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Recensione Ary and the Secret of Seasons

di: Simone Cantini

Vi siete mai chiesti come potrebbero trasformarsi i modi di dire se divenissero videogiochi? L’occasione fa l’uomo ladro, ad esempio, io lo vedrei bene calato nelle atmosfere di Uncharted, mentre chi va piano va sano e va lontano lo potrei affibbiare senza problemi di sorta ad un qualunque walking simulator. E come dimenticare il sempreverde non ci sono più le mezze stagioni, che pare essere stato coniato appositamente per sposarsi con Ary and the Secret of Seasons

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Cambiamenti climatici

Aryelle, detta Ary, è una giovane ragazza che vive nell’innevato villaggio di Yule. Suo padre è il guardiano del cristallo dell’inverno, uno dei 4 saggi che mantengono l’equilibrio delle stagioni nel mondo di Valdi. L’uomo, però, in seguito alla scomparsa dell’altro suo figlio, è oramai in preda allo sconforto e alla depressione, pertanto quando una minaccia venuta dal passato causerà degli improvvisi sconvolgimenti climatici, toccherà proprio ad Ary intraprendere un viaggio sino alla Cupola delle Stagioni, dove troverà ad attenderla gli altri guardiani, l’unica speranza per poter ripristinare il corretto comportamento del clima. Questo è, a grandi linee, l’incipit dell’avventura che fa da cornice al gameplay di Ary and the Secret of Seasons, titolo action/platform che stizza con veemenza l’occhio a Zelda e alle avventure 3D dell’epoca d’oro PS2. Fiabesca nelle fondamenta ed in linea con le aspettative di genere, la sceneggiatura pecca però in più di un frangente, dato il modo alquanto frammentario e sconnesso con cui viene presentata. Gli stessi personaggi, poi, non riescono in alcun modo a risollevare le sorti di questa carente narrazione, data la maniera assai superficiale con cui vengono introdotti e tratteggiati (il principe Crocus su tutti), per non parlare dei dialoghi che, pur non lesinando alcuni momenti davvero spassosi, cadono ben presto preda della ridondanza e della banalità. A giungere in soccorso di questa traballante situazione, ecco però il gameplay della produzione firmata eXiin, anche se pure in questo caso non è tutto oro quello che luccica.

Tutto da rifare

Come detto in apertura, Ary and the Secret of Seasons deve molto a Zelda e alle avventure 3D dell’epoca a 128 bit, sia per quanto concerne la cruda impostazione che relativamente al gameplay. Ci muoveremo in un ambiente tridimensionale sufficientemente esteso, anche se non siamo al cospetto di un vero e proprio open world, dato che l’avventura ci proporrà di volta in volta specifiche aree da attraversare. In queste zone, Ary potrà fare sfoggio delle sue abilità combattive, basate su di un elementare sistema che combina parata, rotolata ed il semplice attacco. Anche in questo caso, però, il mordente non è di casa, vuoi per la scarsa varietà di nemici che incontreremo, vuoi per la piattezza degli scontri (boss esclusi), al punto che in più di un’occasione mi sono affrettato a schivare la lotta. Così come poco entusiasmante è l’attraversamento delle porzioni di gioco nelle varie fasi di raccordo, a causa di un mondo vuoto e che ha in alcuni collezionabili ed in una manciata di soporifere fetch quest gli unici momenti di digressione. Allora cosa rende un minimo interessante Ary and the Secret of Seasons? Beh, sicuramente la meccanica legata allo sfruttamento dei cristalli delle stagioni, che dopo circa un terzo abbondante dell’avventura inizieranno a rendere il tutto più stimolante. Ary potrà creare delle sfere legate ai 4 momenti climatici dell’anno, ognuno in grado di attivare peculiari effetti: l’inverno congelerà le acque e creerà strutture di ghiaccio, l’estate scioglierà le nevi, l’autunno darà vita a sfere di pioggia, mentre la primavera farà crescere arbusti. Non mancheranno, comunque, altre variazioni del caso, che dovremo saper sfruttare a dovere (anche combinandole tra loro) per venire a capo dei 4 santuari, ovvero dungeon ricolmi di enigmi ambientali da superare e che rappresentano i momenti migliori della produzione. È in queste occasioni, difatti, che il gameplay di Ary and the Secret of Seasons riesce a coinvolgere in modo convincente il giocatore, mettendo sul piatto un concept ludico sicuramente intrigante e stimolante, nonché decisamente originale. Purtroppo, però, si tratta di una sparuta oasi di serenità, dato che la produzione eXiin si porta in dote anche delle magagne tecniche, che evidenziano in maniera lampante come il titolo avrebbe avuto bisogno di una maggiore opera di pulizia e rifinitura. I problemi più evidenti, almeno su PS4 Pro, sono da riscontrare in un frame rate non sempre impeccabile, a cui si accompagna un marcato tearing, capace di affliggere continuamente la scena. Il che è strano, visto che parliamo di un gioco che, pur avendo una grafica pulita e colorata, in quanto a complessità si avvicina più ad un remaster di un titolo PS2 che non ad una produzione pienamente attuale. Non mancano anche glitch grafici non proprio sporadici, ed una telecamera non sempre puntuale, che acuisce in più di un frangente i comandi non troppo reattivi. Fastidiosi ed invadenti anche i caricamenti, capaci di spezzare in modo fastidioso l’azione, anche a causa di una lunghezza davvero inspiegabile.

Sono sincero, avrei voluto dare un voto decisamente più alto ad Ary and the Secret of Seasons, visto che grazie alla peculiare meccanica legata alle stagioni l’avventura firmata eXiin non manca di stupire e divertire. Purtroppo, però, nelle circa 8 ore necessarie ad arrivare alla conclusione, questa bontà viene sin tropo spesso sommersa da una serie di problematiche davvero difficili da ignorare, capaci di impattare tanto sul piano delle prestazioni che su quelle del puro e semplice divertimento. Si tratta di magagne che avrebbero beneficiato sicuramente di un po’ di tempo di sviluppo in più, e che mi auguro una serie di corpose patch possa mitigare, così da rendere giustizia all’avventura della giovane Aryelle.