Recensioni

Recensione Amerzone: The Explorer’s Legacy

di: Luca Saati

Quando si parla di Benoît Sokal, il pensiero corre inevitabilmente alla serie Syberia, divenuta un cult delle avventure grafiche nei primi anni 2000. Tuttavia, prima di accompagnarci nei freddi paesaggi dell’Est Europa, l’autore e fumettista belga aveva già lasciato il segno con un’altra opera affascinante: Amerzone. Pubblicato originariamente nel 1999, questo titolo segnava il debutto di Sokal nel mondo videoludico, proponendo un’avventura ricca di mistero e atmosfera. Un’opera forse dimenticata dai più giovani, ma che oggi può essere riscoperta grazie a Amerzone: The Explorer’s Legacy, un remake sviluppato da Microids che punta a riportare in vita il fascino dell’originale attraverso una veste moderna.

Alla scoperta dell’Amerzone

Protagonista di Amerzone: The Explorer’s Legacy è un giovane giornalista deciso a raccontare la storia di un anziano esploratore, che negli anni ’30, nel remoto e immaginario paese tropicale di Amerzone, sottrasse un rarissimo uovo di Uccello Bianco dal suo habitat naturale. Segnato dall’età e dai sensi di colpa, l’esploratore — ormai in fin di vita — affida al protagonista una missione: restituire quell’uovo alla sua terra d’origine, affinché possa finalmente schiudersi.

A bordo dell’avveniristico Hydraloft, un mezzo trasformabile capace di adattarsi alle esigenze del viaggio mutando in aereo, sottomarino o elicottero, inizia un’avventura alla scoperta di un mondo in decadenza, dove la natura si riprende lentamente i suoi spazi e le comunità locali hanno abbandonato le proprie radici, attratte dall’illusione del progresso urbano.

Il racconto, semplice e lineare, si sviluppa nell’arco di circa cinque o sei ore suddivise in sette capitoli, e riesce a coinvolgere grazie alle suggestioni visive e all’immaginario evocativo ideato da Sokal — popolato da creature fantastiche e da ciò che resta di una civiltà perduta. È proprio quest’atmosfera, sospesa tra malinconia e meraviglia, a sorreggere una narrazione che, altrimenti, rischierebbe di scivolare via senza lasciare un’impronta duratura.

Amerzone: The Explorer’s Legacy è un remake estremamente fedele all’originale del 1999, mantenendo intatta l’impostazione da classica avventura grafica punta e clicca. Il movimento del personaggio non è libero, ma vincolato alla struttura del genere: ci si può spostare solo laddove il gioco lo consente, prima muovendo il cursore nella direzione desiderata e poi premendo il tasto d’azione per attivare l’animazione di transizione.

Questa scelta di aderire rigidamente al modello originale è da un lato comprensibile — un atto di rispetto verso l’opera di Sokal — ma dall’altro fa emergere un limite evidente: anche solo una parziale apertura verso un’impostazione più moderna, come quella dei walking simulator, avrebbe giovato notevolmente al senso di esplorazione e coinvolgimento.

Il gameplay segue il classico schema del genere, basato sulla raccolta di oggetti e sulla loro combinazione per risolvere enigmi ambientali. Rispetto all’originale, ogni area è stata arricchita con nuovi puzzle o con una revisione sostanziale di quelli esistenti, dando vita a un sistema di risoluzione soddisfacente e ben calibrato, che evita volutamente la frustrazione da eccessiva complessità.

Per venire incontro ai giocatori meno pazienti o poco avvezzi al genere, il remake include alcune funzionalità di supporto: si va dagli indicatori a schermo per evidenziare gli elementi interattivi, a un sistema di suggerimenti progressivi all’interno del diario del protagonista, che prima offrono indizi e poi — se necessario — rivelano direttamente la soluzione dell’enigma.

Sul fronte tecnico, il salto generazionale è evidente: ogni elemento del gioco è stato completamente ricostruito da zero, con risultati spesso eccellenti. Foreste fitte, zone paludose e piccoli villaggi di pescatori sono resi con grande cura artistica, e in più di un’occasione il gioco sa regalare scorci di notevole impatto visivo. Tuttavia, le limitazioni imposte da un sistema di movimento così rigido e ormai superato finiscono per smorzare parte del lavoro svolto sul piano estetico e immersivo.

Salvare l’Amerzone

Amerzone: The Explorer’s Legacy è un remake rispettoso e curato, che riporta alla luce un’opera dimenticata ma significativa per comprendere le origini della visione artistica di Benoît Sokal. L’impegno di Microids nel ricostruire ogni elemento visivo da zero e nell’arricchire gli enigmi dimostra un sincero amore per il materiale originale, ma la scelta di mantenere intatta l’impostazione punta e clicca finisce per limitarne l’accessibilità e il coinvolgimento, soprattutto per il pubblico moderno. Rimane comunque un viaggio affascinante in un mondo immaginario carico di atmosfera, ideale per chi cerca un’avventura breve ma suggestiva, capace di evocare la malinconia di luoghi abbandonati e promesse dimenticate.