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Recensione Another Fisherman’s Tale

di: Simone Cantini

Ogni buona storia ha sempre un seguito, come ci ricorda il vecchio Bob, il buffo e snodato (snodatissimo) protagonista di Another Fisherman’s Tale, non a caso seguito del fortunato titolo sviluppato dai francesi ragazzi di Innerspace VR. Visto l’incredibile successo di pubblico e critica riscosso da A Fisherman’s Tale, vincitore tra le altre cose del GOTY 2019 per quanto riguarda le produzioni VR, non stupisce, pertanto, il ritorno del bizzarro marinaio, ancora una volta protagonista di un’avventura dai toni delicati e malinconici, capace di nascondere sotto la sua superficie di scanzonata storia di conquista, un racconto ben più profondo e sfaccettato di quanto il bizzarro setting possa lasciar intuire.

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Rotta per Libertalia!

La sceneggiatura che scandisce i momenti ludici di Anoither Fisherman’s Tale, viaggia lungo due sentieri apparentemente ben distinti tra di loro, una dicotomia tra realtà e fantasia che, nel corso delle circa 5 ore necessarie a giungere ai sospirati titoli di coda, andrà ad affievolirsi sempre più. Un percorso, quello dello smontabile marinaio, che altro non è che una vera e propria metafora della sua vita, una fuga dalla realtà alla ricerca di una libertà che, per una serie di eventi che vi lascio il piacere di scoprire, rischia di andare perduta per sempre. E così, la leggendaria Libertalia, finirà per divenire una lontana chimera, un fugace miraggio, proiezione di questo volersi lasciare alle spalle obblighi e doveri di un’esistenza che, almeno in apparenza, sembra non appartenergli affatto. Almeno fino a quando non si renderà conto di aver già trovato il proprio porto sicuro tra i marosi dell’esistenza. Una presa di coscienza che viviamo e svisceriamo anche per mezzo del secondo cordone narrativo, vissuto e giocato attraverso gli occhi di Nina, la figlia del Bob in carne ed ossa, di cui il curioso protagonista della storia non è altro che il bizzarro alter ego, il protagonista dei suoi avventurosi racconti, che avevano finito per scandire l’infanzia della donna. E così ci ritroviamo a salpare in questo turbinante mare di emozioni, alla ricerca della rotta perduta, di quel tesoro che risponde al nome di verità, e che finirà per far comprendere a Nina, finalmente, quella figura paterna a tratti così sfuggente. Un racconto intimo e delicato, questo, che pur non risparmiandosi qualche piccolo colpo a vuoto, non potrà che emozionare una volta che avrà svelato tutti i propri misteri, e fatto luce sulla storia di Bob e delle origini della sua famiglia.

Nina, lanciami i componenti!

Nel raccontarsi, Another Fisherman’s Tale sceglie con coraggio di distaccarsi nettamente dalle fortunate meccaniche del suo predecessore, che tanto avevano contribuito al successo del titolo Innerspace VR. Abbandonati i giochi di percezione e prospettiva, oltre ai meccanismi in chiave scatole cinesi, il titolo opta per una serie di enigmi che si baseranno interamente sulla lettura e l’esplorazione delle varie aree di gioco che, per quanto circoscritte, ci chiederanno di fare affidamento sulle peculiari capacità di Bob. Il nostro marinaio marionetta avrà, difatti, la possibilità di lanciare letteralmente in giro per gli stage i propri arti, così da raggiungere zone altrimenti precluse alla normale locomozione. Il ruolo predominante sarà ricoperto dalle due mani, che una volta scagliate lontano potranno essere controllare liberamente, in un modo che ricorda l’omonimo aiutante della famiglia Addams, così da poter interagire con leve ed interruttori fuori dalla nostra portata. Fondamentale, sin dalle prime battute, sarà anche la possibilità di sostituirle con strumenti accessori, come le chele del nostro acerrimo nemico granchio, oppure uncini in grado di farci appendere a ganci o sporgenze. Non sempre, però, la soluzione dei vari enigmi sarà a portata di vista, ecco quindi che anche la facoltà di scagliare la nostra testa letteralmente oltre l’ostacolo, finirà per rivelarsi di estrema importanza. Si tratta di un mix di meccaniche sicuramente meno spiazzanti, sul lungo periodo, di quelle viste nel precedente capitolo, ma che concettualmente finiscono per funzionare a dovere, nonostante una certa ripetitività di alcune situazioni. A non convincere pienamente, pertanto, saranno i controlli chiamati a gestire tali momenti in odor di smembramento, che a causa di gesture non sempre comode da effettuare, per poter indirizzare con precisione le nostre appendici, ci richiederanno contorsioni non proprio agevoli. A complicare il tutto ci pensa anche una precisione non ottimale dei controlli che, soprattutto in occasione di prospettive visive non perfette, rende assai ostico il corretto direzionamento. Nel complesso, comunque, l’idea di fondo esce vittoriosa dall’analisi, complice la bontà dei vari puzzle, ma visto quanto sperimentato nell’altra avventura, era lecito attendersi qualche smussatura aggiuntiva.

Il teatrino delle marionette

Sul fronte tecnico, Another Fisherman’s Tale si difende in maniera più che dignitosa, grazie principalmente al suo ispiratissimo design visivo. La caratterizzazione di Bob e degli altri personaggi, tutti realizzate come se fossero delle buffe marionette, contribuisce a rendere decisamente accattivante quanto si muove sullo schermo, pur al netto di una complessità geometrica non certo esponenziale. Molto solido anche il voice acting, disponibile in lingua inglese o francese, accompagnato da dei puntuali sottotitoli nella nostra lingua. Convincono anche le opzioni di accessibilità disponibili, utili per tarare il sistema di controllo al meglio, così da scongiurare episodi di malessere, ma data la natura assai compassata e non certo frenetica dell’esperienza, il motion sickness non è mai dietro l’angolo ad attendere i deboli di stomaco.

In maniera del tutto inaspettata, visto il successo del suo diretto predecessore, Another Fisherman’s Tale sceglie di cambiare le carte in tavola, così da calare la propria delicata narrazione all’interno di una rinnovata cornice di gameplay. Abbandonati i giochi di prospettiva e percezione, il titolo Innerspace VR opta per una serie di enigmi dalla risoluzione e della concezione più canonica, che basano il loro sviluppo sull’esplorazione fisica dell’ambiente e, soprattutto, sulla peculiare capacità di smembramento del nostro Bob. L’idea, nel suo complesso, funziona in modo più che dignitoso, ma paga purtroppo lo scotto di un set di controlli non sempre assai comodi e precisi. Ci troviamo, comunque, al cospetto di un’avventura intima e delicata di assoluto spessore, che saprà regalare al giocatore momenti davvero emozionanti e divertenti, ma che forse avrebbe meritato un pizzico di pulizia in più.