Sony vs GeoHot: spunta un account PSN e un vicino di casa
Console tribe news - Sony vs GeoHot: spunta un account PSN e un vicino di casa
di: Luca "topmoller" ZerbiniDopo la vacanza (o fuga?) in Sud America, torna alla ribalta il giovane hacker GeoHot alle prese con la battaglia legale contro il colosso giapponese. Un Davide contro Golia dei giorni nostri dove al momento però i fatti sembrerebbero favorire il gigante.
Allo stato attuale è stato confermato che l’hacker possiede quattro PlayStation 3, una di queste è stata acquistata il 25 febbraio 2010. SCEA sostiene che da questa console, acquistata presso un Gamestop vicino alla casa del ragazzo, sia stato registrato l’account PSN ‘blickmanic’ proveniente da un indirizzo IP localizzato nel New Jersey, nella zona in cui vive George. Questo sarebbe l’asso nella manica di Sony per dimostrare l’effettiva accettazione e successiva violazione dei termini di servizio. George “Geohot” Hotz ha respinto queste argomentazioni che oltretutto dimostrerebbero una falsa testimonianza al giudice sulla questione legata alla creazione di un account PSN. Hotz ha fermamente negato di fronte alla corte, l’hacker esclude che le sue PS3 siano legate ad un qualsiasi account. Se la società dovesse trovare un collegamento, dimostrerebbe l’accettazione dei termini di servizio del PSN e ciò comporterebbe un grande passo in avanti verso la conclusione della causa.
L’account ‘blickmanic’ non è ancora stato collegato alle altre tre console PS3 di proprietà di Hotz perché i loro numeri di serie non sono ancora stati resi noti. Questa nuova svolta ha portato ad un commento da parte di un vicino di casa che sostiene di aver preso in prestito lui la PlayStation 3.
“Si tratta di un equivoco. La console di cui Sony parla è mia e l’account l’ho creato io. Vivo accanto a George Hotz e siamo sempre stati buoni amici. Nel periodo in cui ho comprato la console ero in attesa di essere connesso a Internet dal mio ISP cosi ho chiesto a Hotz se potevo usare la sua per un po’. Buoni vicini, ecco tutto”
Hotz ha anche ribadito di non essere a conoscenza dell’esistenza di un coinvolgimento con Sony Computer Entertainment America, insistendo sul fatto di concepire la PS3 come un prodotto della divisione giapponese di Sony come riporta la confezione e il firmware. A questo proposito gli avvocati hanno anche dimostrato come i manuali siano rimasti intonsi. Questo è diventato un punto critico nel caso, SCEA ha rivendicato l’uso della console come un legame tra l’hacker e la divisione statunitense della società. L’obiettivo è semplice: far partire il processo all’interno di un tribunale della California.
Piano piano compaiono nuove tessere del puzzle sul tavolo ma la soluzione sembra ancora distante perchè qualche pezzo non combacia. Attendiamo ulteriori sviluppi della vicenda che sta monopolizzando la scena da mesi.