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Recensione A Quiet Place: The Road Ahead

di: Simone Cantini

Casualità, fato oppure semplice fortuna, scegliete voi il termine che più preferite. Fatto sta che, a prescindere da come la si possa pensare, il successo riscosso da A Quiet Place era davvero difficile da pronosticare. In fondo, la pellicola scritta e diretta da John Krasinski (che, non me ne voglia, per me sarà sempre Jim Halpert di The Office), era figlia di un budget davvero ridottissimo, ma in pochissimo tempo è stata in grado di incassare cifre davvero importanti, oltre a dare vita ad un franchise in continua espansione. Un brand che, grazie a A Quiet Place: The Road Ahead sviluppato dai nostrani Stormind Games, ha finito per abbracciare la crossmedialità. Tra l’altro con risultati davvero soddisfacenti.

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Il silenzio è d’oro

Perdita, accettazione ed un innato istinto di sopravvivenza e conservazione sono gli elementi alla base della storia raccontata da A Quiet Place: The Road Ahead, che tra un salto temporale e l’altro, ci permetterà di vivere sia il giorno dell’invasione delle creature che i mesi immediatamente successivi alla catastrofe attorno a cui ruotano le pellicole cinematografiche. Al centro della scena, sin dal suo incipit, troveremo la giovane Alex, una ragazza come tante che, in lampo, vedrà spazzata via tutta la sua innocenza, sostituita bruscamente dalla necessità di sopravvivere agli orrori che hanno invaso la Terra. La sua presenza è un utile e riuscito pretesto buono a sviscerare ulteriormente l’affascinante lore alla base del lavoro di Krasinski, così da offrirci uno sguardo diverso e riuscito sul nuovo mondo in cui gli esseri umani sono costretti a vivere, ovviamente in rigoroso silenzio.

A cavallo tra The Last of Us e Metro, la società tratteggiata dal team emerge con violenza in tutta la sua disperazione, sia che venga scelto di raccontarla attraverso gli improvvisati rifugi a base di coperte e materassi, sia che il tutto venga espresso per mezzo dei soliti documenti, a tratti strazianti, rinvenibili nei livelli (piccolo appunto squisitamente personale: come diavolo fa Alex ad apprezzare la trap italiana?). Per quanto assai derivativo, il setting messo in piedi risulta comunque coerente e ben costruito, ed in tal senso c’è solo da lodare il lavoro svolto dai ragazzi di Stormind, che hanno dimostrato di saper trattare con il dovuto rispetto il materiale originale. E quando si tratta di interagire con produzioni così grandi, il rischio di bruciarsi è sempre dietro l’angolo.

E per quanto non certo stratosferica e rivoluzionaria, la storia raccontata da A Quiet Place: The Road Ahead funziona nella sua prevedibile semplicità, e lo fa in virtù di un personaggio principale ben costruito, che ha nelle sue debolezze fisiche i maggiori pregi, per quanto ossimorica possa sembrare questa frase. Alex, difatti, è affetta da asma, un deficit che in un mondo in cui ogni piccolo rumore può significare morte non è certo da sottovalutare. E che avrà un impatto importante anche sul fronte puramente ludico. Parliamo di un’antieroina ben tratteggiata, grazie anche allo sparuto cast di comprimari che la accompagneranno (più o meno) lungo le circa 8 ore necessarie a raggiungere i titoli di coda, capace di instaurare un legame molto saldo con il player, sia per meriti propri che per l’angosciante e opprimente atmosfera che si respira ad ogni passo.

The sound of silence

Strizzando l’occhio con veemenza a quel capolavoro indiscusso di Alien Isolation (siano ringraziati tutti gli dei per l’annunciato seguito), A Quiet Place: The Road Ahead è un survival horror dalle meccaniche alquanto rilassate, per quanto non certo nel vero senso del termine. Come già detto, il silenzio sarà la nostra principale arma per sopravvivere agli orrori che infestano la Terra, il che implica un incedere cauto e circospetto oltre ogni limite. Dovremo prestare attenzione ad ogni più piccolo fruscio e crepitio, muovendoci sempre con estrema attenzione, evitando le superfici troppo rumorose ed aprendo porte e cassetti con estrema lentezza, onde evitare di allertare le creature che avremo sempre alle nostre costole. Ed è proprio in questa ottica che a complicarci la vita troveremo la citata asma di Alex, che sarà sempre pronta a metterci i bastoni tra le ruote quando meno ce lo aspetteremo: azioni faticose come spostare assi e salire scale, polvere o lo stress dato dalla vicinanza alle creature andranno a peggiorare lo stato respiratorio che, se non tenuto a bada per mezzo di medicinali, finirà per dare vita a violenti (e rumorosi) attacchi di tosse. Questi potranno essere limitati tramite un minigioco, ma in caso di fallimento preparatevi a tirare rapidamente le cuoia. A giungerci in soccorso troveremo pillole da ingerire appena rinvenute, oppure i più efficienti inalatori trasportabili che, oltre a ripristinare lo stato dei nostri polmoni martoriati, ci garantiranno un breve periodo di immunità agli effetti esterni. Anche in questo caso, però, dovremo scegliere con attenzione il momento in cui utilizzarlo, dato che il vaporizzatore non sarà certo silenzioso.

Per aiutarla a tenere sotto controllo il livello di chiasso prodotto, Alex potrà contare su di un fonometro artigianale, che per mezzo di due indicatori ci permetterà di monitorare il livello del rumore ambientale e di quello prodotto dalle nostre azioni: restare entro il range ci consentirà di celare la nostra presenza alle creature, elemento indispensabile per poter attraversare indenni i vari ambienti. Ed il gioco farà di tutto per metterci in difficoltà, disseminando i livelli di ostacoli che potremo urtare inavvertitamente, superfici disseminate di detriti fastidiosi e molto altro, fornendoci comunque tutti gli strumenti utili a superarli, con tutta la calma di questo mondo: sacchi di sabbia, percorsi secondari ed un’utilissima torcia a batterie giungeranno in nostro soccorso, a patto che siano coadiuvate dalla nostra assoluta circospezione.

Non guardarmi, non ti sento

La fretta non sarà mai un nostro alleato in A Quiet Place: The Road Ahead, così come l’ambiente che ci circonderà al di fuori delle pareti dello schermo. Già, perché i ragazzi di Stormind hanno pensato bene di introdurre un’opzione ludica tanto semplice quanto interessante, per quanto puramente facoltativa: sarà possibile scegliere di abilitare la rilevazione del nostro rumore ambientale tramite il microfono della console, così da costringerci a stare REALMENTE in silenzio durante la partita. Una piccola chicca che non fa che aumentare quel senso di immersione già garantito dall’ottima direzione artistica generale. Il comparto tecnico della produzione difatti, rappresenta uno dei passi avanti più marcati del team italiano, lontano anni luce dalle atmosfere più morbide e lineari di Batora: Lost Haven. Lo step produttivo è davvero palpabile, e si avverte sin dalle prime battute di gioco, non appena si entra in contatto con l’estetica generale. A colpire nel segno, in primis, è la cura realizzativa profusa nel dare vita agli ambienti di gioco, che ha soprattutto negli interni i suoi punti di forza maggiore: il ranch del primo livello o anche solo l’ospedale in cui vive Alex sono ricchi di piccoli dettagli in grado di raccontare parte di questo mondo oramai in balia di una minaccia inesorabile ed opprimente. 

Poi c’è un altro aspetto da non sottovalutare assolutamente, e sarebbe stato assurdo il contrario visto il brand da cui il gioco è tratto: sto parlando del comparto sonoro. Ci troviamo al cospetto di una delle esperienze audio più interessanti e sfaccettate del panorama attuale, forte di una realizzazione di primissimo spessore, in grado di rivaleggiare con produzioni dai budget ben più massicci. A spiccare in primis è l’effettistica generale, caratterizzato da una tridimensionalità eccellente in grado di farci percepire in ogni momento la presenza delle minacce (e quando saremo braccati dalla creatura farà tutta la differenza del mondo). La stessa resa delle varie superfici ed i rumori ambientali contribuiscono ad acuire il costante senso di oppressione ed impotenza, lasciandoci sempre addosso quella spiacevole sensazione di vedere osservata ogni più piccola mossa.

E poi c’è l’IA che regola il comportamento della creatura che, per quanto non possa avvicinarsi alla ricercatezza dello Xenomorfo portato sullo schermo da Creative Assembly, si comporta in maniera decisamente credibile ed in grado di sorprenderci in più di una situazione per routine comportamentali. A voler proprio essere pignoli si potrebbe criticare l’espressività dei modelli umani in alcune situazioni, così come qualche bug che mi ha costretto a riavviare 2-3 volte il salvataggio (concentrati comunque tutti nell’ultimissima porzione dell’avventura), ma si tratta davvero di piccolezze al confronto di un titolo che, è sempre bene ricordarlo, ci possiamo portare a casa a 29,99 Euro.

Da fan e curioso dell’operato di Stormind Games ho atteso la release di A Quiet Place: The Road Ahead con estrema ansia, curioso come ero di vedere il team all’opera con un franchise ed una partnership che rappresentano un unicum per il panorama produttivo nostrano. E conoscendo il pregresso dello studio confesso di non essere rimasto stupito più di tanto dalla qualità di questo peculiare survival horror che, oltre a dimostrare la crescita realizzativa di Stormind, è riuscito ad incunearsi in maniera efficace e coerente con il mondo tratteggiato su pellicola. Un’esperienza opprimente ed ossessiva, di certo non adatta a chi è in cerca di un horror adrenalinico e frenetico, ma che se preso per il “verso del pelo” saprà regalare ben più di una sorpresa. Tra l’altro ad un prezzo davvero ridicolo.