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Unity, il nuovo CEO ritorna sulla cancellazione della controversa tassa sull’installazione

di: Luca Saati

Il nuovo CEO di Unity, Matthew Bromberg, ha parlato della controversia riguardante la tassa sull’installazione (runtime fee) che ha scatenato l’ira della community di sviluppatori portando l’azienda a un repentino retromarcia.

Dopo essere stato nominato CEO a maggio, Bromberg ha messo al primo posto delle priorità affrontare la questione della runtime fee.

“La prima cosa che ho fatto è stata salire su un aereo e iniziare a volare in giro per il mondo per chiedere alle persone […] come si collegavano con noi. In particolare, come hanno percepito la tassa sul tempo di esecuzione? Quale pensavano fosse il modo migliore per risolvere il problema?

Mi hanno ripetuto più volte, in tutto il mondo, che apprezzavano Unity come partner, ma non gradivano il modo in cui ci relazionavamo con loro. Non gli piaceva il fatto che non ci fossimo consultati con loro; non gli piaceva il modo in cui stavamo progettando di farli pagare”.

Questa reazione ha spinto Unity a coinvolgere i suoi partner, clienti e sviluppatori in un periodo di consultazione profondo. Bromberg ha sottolineato l’importanza di comunicare tutte le decisioni in anticipo, senza sorprese, e di comprendere pienamente tutti i problemi coinvolti.

“Molte persone sono rimaste sorprese dal tempo che abbiamo impiegato per annunciare il ritorno a un modello di abbonamento più tradizionale, ma il modo in cui lo abbiamo fatto è stato per me altrettanto importante, se non di più, di quello che avremmo fatto.

Assicurarsi che tutti sapessero in anticipo, che non ci fossero sorprese, che avessimo compreso appieno tutti i problemi, è stato un aspetto molto importante. Non si tratta solo della tassa sul tempo di esecuzione, che è solo una decisione. È nostra intenzione prendere tutte le decisioni sull’azienda nello stesso modo”.