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Ubisoft: “I giocatori oggi sono molto sensibili alla qualità”

di: Luca Saati

Nel corso di una recente presentazione agli investitori, il CEO di Ubisoft, Yves Guillemot, ha lanciato un chiaro avvertimento riguardo a un fenomeno sempre più presente nel settore videoludico: l’aumento delle campagne di critica online, che potrebbero avere un forte impatto sulla reputazione del colosso francese, noto per franchise come Assassin’s Creed e Far Cry.

Secondo Guillemot, l’industria dei videogiochi si trova oggi in un contesto estremamente competitivo, dove i giocatori si dimostrano “molto sensibili alla qualità e ai contenuti dei giochi”. In questo scenario, il CEO sottolinea come esista un “rischio elevato” legato al cosiddetto bashing, ovvero critiche massive, talvolta virulente e organizzate, rivolte ai giochi, ai team di sviluppo o alle dichiarazioni pubbliche dell’azienda. Tali campagne, ha spiegato, possono esplodere sui social media, sulle piattaforme di distribuzione o nei media specializzati, e si scatenano spesso in seguito a decisioni strategiche, problematiche tecniche o comunicazioni percepite come controverse da parte del pubblico.

Nel documento riservato agli investitori, Guillemot ha inoltre citato come fattori di rischio anche la tossicità all’interno delle community online e il fallimento nello sviluppo o nel lancio di un gioco. Ma ha insistito in particolare sul cambiamento della percezione dell’industria videoludica, oggi sempre più considerata un mezzo culturale e artistico. Questo cambiamento ha portato, secondo il CEO, a un incremento delle critiche basate su considerazioni ideologiche o sociali, che spesso mettono in secondo piano aspetti come il gameplay o la qualità tecnica. Di conseguenza, afferma, i publisher come Ubisoft sono oggi più esposti che mai a controversie legate a tematiche morali, identitarie o di sensibilità culturale.

Sebbene non ci siano riferimenti espliciti a titoli specifici, le dichiarazioni di Guillemot arrivano dopo le polemiche che hanno coinvolto Assassin’s Creed Shadows, criticato da alcune frange della rete per la presenza di un samurai di origine africana e di una protagonista femminile. Alla domanda diretta di un azionista, che chiedeva se Ubisoft fosse diventata “troppo woke”, Guillemot aveva evitato lo scontro rispondendo semplicemente: “Volevamo raccontare il viaggio eroico di questi personaggi”.