Recensione Afro Samurai 2: Revenge of Kuma
Mentre giocavamo il primo volume di Afro Samurai 2: Revenge of Kuma ci ponevamo la seguente domanda: “Ma il controllo qualità esiste ancora?”. Perchè essere nel 2015 e ritrovarsi su Playstation Store un prodotto come quello sviluppato da Redacted Studios ci fa preoccupare davvero tanto. È vero che le console si sono aperte completamente agli indie negli ultimi anni, ma c'è un limite a tutto. Qualche anno fa, siamo sicuri, uno scempio del genere non si sarebbe mai visto.
di: Luca SaatiMentre giocavamo il primo volume di Afro Samurai 2: Revenge of Kuma ci ponevamo la seguente domanda: “Ma il controllo qualità esiste ancora?”. Perchè essere nel 2015 e ritrovarsi su Playstation Store un prodotto come quello sviluppato da Redacted Studios ci fa preoccupare davvero tanto. È vero che le console si sono aperte completamente agli indie negli ultimi anni, ma c’è un limite a tutto. Qualche anno fa, siamo sicuri, uno scempio del genere non si sarebbe mai visto.
Afro Power? No grazie.
Afro Samurai 2: Revenge of Kuma è il secondo capitolo del videogioco datato 2009 di Bandai Namco. L’IP è passata alle mani tutt’altro che sagge di Redacted Studios che ha pensato giustamente di sfruttare il marchio cercando di attrarre i fan dell’apprezzato anime. La software house ha diviso la sua opera in tre volumi. Il primo di questi è già disponibile su Playstation Store in versione PS4, mentre i possessori di Xbox One dovranno aspettare l’uscita di tutti e tre i volumi per mettere le mani sul gioco.
Afro Samurai 2: Revenge of Kuma vi mette nei panni di Jinno, un orfano che accusa Afro del massacro in cui ha perso i suoi compagni e soprattutto la sorellina Otsuru. Mentre stringe tra le proprie braccia il corpo di Otsuru, Jinno tenta il suicidio lanciandosi da una scogliera. La morte però non sopraggiunge visto che viene salvato dal clan Empty Seven che lo trasforma in un cyborg di nome Kuma con una gigantesca testa d’orso in onore della sorella. Inizia quindi il percorso di Kuma alla ricerca di vendetta contro Afro.
Premessa interessante e, considerando l’ottimo materiale di partenza fornito dall’anime, era impossibile non riuscire a creare un gioco con una trama degna. Redacted Studios è però riuscito a svolgere una vera e propria Mission Impossibile degna di Tom Cruise nell’omonimo film. La storia di Afro Samurai 2: Revenge of Kuma è infatti un completo disastro a causa dello scellerato modo in cui viene raccontata. Per le due ore necessarie a completare il primo volume ascolterete monologhi in uno slang a tratti incomprensibili (la mancanza dei sottotitoli non aiuta di certo) e così fastidioso che in confronto il rumore delle unghie su di una lavagna è musica per le orecchie. Imbarazzanti anche le cutscene realizzate col motore di gioco la cui regia ci ha lasciato senza parole tanto che sono realizzate male.
Ma non è finita qui perché c’è il gameplay che unisce fasi action, platform, quick time event e fasi da endless runner realizzate così male da risultare un insulto per la parola videogioco. Il controllo del protagonista è di una legnosità unica con un ritardo alla risposta dei comandi che crediamo di non aver mai visto. I combattimenti richiedono semplicemente la pressione del tasto quadrato fino allo sfinimento per avere la meglio sui nemici. Sporadicamente si deve premere il tasto triangolo per contrattaccare gli avversari quando indicato dal gioco. Anche premendo il tasto per il lock on sui nemici si assistono a scene in cui vediamo Kuma sferrare fendenti con la spada a vuoto. L’hitbox è assente e se non fosse per il sangue che fuoriesce dai corpi dei nemici avrete sempre la sensazione di colpire l’aria. La tipologia di nemici si conta sulle dita di una sola mano e la loro intelligenza artificiale risulta praticamente non pervenuta. Il protagonista è dotato di tre stili di combattimento dotato ognuno di alcune abilità proprie come la possibilità di deviare i proiettili o effettuare una finisher che in un colpo solo uccide tutti i nemici. Ogni sistema è dotato del proprio albero delle abilità che al termine di questo primo volume avrete già completato, ad eccezione dell’ultima abilità che si sbloccherà nel prossimo volume. I punti abilità vengono assegnati tramite un criterio senza senso. In un attimo infatti vi ritroverete con decine di punti abilità senza neanche rendervi conto come li avete ottenuti. Stendiamo poi un velo pietoso sulle fasi platform, endless runner e i quick time event che definire improponibili è dire poco.
Tutto questo non vi basta? Bene sappiate che graficamente ci troviamo dinanzi un videogioco BRUTTO dell’epoca PS2. Aliasing in ogni dove, compenetrazioni poligonali, texture slavate e inguardabili che compaiono e scompaiono a piacimento. Un level design pessimo composto da corridoi e un frame rate così disastroso paragonabile a un film in stop motion chiudono quello che è un cerchio colmo di tristezza. Salviamo solo la colonna sonora composta da brani hip hop piacevoli da ascoltare.
Commento finale
Afro Samurai 2: Revenge of Kuma è uno dei peggiori videogiochi mai visti, così brutto che non ci sentiamo neanche di consigliarlo al nostro peggior nemico. Dopo averlo giocato abbiamo ancora gli incubi al solo pensiero che prossimamente arriveranno anche i restanti due volumi. Statene lontani!
-
✔
Colonna sonora
-
✔
Dura solo due ore
-
✘
È il primo di tre volumi
-
✘
Non è un brutto sogno, questo videogioco purtroppo è reale