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Stop Killing Games, un importante politico UE appoggia la campagna

di: Luca Saati

Il movimento Stop Killing Games (QUI la petizione) continua a guadagnare consensi, e ora riceve un sostegno significativo anche dal mondo politico europeo. Nicolae Ștefănuță, politico rumeno e vicepresidente del Parlamento Europeo, ha espresso pubblicamente il proprio supporto all’iniziativa, affermando che “un videogioco, una volta venduto, appartiene al cliente, non all’azienda”.

Il messaggio è stato condiviso da Ștefănuță tramite una Instagram Story, poi rilanciata dagli organizzatori della campagna:

“Sto con le persone che hanno dato inizio a questa iniziativa dei cittadini. Ho firmato e continuerò ad aiutarli. Un gioco, una volta venduto, è del consumatore.”

"I stand with the people who started this citizen initiative. I signed and will continue to help them. A game, once sold, belongs to the customer, not the company." Thank you @nicustefanuta.bsky.social for your support as a Vice President of @europarl.europa.eu ! 🇷🇴eci.ec.europa.eu/045/public/

Stop Killing Games (@stopkillinggames.bsky.social) 2025-07-12T22:07:59.820Z

Un milione di firme raccolte, ma la battaglia non è finita

Le parole del politico arrivano poco dopo il raggiungimento di un traguardo fondamentale: oltre 1 milione di firme per la petizione ufficiale all’Unione Europea, il minimo necessario per l’inizio del processo di verifica formale. Se superato positivamente, l’argomento potrebbe approdare in audizione pubblica o dibattito parlamentare presso il Parlamento Europeo.

Tuttavia, l’organizzatore della campagna, Ross Scott, invita a continuare a firmare, in vista della scadenza ufficiale, per compensare eventuali errori o firme duplicate.

L’industria videoludica si oppone

Nonostante l’appoggio politico, il percorso verso una legge che obblighi le aziende a mantenere i giochi acquistati in uno stato giocabile anche dopo la fine del supporto si preannuncia complesso. L’organizzazione Video Games Europe — che rappresenta colossi come Ubisoft, Take-Two, Warner Bros., Activision Blizzard, Microsoft e Nintendo — ha già espresso forti critiche all’iniziativa, definendola una proposta che renderebbe lo sviluppo di videogiochi “proibitivamente costoso“.

Anche il Regno Unito supera le 150.000 firme

Nel frattempo, la petizione ufficiale nel Regno Unito ha superato le 150.000 firme, obbligando il Parlamento britannico a considerare un dibattito formale, nonostante il governo abbia già risposto affermando di non avere intenzione di modificare la legislazione sui diritti dei consumatori in merito alla disattivazione dei videogiochi.