Recensioni

Recensione Apex Legends

di: Simone Cantini

Lo confesso subito, proprio per togliermi il dente senza ulteriori esitazioni: pur avendo testato a dovere i titoli principali, da vecchio player reazionario quale sono, non ho ancora compreso quale sia la chiave del successo dei battle royale che, a dispetto delle masse isteriche pronte a spendere milioni di dollari in abiti di byte, continuo a ritenere una delle più incomprensibili presenze del mercato. Ed è proprio armato di questo inguaribile scetticismo, mosso più dalla voglia di movimentare un periodo videoludico ancora sonnecchiante, che ho deciso di dare una flebile chance a Apex Legends, l’ultimo lavoro di Respawn arrivato come un fulmine a ciel sereno sulle nostre console. Ordunque, il prodotto in questione non è certo riuscito a cambiare radicalmente le mie convinzioni, ma non nego che il gioco del team statunitense sia dotato di quel pizzico di idee in più, in grado di renderlo una produzione ben più appetibile rispetto alla sua spietata concorrenza.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Team deatmatch

L’essere soli contro tutti, in quella che è una disperata lotta per la sopravvivenza, è da sempre l’asse portante del gameplay dei battle royale, elemento che rende sin troppo spesso gran parte delle partite delle fugaci sortite all’interno della mappa di gioco: in fondo, come insegna il buon Sergio Leone, quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto. Con Apex Legends, invece, i ragazzi di Respawn hanno avuto l’intelligente pensata di cambiare leggermente le carte in tavola, mescolando l’anima di simili produzioni con quella degli hero shooter alla Overwatch, condendo il tutto con una gradita spruzzata di gioco di squadra. Nel titolo degli autori di Titanfall, difatti, i 60 player che verranno catapultati all’interno dell’immensa mappa di gioco saranno suddivisi in squadre composte da tre elementi, con ognuno dei membri del team che potrà scegliere uno degli eroi attualmente disponibile nel ristretto (per ora) roster. Si tratta di una rivoluzione che potrebbe sembrare, ad un primo sguardo, terribilmente banale, ma pad alla mando finisce per rappresentare un enorme punto di svolta per il genere, permettendo ad Apex Legends di incamerare al proprio interno uno spessore tattico sconosciuto ai competitor diretti: coordinarsi con i compagni, grazie anche alle abilità peculiari che ciascun personaggio ha a disposizione, permette di elaborare tattiche che vanno oltre il mero arraffare velocemente ogni oggetto presente sulla mappa, per poi magari fermarsi a camperare all’interno dell’inevitabile anello mobile che delimita la zona sicura della mappa. Cooperazione è dunque la parola d’ordine, complice anche un intuitivo sistema di comunicazione che, per mezzo della pressione del dorsale destro, consente di indicare in tempo reale loot e nemici ai nostri compagni d’arme. Il sistema, unito ad un gunplay in tutto e per tutto figlio di Respawn (pertanto anni luce avanti rispetto alla concorrenza), rende le partite sempre entusiasmanti e divertenti, limitando molto i casi di repentini instakill dovuti al trovarsi impreparati al cospetto degli avversari. Tale evenienza è scongiurata anche dalla possibilità di riportare in vita i compagni caduti, raccogliendone il badge relativo e portandolo presso uno dei punti di respawn presenti nell’area di gioco. È comunque ovvio che, trattandosi di un battle royale, la fortuna continui a giocare un ruolo importante almeno nelle fasi iniziali dei match, visto che le nostre capacità di difesa ed offesa continueranno ad essere determinate dall’equipaggiamento che riusciremo a reperire all’avvio del match. Questo, dopo una corposa dose di partite portate a termine, si è rivelato estremamente vario e sfaccettato, grazie al buonissimo numero di armi e potenziamenti che i ragazzi di Respawn hanno reso disponibili in questi primi giorni di gioco: tra pistole, fucili, granate, ognuno caratterizzato dal consueto colore che ne indica la rarità e l’efficacia, avremo davvero di che sbizzarrirci.

L’ora degli eroi

Se è dunque evidente come il gioco di squadra rappresenti la prima, importante svolta attuata da Apex Legends, è bene comunque non sottovalutare la presenza delle leggende del titolo, personaggi unici caratterizzati ognuno da un set di tre abilità peculiari, una sempre attiva e le altre due regolate da un tempo di ricarica variabile. Le distinte specializzazioni ci permetteranno di renderci invisibili ed invincibili per una manciata di secondi, disporre droni medici, piazzare trappole esplosive e molto altro ancora e, seppur tutte siano risultate abbastanza canoniche, i vari set disponibili consentono a chiunque di trovare il personaggio più adatto al proprio stile di gioco. L’unica pecca più evidente del cast, almeno per il momento, è legata al mero carisma estetico che, se escludiamo un paio di character, è risultato alquanto anonimo, ma confidiamo in questo senso nelle parole di Respawn, le quali hanno già fatto presagire l’arrivo di nuovi personaggi. Gli eroi, inoltre, rappresentano il consueto strumento di monetizzazione di Apex Legends che, da bravo battle royale free to play, limita le spese in denaro sonante ai soli elementi estetici, siano essi skin, banner o pose di vittoria. Va comunque riconosciuto come il sistema di reward interno al gioco sia molto etico, almeno per il momento, così da permettere di sbloccare i due personaggi extra ed eventuali personalizzazioni senza dover investire settimane di duro lavoro videoludico. Passando ad esaminare l’area di gioco, ovvero l’unica mappa attualmente disponibile per le nostre sortite, questa si è rivelata decisamente ben congeniata ed ampia, oltre che caratterizzata da un notevole set di ambientazioni uniche. Buonissime anche le prestazioni grafiche, forti di un motore di gioco snello e capace di mettere sulla scena un cospicuo numero di dettagli, mentre qualche perplessità me l’ha sollevata il net code che, in qualche occasione, ha evidenziato più di un tentennamento (resta da capire se sia dovuto alla mia linea o al sovraccarico dei server di gioco).

Pur avendo affatto riabilitato ai miei occhi i battle royale, Apex Legends è riuscito nell’ardua impresa di resistere per più di un battito di ciglia all’interno dell’hard disk della mia console, oltretutto facendomi anche divertire. Il lavoro di Respawn, complice il tatticismo iniettato per mezzo degli eroi e del gioco di squadra, si è rivelato molto più sfaccettato e stratificato della concorrenza, scegliendo di puntare tutto sul brutale gameplay piuttosto che su di una gimmick fine a se stessa (ciao Fortnite!). Il mio personalissimo consiglio, visto che si tratta di un titolo free to play in tutto e per tutto, è quello di concedergli una possibilità: chissà che non finiate per rimanere piacevolmente sorpresi come il sottoscritto.