
Ubisoft, il CEO Yves Guillemot convocato al processo per molestie che coinvolge tre ex dirigenti
di: Luca SaatiIl CEO di Ubisoft, Yves Guillemot, sarà ufficialmente convocato come testimone nel processo che vede imputati tre ex dirigenti della compagnia francese per gravi accuse di molestie sessuali e psicologiche. Il procedimento, inizialmente avviato a marzo, è stato rinviato al 2 giugno 2025, dopo che gli avvocati hanno richiesto più tempo per esaminare la documentazione.
A rendere nota la convocazione è stato il sindacato Solidaires Informatique, che ha dichiarato che oltre a Guillemot, anche la direttrice delle risorse umane Marie Derain e Ubisoft stessa, in quanto entità legale, saranno chiamati a rispondere per presunta complicità nella natura sistemica delle molestie avvenute all’interno dell’azienda. Non ci sono prove dirette del coinvolgimento di Guillemot o Derain negli atti di molestia, ma l’accusa si concentra sulla loro responsabilità nell’avere tollerato o ignorato comportamenti inappropriati.
Gli imputati principali sono l’ex Chief Creative Officer Serge Hascoët, l’ex vicepresidente dei servizi editoriali Thomas François e il game designer Guillaume Patrux, tutti arrestati nel 2023 a seguito di denunce sporte dal sindacato e da due vittime tra il 2021 e il 2022. Le accuse a loro carico sono particolarmente gravi. Hascoët è accusato di aver posto domande sessualmente esplicite, di aver fatto commenti razzisti e di aver umiliato pubblicamente una collega musulmana durante il Ramadan. François è accusato di molestie sessuali e psicologiche sistematiche, tra cui la visione di pornografia in ufficio, tentativi di aggressione sessuale e atti di umiliazione nei confronti del personale femminile. Patrux è imputato per molestie psicologiche.
Secondo Solidaires Informatique, il processo servirà a mettere in luce le responsabilità strutturali di Ubisoft, accusata di aver mantenuto in posizioni di potere persone note per comportamenti abusivi e di aver zittito le vittime. L’avvocata delle parti civili, Maude Beckers, ha affermato che il caso è ben più ampio dei tre dirigenti imputati, coinvolgendo numerose persone sia tra le vittime che tra i possibili responsabili. Il problema non sarebbe isolato, ma parte di un meccanismo sistemico radicato nella gestione e nell’organizzazione interna dell’azienda.
Le prime accuse pubbliche contro Hascoët e François risalgono all’estate del 2020, anno in cui entrambi lasciarono l’azienda. All’epoca, Guillemot dichiarò pubblicamente che “alcuni dipendenti non hanno rispettato i valori di Ubisoft” e che l’azienda aveva avviato una riforma interna, con l’intento di migliorare i processi e tutelare le vittime.
Tuttavia, i risultati di un sondaggio interno condotto nell’ottobre 2021 su oltre 14.000 dipendenti rivelarono che il 20% dei partecipanti non si sentiva pienamente rispettato o al sicuro sul luogo di lavoro, e il 25% aveva assistito o subito comportamenti scorretti nei due anni precedenti.
Nel 2022, durante un evento stampa, Guillemot ammise pubblicamente che l’azienda aveva commesso degli errori e stava cercando di rimediare con piani d’azione concreti. Tuttavia, il collettivo di dipendenti A Better Ubisoft denunciò che molti molestatori non erano stati allontanati, bensì trasferiti o addirittura promossi, mentre i dipendenti che avevano segnalato le molestie continuavano a essere ignorati dalle risorse umane.
Ubisoft ha sempre sostenuto di voler intraprendere un percorso di ascolto e riforma interna, dichiarando di avere avviato consultazioni globali e locali, incontri regolari tra leadership e rappresentanti dei dipendenti, e un maggiore coinvolgimento degli Employee Resource Groups. Tuttavia, per molte delle vittime e dei rappresentanti sindacali, le misure finora adottate non sono bastate a scardinare una cultura aziendale che per anni avrebbe favorito l’omertà e la protezione dei molestatori.
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