione di enigmi, tuttavia, si ha la sensazione che avrebbe potuto avere una maggiore profondità.

L’opera prima del team di sviluppo latino americano si è rivelato un gioco estremamente piacevole nella sua semplicità con una storia tuttosommato godibile, un gameplay efficace e un comparto artistico decisamente d’impatto. Astor: Blade of the Monolith è un buon debutto per C2 Game Studio su console e un bel punto di partenza da cui gli sviluppatori possono aspirare a obiettivi decisamente più ambiziosi.