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Recensione Agatha Christie: The A.B.C. Murders

Dopo un incomprensibile periodo di oblio le avventure grafiche sembrano vivere adesso di una discreta salute, grazie a numerosi nuovi esponenti del genere. Ultimo, in ordine di tempo, ad approdare su console è Agatha Christie: The A.B.C. Murders, gioco sviluppato da Microids ed ispirato all'omonimo giallo della celebre scrittrice.

di: Simone Cantini

Dopo un incomprensibile periodo di oblio le avventure grafiche sembrano vivere adesso di una discreta salute, grazie a numerosi nuovi esponenti del genere. Ultimo, in ordine di tempo, ad approdare su console è Agatha Christie: The A.B.C. Murders, gioco sviluppato da Microids ed ispirato all’omonimo giallo della celebre scrittrice.

L’ABC del delitto

Quando si tratta di un grande detective, seppur fittizio, come Hercule Poirot, è sempre lecito aspettarsi la più classica lettera di sfida da parte del killer di turno. E anche nel caso di Agatha Christie: The A.B.C. Murders il tutto prende il via con una missiva, che preannuncia un omicidio nella cittadina di Andover. In mancanza di indizi più concreti, Poirot non può fare altro che assistere impotente alla morte di una vecchia tabaccaia, finendo con il venire invischiato in un caso in cui le lettere dell’alfabeto e le guide ferroviarie A.B.C. fungeranno da filo conduttore, in attesa di giungere all’affatto scontato finale. Trasposizione videoludica dell’omonimo romanzo della celebre giallista (da noi conosciuto come La Serie Infernale), The A.B.C. Murders è una classica avventura punta e clicca, in cui il ragionamento e il colpo d’occhio saranno elementi indispensabili per venire a capo dell’intricata matassa di eventi.

Sin troppo elementare, Hastings

Il gameplay di The A.B.C. Murders, come già scritto,è quello canonico delle avventure grafiche: all’interno dei vari stage dovremo interagire, sia con lo stesso Poirot che tramite un puntatore controllato dallo stick destro, con i vari punti sensibili, in cerca di indizi ed oggetti da rilevare. Il nocciolo dell’azione poggerà sull’osservazione di ambienti e personaggi, di modo da individuare gli elementi che poi serviranno per elaborare le proprie deduzioni, che avvengono abbinando tra loro i ragionamenti che meglio si applicano alla domanda a cui vogliamo rispondere. Tale sistema ricorda in tutto e per tutto quanto visto nella saga di Sherlock Holmes di Frogwares. Non mancano, ovviamente, anche alcuni puzzle da risolvere, siano essi strumenti da combinare nel più classico stile Monkey Island, sia si tratti di osservare da vicino un oggetto in cerca di parti mobili o codici da digitare. L’idea di fondo, pad alla mano, si è rivelata funzionale, seppur minata da un’estrema semplicità: ogni caso su cui indagheremo, difatti, metterà a disposizione un numero risicato di ambienti in cui indagare, fattore che rende il reperimento di indizi e i vari collegamenti estremamente agili da effettuare, annullando di fatto il backtracking tipico del genere. Lo stesso meccanismo deduttivo, basato sulle celebri cellule grigie, si è rivelato talvolta fumoso per quanto concerne i concetti da abbinare, rendendo decisamente sin troppo casuale il raggiungimento dell’obiettivo. Interessante, sulla carta, il sistema degli interrogatori che vede i vari testimoni reagire a tono alle domande di Poirotche, se mal formulate, potrebbero portare a risposte tutt’altro che esaustive. Peccato che il tutto rappresenti più una velleità del team che un reale ostacolo, dato che comunque, piaccia no, riusciremo sempre a proseguire nelle indagini. Sono tutti difetti che minano, pur non distruggendo completamente, un concept sicuramente intrigante, per quanto semplice. Viene però spontaneo chiedersi se la voglia di arrivare all’epilogo sia da imputare alla bontà del materiale di partenza piuttosto che ai meriti effettivi del gioco.

Piacevolmente retrò

Graficamente il cel shading utilizzato in The A.B.C. Murders è quanto mai piacevole. Seppur privo di guizzi, l’impatto estetico complessivo è più che soddisfacente, riuscendo a calare perfettamente nel clima anni ‘30 del romanzo. Buono anche il doppiaggio in lingua originale, così come le varie musiche di accompagnamento. Qualche perplessità le avevo in merito al sistema di controllo, ma devo dire che la gestione del personaggio e del puntatore, regolati dai due stick, si è rivelata un buon compromesso alla classica alternative mouse/tatiera.

Agatha Christie: The A.B.C. Murders rappresenta la classica occasione sprecata, a causa del maldestro sfruttamento di un materiale di partenza decisamente valido. Il titolo Microids paga lo scotto di un approccio investigativo sin troppo semplicistico, incapace di mettere duramente alla prova le meningi del giocatore che, al di là dei blocchi fisiologici dovuti alla risoluzione degli enigmi, prosegue imperterrito per la sua strada a dispetto dell’approccio utilizzato. E gli interrogatori sono un ottimo esempio di questa situazione. Se si riesce comunque a vedere oltre questi difetti ci troveremo al cospetto di un gioco comunque appassionante che, seppur liberamente adattato dal testo originale, potrebbe rivelarsi una piacevole rilettura di un classico della letteratura gialla. A patto di non chiamarlo avventura grafica.